Dedicata a San Giacomo e San Filippo, diventerà poi il Santa Chiara
di Augusto Codogno
SIENA. (Seconda parte) Continuiamo a descrivere in ordine cronologico le vicende di quella che fu una delle più importanti Abbazie della nostra città e diede per diversi secoli il suo nome, sia al popolo che abitava nel borgo, sia alle due antiche Compagnie Militari che oggi sono circoscrivibili alla Contrada del Nicchio.
Nel 1317 la Chiesa di San Giacomo e Filippo era ormai detta solo di S. Giacomo (Sancti Jacobi Senen) e pagava libre XXV di censo (AAS Libro dei Titoli delle chiese della Diocesi di Siena)
1368 Luglio, 5 (Carte Archivio Sansedoni) Marco, abate della Badia di S. Jacopo in Borgo badia nuova, soggetta a quella di Coltibuono, ordine vallombrosano, con licenza di Benedetto, abate di quest’ultima Badia e col consenso del capitolo del convento di San Jacopo, permette a fra Pietro di Pepo Sansedoni, che agisce a nome del monastero di San Giovanni Battista e delle sue monache, di edificare in quest’ultimo monastero una chiesa e di nominare un cappellano che dica la messa. Fatto nel monastero di San Jacopo della Badia Nuova, dinanzi a Niccolò Gismondi di Firenze, a Benvenuto di Niccolò da Monte Pulciano e ad Aiuto di Gino da Castelfranco. Rogato da Michele di ser Monaldo, notaio del popolo di San Vincenzo di Siena.
1409 Secondo il “Bollario IX” segnato R. f. 19-20, proveniente dall’ Archivio Arcivescovile di Siena, nell’elenco delle Chiese e delle loro relative decime all’anno 1409, risulta presente come “ Ecclesia S.ci Iacobi burgi Abbatie nove” ovvero Chiesa di San Giacomo Borgo Abbazia Nuova.
1430 Secondo quanto riportato dal Liberati nel Bollettino Senese di Storia Patria (vol. anno 1949-1950), le monache di San Giovanni a Busseto, intorno al 1430, presero possesso della vicina Badia Nuova, in quanto era stata abbandonata dai Vallombrosani. Ci sono alcune testimonianze che confermano che i frati fuoriusciti dall’Abbazia di San Giacomo presero possesso dal 1430 al 1437 della vicina chiesa di Santo Spirito per poi lasciarla a quelli “neri” della Congregazione di Santa Giustina che vi rimasero fino al 1448. Di questo spostamento non abbiamo prova certa, ma in un documento di solo due anni successivo ( Febbraio 1432) emerge che lo Spedale S. M. della Scala pagò alle monache di “Sancto Giovanni Battista de l’Abbatia Nova” lire LXVIIII, per 2 moggia di grano che “comperorno da noi per soldi XX lo staio, del quale lo facciamo pulitia (ASS Spedale Conti Correnti Vol. 563, c.99 e citazione del Tizio). Le stesse monache forse, erano andate a vivere dentro alla Badia Vallombrosana solo temporaneamente, in quanto il loro edificio versava in pessime condizioni. Infatti, un atto del 1447 ci conferma che in quest’anno le stesse suore, avevano da poco finito di riedificare la loro antica chiesa di Busseto. Il documento altro non è che una richiesta di sussidio al Concistoro di Siena al quale dichiararono che: “havendo di novo facta edificare una bellissima chiesa nel decto monastero ad honore di Dio et di Sancto Giovanni Baptista…”. Pochi anni dopo però, il destino di quest’ Abbazia comincia ad intrecciarsi con quello della Badia Ardenga (Abbazia nei pressi di Montalcino), anch’essa appartenuta ai Vallombrosani.
Nel 1460, Badia Ardenga fu soppressa dal Pontefice Pio II, che divise i suoi beni in tre parti. Di una ne arricchì la Mensa Arcivescovile di Siena, di un’altra se ne servì per l’impresa che disegnava di fare contro gli infedeli, mentre della terza fondò la nuova Badia Ardenga, che rimase in Commenda. E’ probabilmente a partire da questo periodo che i destini delle due Abbazie sembrano andare di pari passo e una ventina di anni dopo le troviamo amministrate contemporaneamente dagli stessi abati, ma non solo: entrambe avranno forti legami con alcune chiese e alcuni personaggi riconducibili in maniera diretta all’antichissimo “Ordine Teutonico”.
La Badia Nuova e i Cavalieri Teutonici
La Sacra Religione Militare de’ Cavalieri Teutonici fu fondata in Gerusalemme da Pietro Eremita il quale vi costruì un Ospedale dedicato alla Gran madre di Dio per ricevere i pellegrini che si recavano al S. Sepolcro. Il loro abito era bianco con una croce nera nel petto.
1487/1497 Il Cardinale Giacomo Sclafenato risulta contemporaneamente “Commendatario” sia della Badia Ardenga (titolata a S. Andrea), che della Badia Nuova dei SS. Giacomo e Filippo di Siena. Da ora in poi, fino al 1782, anno nel quale questa “Commenda” fu soppressa da Pio VI, nelle varie Bolle di nomina, troviamo questi due luoghi sacri amministrati contemporaneamente dallo stesso Commendatore. Giacomo Sclafenato, morì nel 1497 e fu, oltre ad uno dei pochissimi dignitari della “Sacra Rota Romana”, anche il Protettore dell’Ordine Teutonico presso la Santa Sede. Verso la fine del XV secolo, a lui faceva capo, la chiesa barese di S. Maria degli Alemanni, che era soggetta alla Badia di S. Leonardo della Matina dell’Ordine de’ cavalieri teutonici, Badia che sarà venti anni dopo sotto l’ala, non casualmente, del senese Alfonso Petrucci
1521 Alfonso Petrucci, figlio di Pandolfo, fu creato Cardinale da Giulio II, il quale gli aveva conferito la Chiesa di Chiusi nel Marzo del 1521 e allo stesso tempo l’aveva fatto anche “Commendatore” dell’ Abbazia di S. Leonardo della Matina dell’Ordine Teutonico nella Diocesi Sipontina. Per lui si recarono a prenderne possesso Pier’Antonio Allegretti e Benigno d’Egidio Spannocchi in qualità di suoi Procuratori.
1577 In attesa che ne prendessero possesso le “Serafiche” di Santa Chiara, l’Abbazia dei SS. Giacomo e Filippo, fu restaurata su disegno di Jacomo da Como e Giovanni d’Angelo ed i lavori inaugurati, con la posa della prima pietra da Monsignor Arcivescovo Ascanio Piccolomini il 15 di Settembre dell’anno suddetto, ma queste suore, vi andarono ad abitare solo molti anni dopo. Il loro antico monastero, sito originariamente poco fuori Porta Romana, era stato abbattuto nella guerra di Siena (1553/1555) e le suore erano state costrette a rifugiarsi in S. Andrea e nella vicina casa di S. Onofrio in Camollia, dove vi rimasero 44 anni. E’ probabilmente in questi anni che S. Giacomo e Filippo perse il privilegio di “Parrocchia”, tanto che le sue anime vennero distribuite tra le parrocchie di S. Maurizio e quella di S. Giorgio. Su questo punto convengono sia il Gigli che il Macchi ed anche il Liberati. Solo più tardi anche i parrocchiani di S. Maurizio migreranno nella vicina chiesa di Santo Spirito.
1596 L’edificio era finalmente completato e ne presero possesso le monache di Santa Chiara le quali, secondo il Gigli, erano in numero di 42 con 8 Servigiali e 13 fanciulle educande. Vi traslocarono con una imponente processione e, da allora, l’Abbadia Nuova venne a chiamarsi Monastero di Santa Chiara. Fa notare il Gigli che, di lì a poco, le monache ingrandirono il loro Monastero e la loro Clausura con “la compera del sito di una vicina chiesa di S. Gio. Battista” e che queste monache indossavano l’abito francescano.
Nel 1733, le rendite di questa Badia erano già in “Commenda” (Diario di G. Gigli), ma nella chiesa rimaneva ancora un’altare titolato ai santi Giacomo e Filippo.
Nel 1822 (Mucci) la proprietà era “recentemente passata ai PP. Di Mont’Oliveto Maggiore”. Infatti ai tempi del Romagnoli (anno 1840) la nostra Badia era ormai diventata un Ospizio Olivetano.
In seguito, il tutto venne inglobato nel Distretto Militare, ma questa è storia dell’ultimo secolo.
(Fine seconda parte)
