Il toponimo compare sin dal 1093
di Augusto Codogno – foto di Andrea Pagliantini
SIENA. Continuiamo il nostro tour (in senso orario) delle mura di Siena e delle sue porte, lasciando la Porta di San Lorenzo (Barriera), di cui abbiamo parlato nella puntata precedente e occupandoci della successiva, che si apriva molto più in basso nel cosiddetto “Piano di Ovile”.
La prima cosa che salta all’occhio è che, nonostante la sua struttura ricordi molto quella di altre porte della nostra città, essa ci appare, molto più bassa. Questo “ribassamento”, successivo alla costruzione originaria, si deve alla edificazione del ponte che tutt’oggi facilita il passo e la viabilità davanti a questo accesso. Se volgiamo lo sguardo di sotto infatti, si scorge alcuni metri più in basso, la strada selciata con la quale si usciva e si entrava da Siena e che portava alla vicina Fonte di Ovile. Questa antica strada proseguiva poi seguendo il tracciato della vecchia via del Riluogo che, poche centinaia di metri più in là, incontrava la vecchia via di Follonica proveniente da Pantaneto, grossomodo davanti a quello che fu l’antico Molino di Ravacciano dello Spedale di S. Maria della Scala.
Questo toponimo (“Ovile”), compare nelle fonti scritte senesi a partire dal 1093, ma mai associato al vocabolo “Porta”. Con esso si soleva indicare una zona che da Via dei Rossi, scendeva a valle verso il piano e le fonti. Il territorio indicato era per intenderci quello che dalla chiesa di S. Pietro (a Ovile) e quella di S. Michele (nel poggio San Donato, in Piazza dell’Abbadia), scendeva a valle. Quindi Ovile era a tutti gli effetti un “Borgo” ed a questo toponimo si affiancavano le parole “Costa, balza, fonte”. La stessa via “de’ Rossi” era chiamata la “Via del Borgo d’Ovile” o “Uvile”. Il toponimo “Uvile”, ci riporta naturalmente ad un luogo ricco di acque e quindi ideale punto di sosta per le greggi che qui passavano durante il periodo di transumanza.
Nel 1220 si parla per la prima volta di “Porta d’Ovile” ed è in questo periodo che molto probabilmente si cominciò a costruirla. In quest’anno infatti il Comune di Siena “comprò 40 staia di terreno per fare le carbonaie a porta Ovile” (cit. Macchi). E’ sempre nei primi decenni di questo secolo, che il Borgo viene racchiuso dentro le mura cittadine.
Nel 1246 questa porta era già esistente. Da un passo del “Diario” del Gigli (Volume II, pag. 115), citando un documento dell’ Ospedale S. Maria della Scala, si parla anche di una porta più a monte, dal quale si scendeva alla nuova di Ovile: la porta di Vallerozzi: ”la strada di Valle Rozzi nella forma che presentemente si trova, non ha tempo più antico dell’anno 1246 come si vede da un antico strumento, che serbasi nell’Archivio dello Spedale al num. 100 in cui così sta scritto: Item statuimos, et dicimus, quod via antiqua quae exit a Porta vallis Rozzi ex ultroque latere viae sicut designatur persticcos ita quod fiet ampla per 12 bracchiorum, et sic fiat recta linea ab uno ad alterum et a Porta dicta ex canto Cellarii Pigelli, et a canto domus Benintende Vitalis, quae est subtus alias domos, Vallis Rozzi, usque ad Portam novam de Plano Fontis Ovili”.
Nel 1250 appare ancora nei libri della Biccherna come “Porta nuova del Piano d’ Ovile”, ma è anche detta “Porta del Gregge”, a conferma di quanto dicevamo sopra. Finalmente, sempre nei Libri della Biccherna, appare nel 1251 come “Porta Ovile” e in quest’occasione sono descritti i pagamenti per rinforzare sia la porta che l’antiporta secondo quanto stabilito dal Consiglio della Campana, preoccupato dei progetti bellicosi dei fiorentini. Per lo stesso motivo, sotto minaccia di Firenze, si decise nel 1258 di chiuderla temporaneamente con travi e tavolacci.
Dopo la battaglia di Montaperti (1260), il pericolo fiorentino era momentaneamente scemato e quindi nel 1262 il “Constituto Senese”, in latino, ordinò di riparare il muro “cum calcina bona muros qui sunt extra portam e raectari et seliciari via de Valle Rozzi, per quam itur ad fontem de Ovili, ubi necesse fuerit et ubicumque silex vetus fractus et dissipatus est, a domo, que fuit Pillii usque ad campum silicis, de mattoni bus prope portam novam de fonte de Ovili”. Nel 1267 furono date a Simone di Bulgarino 150 lire da spendere nei muri delle Castellaccia di Camullia, di S. Prospero e di Ovile, ed altri cento soldi per mandare la vena del pozzo de’ Frati Umiliati nella Fonte d’Ovile.
Secondo Teofilo Gallaccini, questa porta si innestava nel settimo circuito delle mura senesi (il penultimo costruito in ordine di tempo). Questo studioso si basava, come punto di partenza, sulla documentazione delle porte della nostra città attestate nel 1296. Da qui, attaccandosi al rivellino a sinistra della stessa, cominciava l’ultimo circuito (l’ottavo) che saliva verso la Basilica di S. Francesco racchiudendola. Nel vecchio circuito (precedente) però, le mura salivano verso la basilica molto più internamente (grossomodo lungo Via del Comune) e la chiesa rimaneva esterna alla protezione. Le mura vecchie infatti passavano solo davanti a S. Francesco per scendere poi nella valle di Follonica verso la Chiesa di S. Giovannino in Piazza della Staffa (oggi Grassi).
Davanti alla Basilica, un’antica Porta, l’unica rimasta visibile ed esistente, è quella denominata “Porticciola di S. Francesco” o “Portone de’ Frati Minori”, che fu sicuramente l’antica e prima “Porta Ovile”.
Proseguendo in discesa, c’erano poi le scomparse Porta de’ Provenzani di Sopra, de’ Provenzani di Sotto, de’ Salvani e di Follonica. Tre di queste, anche se scomparse e non più visibili, sono state tuttavia grossomodo individuate e saranno argomento successivo quando, terminato il giro delle porte esterne della città, affronteremo i circuiti più antichi ed i loro accessi.
Un’ultima cosa però è da estrapolare dalle citazioni del Gallaccini, a conferma di quale fosse l’antica Porta Ovile. Secondo questo erudito infatti, questa porta, di epoca precedente a quella attualmente conosciuta con lo stesso nome, corrisponderebbe alla Porta o Porticciola di S. Francesco.
Ecco la sua versione: “ …e la Compagnia di San Giovanni formava una porta, dalla quale staccandosi arriva fino al prato o cimitero di San Francesco, nel qual luogo lassa la prima porta d’Ovile, per la quale si andava già alla Chiesa di San Pietro; e quindi calando giugne nel piano d’Ovile, e fattavi la porta, indi si parte voltandosi con tortuosa linea verso Ponente…”. Dunque l’antica Porta Ovile era davanti alla Basilica di San Francesco.
Secondo gli Statuti delle Riformagioni di Siena “Libro degli Statuti segnato n. 48”, le cui descrizioni furono riportate nelle raccolte dell’Archivio Storico Italiano pubblicate nel 1851, tra le Compagnie del Popolo di Siena dei primi del 1300, gli “huomini de la Compagna d’Ovile vadano e stieno a guardia e difesa del Ponte a Ovile” mentre gli “huomini de la Compagna da Ovile di sopra, vadano colle loro arme armati a la guardia e difesa de la porta de’ Frati Minori”. Di poche decine di anni successiva e sempre dello stesso tenore, è la Cronaca di Sigismondo Tizio secondo cui, nel 1355 doveva custodire e difendere questo accesso, la Compagnia Militare di S. Pietro a Ovile di Sotto: “Societatis Ovilis inferioris ad Porta ejusdem Ovilis, Societatis autem Ovilis superioris ad Portam Fratrum Minorum custodiendam”. Per Ettore Romagnoli, l’antiporto di Ovile sarebbe stato rifatto e terminato nel 1471, mentre la Fonte di Ovile, risalente al 1228 fu ristrutturata e ampliata come al presente possiamo vedere nel 1262 e ciò fu testimoniato da un’iscrizione ad annum. Secondo il Gigli (Diario pagina 245), da Porta Ovile sarebbe entrato nel 1360 il Re di Cipro con tutto il suo seguito.
Durante la guerra di Siena ed il suo assedio, e precisamente il primo Novembre 1554, questa porta fu di nuovo murata per utilizzare al meglio i soldati (Diario Sozzini): “Li signori Otto della Guerra, per iscemare le guardie, fecero murare la Porta a Ovile, e la di Fontebranda”. L’11 di Gennaio del 1555, la porta subì alcuni danni dai bombardamenti dell’artiglieria nemica appostata nel vicino Poggio di Ravacciano.
Non poco danno infine subì durante il terremoto del 1798, come ci racconta Ambrogio Soldani nella sua relazione del tempo, quando sia la porta che il rione ebbero a soffrire numerosi crolli. Il Rione di Ovile infatti, al pari di quello di Fontebranda, fu uno dei più devastati: “ queste strade di Porta Ovile e quelle di Fontebranda, presentano agli occhi de’ riguardanti un’orrendo spettacolo in un folto, direi così, bosco di travi, e puntelli, che o per contrasto orizzontale, o con inclinazione al terreno le sostengono in piedi acciò non precipitino al suolo”.