Il tratto di mjra fu compiuto nel 1326
di Augusto Codogno
SIENA. La Porta Laterina o del Laterino, posta nella cinta muraria antica che va da Porta Fontebranda a Porta San Marco, ha una storia particolare, legata alle chiese, ai monasteri, alla toponomastica ed alle battaglie che presso di essa vi furono.
Questa porta si apriva, come dalla descrizione dell’erudito Teofilo Gallaccini, “sul settimo circuito di Siena, che è l’ultimo del terzo Città, il quale parte discendendo, e parte ascendendo rincontro alla fonte della Vetrice, che a tempi nostri s’è tutta ricoperta dal terreno accresciuto, sì per le piene del piano del mercato delle vaccine, e de’ porci: ed ascendendo al Poggio del Cardinale volto a ponente, segue dilongandosi; formando un’angolo in un cavaliere a piedi, dove torcendo verso Mezzo giorno primieramente forma la porta di Laterino murata già sono più d’ottant’anni, quindi torcendo alquanto longo l’orto delle monache di S. Marta, si allonga fin che da luogo alla porta a San Marco”.
Questo tratto di mura fu portato a compimento intorno al 1326 e la nostra Porta Laterina, venne detta “Porta Nuova di Stalloreggi”o anche “di Stalloreggi di Fuori”, in quanto era il prolungamento esterno della stessa via e porta di Stalloreggi più antica.
Questo nuovo circuito murario, che cominciava dal convento delle Monache di Vallepiatta e che si iniziò a progettare nel 1247, prevedeva anche la costruzione della Porta di Fontebranda. Al termine dell’opera, furono disattivate le porte di Vallepiatta di Sotto e della Vetrice, che vennero sostituite dalla più esterna Fontebranda, mentre più in alto persero importanza, con la nuova porta del Laterino, quella di S. Ansano (dietro l’ospedale, vicino alla chiesa di S. Sebastiano lato fosso), quella del Verchione (vicino a Piazza della Postierla) e quella di Stalloreggi, detta anche “Due Porte” per la forma a doppio fornice.
Nel 1355 il Comune ordinava alle Compagnie Militari di “custodire” le porte di accesso alla città ed anche questa era nell’elenco di quelle al quale si doveva fare la guardia. Di Porta Laterina se ne occupava al tempo la Società di “Stalloregii exterioris” che doveva anche presidiare la via che andava alla famosa “Fonte della Vetrice”, come emerge dalle cronache del Tizio : “…Societatis Stalloregii interioris ad Portam Stalloregii & ad angulum Verchionis, Societatis Stalloregii exterioris ad Portam Laterinam & ad viam, qua tendur ad Fontem Vetricius…”
Il luogo dove sorse (poggio e borgo del Laterino), era anticamente chiamato Poggio del Rosajo e successivamente prese il nome di Poggio del Cardinale. A poca distanza dalla porta Laterina, (internamente dopo la costruzione della nuova cinta muraria), nacque intorno alla fine dell’ 800 un Monastero che si chiamò della “Santissima Trinità”.
Secondo Luigi Torelli, autore dei “Secoli Agostiniani”, ovvero la storia del Sacro ordine eremitano agostiniano, questo convento del Laterino, fu concesso prima ai Cistercensi, come è anche dimostrato da un documento del 1208 e poi passò agli agostiniani a metà dello stesso secolo grazie ad una concessione fatta dal Priore di San Galgano all’Eremo di Lecceto. Probabilmente ci furono dei problemi perché, come testimoniano alcuni documenti rinvenuti nella nostra Biblioteca Comunale, nel 1256 dovette intervenire il Vescovo di Perugia con mandato di Papa Alessandro per derimere delle controversie nate tra i “frati della Trinità del Laterino” ed alcuni senesi.
Nel 1339, dopo un periodo in cui fu governato da un altro ordine religioso, tornò ancora agli agostiniani con altro beneficio concesso sempre dal priore di San Galgano. La Chiesa della Trinità venne infine distrutta nel 1426/1428.
Vicinissimo alla Porta Laterina era anche un antico Ospedale detto “de’ Tignosi”, probabilmente lo stesso attribuito a quei monaci eremiti camaldolesi che poi si sposteranno definitivamente vicino a porta Laterina nel 1348, provenienti dal vicino poggio di Galignano. Documenti testimoniano però che quest’ordine aveva già alcuni possedimenti nel poggio del Laterino fin dalla metà del 1200. Qui fonderanno una nuova Abbazia con il nome di S. Maria (poi detta della Rosa), che venne distrutta nel 1554, al tempo della Guerra di Siena, costringendo i suoi frati a spostarsi a Santa Mustiola (Badia ad Arco). Secondo il Pecci (invece), i monaci vennero nel Poggio della Rosa undici anni prima e cioè nel 1337 e la loro Badia prese il nome proprio dalla località, tanto che, quando i frati si trasferirono a Badia ad Arco, vicino a Piazza S. Agostino, questo nuovo convento continuò ad essere chiamato dai senesi “Badia della Rosa”. La sua distruzione del 1554 non fu opera, come alcuni sostengono, delle truppe imperiali, ma avvenne da parte degli stessi senesi che, in quel modo, volevano evitare che diventasse un punto d’appoggio per i nemici, in quanto troppo vicino alle mura. Tale strategia fu adottata anche a Porta Tufi e a Porta Romana dove furono abbattuti altri importanti monasteri.
Dalle cronache del Sozzini infatti, emerge che nel dicembre del 1554, i tedeschi avevano fatto un fosso fuori dalle mura di Laterino, “rincontro al baluardo murato, per timore che una notte gl’Imperiali non vi appoggiassero le scale, per essere in quel luogo le mura più basse della città”.
L’ubicazione dell’antico monastero della Rosa era secondo le antiche fonti, di poco fuori dalla porta, probabilmente dove sorse poi il Camposanto, mentre l’antica chiesa della Santissima Trinità era, secondo il Macchi, a ridosso della porta, ma dalla parte interna.
Proprio sulle rovine della chiesa della Santissima Trinità, nel 1643, Mattias de’ Medici aveva autorizzato i “Dazzieri” del fisco, che qui stanziavano costantemente a presidio, la costruzione di una cappella dedicata a S. Giovanni Battista decollato che servì per oltre un secolo (fino al 1786), previa autorizzazione della Biccherna, alla contrada della Pantera ed era offiziata dalla “Compagnia della Morte” che qui dava gli ultimi servigi ai condannati alla pena capitale. Per questo motivo questa piccola chiesa venne appellata dal popolo con il nome di “chiesino degli impiccati”. Dal Diario del Gigli riportiamo in proposito il seguente testo: “La domenica fra l’Ottava della Decollazione solennizzano gli abitanti della Pantera alla Chiesa, dove si dà sepoltura a Giustiziati la festa del Santo Precursore. Fu questa fabbricata dal Fisco nell’anno 1643 e vi ha giurisdizione, come sopra si disse, la Compagnia della Morte. Vedesi dietro a detta Chiesa l’antica Porta del Laterino oggi serrata, fuor della quale resta il Poggio del Rosajo, dove fu altra volta un Monastero di Camaldolensi; oggi s’intende questo luogo il Poggio del Cardinale…”.
Nel 1492, il Cardinale Francesco Piccolomini comperò per 1.200 fiorini, in questa zona, un podere ed un sottostante mulino (credesi quello denominato di Lama o delle Lame), che erano dello Spedale di S. Maria della Scala e da allora il Poggio Laterino prese il nome di Poggio del Cardinale.
Dal questo luogo fuori da Porta Laterina, scendeva, fin dal 1100, una strada che traversava la Tressa in un punto chiamato Ponte del Rosajo e che nel 1184 fu celebre per i fatti di guerra che videro l’esercito dell’Imperatore Federico sconfitto da Siena. In realtà Federico, al quale la nostra città aveva chiuso le porte in faccia, aveva lasciato solo metà del suo esercito, alla guida del figlio Arrigo, partendosene convinto che, per l’assedio di Siena, bastassero poche migliaia di soldati, ma sbagliò i suoi calcoli.
Sempre su questo colle, volsero a favore della Repubblica senese, le sorti di un’altra battaglia: quella del 1526, quando i fiorentini vennero clamorosamente messi in fuga dalla inaspettata fuoriuscita dell’esercito di Siena sotto assedio. Proprio in questa località vennero rotte le truppe “Corse” e ci fu il primo cedimento delle linee nemiche che si concluse poi con la sconfitta passata alla storia come la “Battaglia di Camollia”, in quanto l’esercito fiorentino, proprio fuori da Camollia aveva concentrato il grosso degli armati e fu stretto a sorpresa in una morsa a “tenaglia” dai fuoriusciti senesi.