Importante quasi quanto Porta Camollia
di Augusto Codogno
SIENA. Siamo ormai nella zona nord di Siena, nella Contrada dell’Istrice e, sebbene a farla da padrona sia l’antichissima Porta di Camollia, è bene ricordare che in quest’area vi sono state porte, ai tempi, altrettanto importanti. Continuando il nostro giro delle mura in senso orario (così siamo partiti fin da Porta Romana), dopo la Porta di San Prospero, troviamo Porta Pescaia, poi la Porta di Bartolomeo Guerra, Porta Camollia, Porta MonteGuatiani e Porta Campansi.
Tratteremo oggi della famosissima, ma poco conosciuta Porta di Pescaja detta anche di Fontegiusta. La prima cosa che notiamo, è una correlazione tra i nomi con la quale nel tempo è stato chiamato questo accesso alla città e alcune fonti non lontane da qui.
Cominciamo con lo sgombrare il campo da alcuni errori storici che nel corso degli anni sono stati fatti in “buonafede” sulle origini e sulla collocazione della nostra porta. L’entrata originaria era nelle antiche mura della città che furono costruite intorno alla metà del XII secolo ed è ancora visibile (murata) nell’abside della chiesa di S. Maria in Portico detta a Fontegiusta, che fu costruita successivamente. L’attuale porta detta “Arco di Fontegiusta”, ad essa quasi adiacente, è in realtà una realizzazione degli anni XX del secolo scorso (Cit. E. Romagnoli), periodo nel quale furono anche abbattuti circa quaranta metri di mura che da quest’arco salivano verso il Poggio dei Gazzani. Ma veniamo alla storia.
Una delle vie che giungevano alla porta di Pescaia era detta “di Fichereto” ed era adiacente alla mura lungo tutto il tratto che andava dalla Chiesa di S. Stefano alla Lizza fino a Porta Camollia. Notizie di Via di Fichereto sono state trovate fin dagli inizi del 1200 (Vedi tra l’altro Arch. Generale 13.01.1225 , vendita fatta da Dietaiuti e Dietiguardi figli del fu Brandino Agoraio). Questa via, che prese anche il nome di Malborghetto (niente a che vedere con l’altro omonimo dalla parte opposta della città), attualmente si chiama Via del Romitorio e termina davanti alla chiesa, mentre il suo proseguimento, dall’edificio religioso fino a Porta Camollia continuò almeno ancora fino alla fine del 1300 a chiamarsi “fichereto” e successivamente fu detto Via della Piana e poi ancora di Malta.
Nel 1358 esisteva ancora la “Contrada di Fichereto”, come è testimoniato da un atto rinvenuto nella nostra Biblioteca Comunale. Infatti il 21 Settembre di quest’anno, i Frati del Convento di S. Maria de’ Servi vendono una casa posta in Siena nel popolo “Mansioni Templi” (Magione di Via Camollia-Istrice) in “Contrata Ficareto”, a Lorenza donna di Teo di Vanni per il prezzo di sei fiorini d’oro. L’atto fu rogato alla presenza del notaio Ser Francesco del fu Bartolo. (Pergamene fascio XXIII n. 230).
Porta Pescaia, era originariamente fiancheggiata da un porticato con merlatura ed era collegata a Camollia, in modo perpendicolare alle mura, da una via chiamata anticamente “Via del Portico di Fontegiusta”e prima ancora “Costa del Portico di Fontegiusta” o anche “Chiasso di Malborghetto”. Da Via di Camollia si scendeva anche per il cosiddetto Vicolo di Malizia.
Per chiarire e dipanare alcuni nodi storici nati intorno alla nostra porta, bisogna parlare obbligatoriamente di alcune strutture che anticamente esistevano in questi paraggi e che ne determinarono in qualche modo le vicissitudini ed esattamente: la Fonte di Pescaia, la Fonte Giusta, la Fonte di Malizia e la Chiesa di S. Maria del Portico.
LA FONTE DI PESCAIA
La Fonte di Pescaja era la più ricca di acque della città assieme a Fontebranda e approvvigionava le vasche e le piscine nelle quali si allevava il pesce per il consumo cittadino, che sappiamo essere stato altissimo, di qui svelato il toponimo. Di questa fonte sappiamo che nel 1226 era attiva e custodita e che fu ampliata nel 1247 al tempo del Podestà Garardo Lupi. Nel 1249 (Arch. Riformagioni 7 Marzo), ai tempi del Podestà Ubertino de Landa, vengono autorizzati dei lavori di “acconcime”, così come per altre sei fonti senesi. Se per questa fonte dunque, abbiamo notizie certe a partire dai primi anni del duecento, il toponimo “Pescaja” era già presente fin dal 1087 (Arch. Opera Metropolitana) ed indicava un’ampia zona che dalla Via Francigena e da Porta Camollia scendeva in basso (zona di Via Ricasoli) dando luogo alla “Valle di Pescaja”, e alla “Fonte di Pescaja”, tuttoggi visibile e visitabile. Fu naturale che anche la Porta che dalla Città scendeva alla suddetta fonte, prendesse il suo nome così come era anche avvenuto per Fontebranda e per Follonica.
LA FONTE DI MALIZIA
Nei documenti storici, ne abbiamo notizia fin dal Constituto redatto tra il 1289 e il 1299 “Quod fons novus qui dicitur Malitie” ed in numerosi altri atti fino intorno al 1395. Poi c’è un periodo buio di una settantina d’anni e infine sappiamo che fu murata nel 1468 (cit. in BSSP del 2001 pag.399/400 di A. Leoncini). Rimase però il nome di “Costa di Malizia” ed anche quello di “Vicolo di Malizia”, ad indicare due diverse e parallele strade che da Via Camollia andavano perpendicolarmente alle mura, scendendo verso la porta. Una abbiamo detto era la Strada del Portico di Fontegiusta che partiva davanti a Piazza Paparoni e l’altra (Vicolo di Malizia), partiva dalla Chiesa di S. Vincenti (S. Vincenzo – Oratorio dell’Istrice).
Per chi conosce Siena però, salta all’occhio ed all’orecchio che, con il Toponimo “Malizia”, esistono anche oggi dei luoghi detti “Valle di Malizia” e “Ponte di Malizia”, che si trovano fuori dalle mura, dall’altra parte di Porta Pescaia ed esattamente nella parte est di Camollia. A questa zona si accedeva infatti da Porta Monte Guatiani, porta ora murata, ma ancora visibile, situata un centinaio di metri a destra di Porta Camollia scendendo verso la barriera di S. Lorenzo (Le Lupe).
In realtà la Costa di Malizia, o Via del Portico di Fontegiusta, era anticamente la strada che univa le due porte di Pescaia e di Monteguatiani, attraversando Via Camollia, Piazza Paparoni, Vicolo del Pignattello e gli Orti di Campansi ed uscendo da quest’ultima porta nella valle di Malizia. Purtroppo poi, con il passare dei tempi e cambiando strade, piazze e costruzioni, questo nome rimase solo al tratto più lontano dalla valle stessa. Va di poi, che la fonte non era affatto né nella Costa di Malizia, né nel Vicolo di Malizia, come ebbe a credere erroneamente Bargagli Petrucci, ma vicino a Piazza Paparoni, quindi più in alto di quanto si fosse creduto. Il Constituto volgarizzato del 1310/1311 infatti ci dice espressamente che i popoli della Magione e di S. Vincenti avevano l’obbligo di “guardare et mondare la Fonte di Malitia, la quale è di po’ l palazzo de’ Paparoni”, quindi poco più in là del palazzo Paparoni.
LA FONTE GIUSTA
Se Porta di Pescaia si chiamò anche “di Fontegiusta” è perché ovviamente, una fonte non lontana dalla Chiesa di S. Maria del Portico c’era, ma dove di preciso fosse ubicata è difficile saperlo. Il toponimo, sfortunatamente, non ci aiuta in quanto Fonte Giusta è il nome corrotto della parola latina “iuxta”, cioè l’avverbio di luogo che significa “accanto” o “vicino” e nel nostro caso “Fontegiusta o iuxta fontem” non significa altro che “accanto alla fonte”. Ma se la Fonte di Pescaia era duecento metri fuori le mura in basso e quella di Malizia era cento metri più in alto, quale era l’altra fonte non lontano dalla porta?.
Un’altra fonte è esistita nei pressi dell’attuale Palazzo del Tribunale di Siena, verso San Prospero, ma, nonostante qualche rara fotografia, scattata prima che la distruggessero, poco siamo riusciti a sapere. Non era certo piccola ed aveva degli archi che ricordano molto Fontebranda. Era compresa in quella che fu la “Cittadella” degli Spagnoli, assaltata nel 1552 dai senesi che però, la preservarono. A differenza dei senesi antichi, quelli moderni pensarono di sdraiarla con le ruspe (sic.). Negli antichi documenti, abbiamo trovato solo due testimonianze che intorno al 1200, parlano di una “Fonte di S. Prospero”, ed uno riguarda un atto di compravendita che aveva interessato le monache del Monastero di cui abbiamo parlato la scorsa puntata. Non possiamo però sostenere che fosse la stessa. Più probabilmente un’altra fonte, più in basso della Fonte di Malizia fu aperta non lontano dalla Porta e ne abbiamo menzione a partire dal 1281. Di questa sappiamo che, a differenza della Fonte di Malizia, essa era collegata al Bottino Maestro e che nel 1305 (Cronache di Agnolo di Tura) esisteva già una “Compagnia” di Monteguastani e Fontegiusta.
La Chiesa di S. Maria in Portico di Fontegiusta
Presso l’antica porta di Pescaia, come si suoleva fare ai tempi che furono, era affrescato un tabernacolo con una Madonna con Bambino, tra i Santi Paolo e Bartolomeo, già agli inizi del 1300. Un secolo dopo, la storia, ed in questo caso non possiamo dire leggenda, racconta di un cavaliere fiorentino esule a Siena, tal Giovanni di Rinaldo Gianfigliazzi, che si ritrovò aggredito in un agguato proprio davanti alla Madonna e scampò miracolosamente al pericolo e alle ferite. Non voglio disquisire sui fatti o sulle credenze per cui ciascuno è libero o meno di credere, fatto stà che il messere sopra citato è realmente esistito ed ha abitato a Siena intorno al 1430. Come si evince dalle Cronache dell’Allegretti ed anche dagli scritti del Benvoglienti, questa Madonna (Cit. Gigli) “ è posta sopra una Porta della Città detta di Pescaja, e vi fu dipinta al tenpo che si fabricò quel recinto di mura giusto l’uso de Sanesi di porre sopra le Porte della Città una Immagine di Nostra Donna, e fu poi divisa a cagione del concorso del Popolo a venerarla, ed a porgere i loro voti. Cominciò ad avere il suo primo culto nel 1430 dalla pietà di Gio: Gianfigliazzi; e ricevendone il Popolo continue grazie fu la Chiesa di bel nuovo da fondamenti in miglior forma fabbricata nel 1482”. In realtà il disegno era già stato deliberato dal Comune di Siena nel 1479 con il disegno di Francesco di Cristofano Fedeli da Como Dal cardinale detto di Molfetta fu arricchita di molte indulgenze e fu lo stesso che volle si chiamasse (come ci assicura il Tizio), Santa Maria del Portico.
LA PORTA
Dunque, stando anche a quanto asserì lo storico Ugurgieri, la Porta di Pescaia si trovava dove fu poi posto l’altare maggiore della detta chiesa. Secondo il Tizio, nel 1355, la sua custodia era demandata alla Compagnia di San Vincenzo “Societatis S. Vincentii ad Portam S. Prosperi, & Portam Piscariae”. I soldati di questa Compagnia militare si adunavano nella chiesa di S. Vincenti e Anastasio, costruita intorno al 1100 ed ora Oratorio dell’Istrice e condividevano l’onere della guardia delle due porte citate con quelli della Compagnia di S. Stefano alla Lizza. Con loro, comparvero nei primi anni del 1500 con il nome di Contrada del Leone in alcuni spettacoli nel Campo di Siena. La Porta fu murata intorno al 1369, ma abbiamo notizia di almeno due altre tamponature ed altrettante riaperture. Questo accadeva spesso nei periodi di guerra e di assedio, quando, per motivi difensivi, il Comune di Siena decideva, per pura strategia militare, di diminuire gli accessi alla città.