di Augusto Codogno
SIENA. La località di Montemassi, nel Comune di Roccastrada (GR) ha una storia importantissima legata fin dal primo secolo dopo il Mille a di Siena che, a più riprese, fu costretta a sottometterla con la forza. I primi documenti ci parlano del castello di Montemassi, esistente fin dal 1076, quando era un feudo dei potenti conti Aldobrandeschi ed in particolare, una carta di quell’anno, testimonia l’avvenuta donazione da parte del Conte Ildebrando e di sua moglie Jiulitta del patronato delle chiese di Sassoforte (S. Margherita e S. Lucia) a quella dei Santissimi Andrea e Genziano di Montemassi.
Le guerre tra Siena e gli Aldobrandeschi furono numerose anche perché questa famiglia deteneva gran parte della maremma e qui aveva tantissime fortezze. Ne ricorderò solo alcune: Arcidosso, Buriano, Campagnatico, Castell’Azzara, Capalbio, Manciano, Montepescali, Piancastagnaio, Pitigliano, Roccalbegna, Santa Fiora, Scarlino, Sorano Sovana, Torniella, Radicofani, Castiglion d’Orcia, Tuscania ecc….
Nel 1259 accadde che il Conte palatino Ildebrandino di Guglielmo Aldobrandeschi ed i suoi fratelli, tra cui Oberto (ramo di Sovana e Pitigliano) si schierarono ufficialmente con i Fiorentini intenzionati ad assalire Siena. I senesi, domata da poco la ribellione di Grosseto, ritennero strategico impossessarsi di Montemassi e Monteano per utilizzare la loro posizione nella imminente guerra con Firenze ed organizzarono una spedizione guidata dal conte Giordano (di Anglano), che guidava una masnada di tedeschi ed era contemporaneamente Vicario del Re Manfredi e Messer Bulgaro della Pusterla di Milano. Il primo si occupò di tenere buona Grosseto ed evitare che da lì partissero rinforzi e viveri per Montemassi, mentre il secondo si mise in marcia nel marzo del 1259 per assediare il castello medesimo. Ma il movimento delle truppe fiorentine in direzione di Poggibonsi inquietava assai i rettori della repubblica che tenevano costantemente informato il Conte Giordano stabilitosi a Grosseto, mentre il Della Pusterla cominciava gli scontri con Montemassi. Erano stati spediti in proposito mille fanti, cinquanta balestrieri, venti maestri di pietra ed ingenti somme di denaro per acquistare grano nelle campagne, ma gli esiti erano negativi. Montemassi resisteva molto bene e Siena provò ad aumentare la pressione inviando altri mille uomini, altri balestrieri ed altri maestri di pietra e dodici di mannaia. Ma intanto i fiorentini erano giunti a Colle Val d’Elsa ed avevano conquistato Casole e Menzano, così il Podestà di Siena fu costretto a far rientrare urgentemente gli eserciti di maremma e togliere l’assedio al castello di Montemassi. Ed aveva fatto bene perché nella famosa “battaglia di Camollia” finalmente i fiorentini furono respinti sonoramente. Fu allora che Siena ritornò di nuovo ad assediare Montemassi e questa volta lo espugnò, con la conseguente decisione di far smantellare le mura castellane per evitare altri pericoli nell’immediato futuro.
Pochi anni dopo, il 5 Giugno 1266, Siena entrò in possesso definitivamente dei boschi, pascoli, giurisdizioni, pertinenze, castello e corte di Montemassi, grazie ad un atto da parte degli spettanti signori e possidenti della zona: Neri Ragnoni, Rinaldo Cenghiari, Giacomo di Ranuccio, mentre di contro, la famiglia Pannocchieschi di Castel di Pietra, sembrava ancora vantare dei diritti feudali.
Agli inizi del 1300 invece, il castello era passato definitivamente sotto il controllo dei Pannocchieschi ed in particolare di Nello di Inghiramo, lo stesso legato alla vicenda della Pia narrata da Dante nella Divina Commedia.
Suoi alcuni atti disposti per iscritto proprio da Montemassi, come quello datato 11 maggio 1306, riguardante la dote di Donna Verducca del fu Meo, o quello del 4 novembre 1309 dove si attesta l’effettiva consegna di alcuni beni allo sposo della sopracitata Verducca che fu, per la cronaca, tale Talino di Benvenuto da Castel di Pietra (Archivio Di St. di Firenze, Diplomatico, Città di Massa). Ma nel suo testamento del 1322, redatto in Gavorrano, Nello Pannocchieschi si lamenta del fatto che i figli di Bandino da Sticciano avessero occupato Montemassi. I Cappucciani di Sticciano secondo alcune fonti, erano una nobile famiglia locale anticamente legata al feudo degli Aldobrandeschi ed ora in contrasto con i Pannocchieschi.
Nel 1328 Montemassi si ribellò di nuovo a Siena ad opera dei figli di Bandino Cappucciani in accordo con il potente alleato Castruccio Castracani degli Antelminelli e Lodovico il Bavaro. I Senesi mandarono il loro esercito guidato da Guido Riccio da Fogliano che strinse nuovamente in assedio Montemassi e lo costrinse a capitolare “per fame”. Al trionfo senese seguì l’ordine di disfare definitivamente il castello e le mura difensive e ciò fu portato a termine, come testimonia la spesa di lire 2.834, sostenuta per l’abbattimento. Ma non solo. Per celebrare degnamente questa vittoria il Comune di Siena ordinò anche di dipingere tale impresa nella sala del Consiglio del Concistoro (Palazzo Pubblico) ed il tutto fu commissionato al pittore Simone Martini. L’affresco denominato “L’assedio di Montemassi”, meglio conosciuto come il “Guido Riccio da Fogliano”, rimane ancora oggi uno dei più famosi e visitati dal pubblico e dai turisti.
Se osserviamo bene la foto, notiamo anche una grande somiglianza tra ciò che rimane oggi della rocca ed il famoso dipinto. In particolare la torre a sud (a destra nell’affresco), con la sua architettura quadrangolare e le feritoie. Sul posto si possono ancora vedere avanzi di volte in muratura con dei peducci lavorati, probabilmente residuati di quel periodo. Ma a sinistra della torre quadrangolare, oggi più bassa di come era all’epoca dell’assedio, si vede anche la torre di guardia a base ottagonale. Questa appare in tutta la sua altezza nel dipinto di Simone Martini, dimezzata nella foto di oggi. Accanto alla torre ottagonale c’era la porta fortificata per entrare al castello oggi scomparsa. Impressionante comunque la somiglianza tra l’affresco e la foto.
Ma torniamo alla storia. Non sappiamo l’anno preciso ma, intorno al 1370, il castello di Montemassi era stato dato dalla Signoria senese alla nobile famiglia dei Salimbeni
Nel 1374 però, il Governo di Siena imprigionò per ribellione alcuni membri di quella casata ed addirittura, ad uno di loro, fece tagliare la testa. Questo causò la rivolta dei Salimbeni che, raccolto un esercito di fedelissimi e di “venturieri”, tolsero ai senesi i castelli di Montemassi e Boccheggiano. La Signoria di Siena elesse d’urgenza il magistrato dei Dieci di Balìa di Guerra e comandò di vendicare l’offesa ricevuta. Ottenne anche truppe in suo supporto da Firenze e da Lucca, ma i Salimbeni riuscirono a respingerli sotto a Boccheggiano. Secondo il Malavolti (Historia Sanese) nel 1375, le due parti si riunirono a Firenze e stipularono un compromesso di pace per il quale la rocca di Montemassi tornò di nuovo sotto Siena.
Pochi anni dopo però, a causa delle spese della guerre contr i fiorentini, al tempo che Siena si era sottoposta a Giovan Galeazzo duca di Milano, Montemassi, il suo distretto e la chiesa parrocchiale, furono venduti a Cristofano di Mino Verdelli che, secondo il contratto stipulato, lo doveva tenere dal 1392 al 1399 senza venderlo a nessuno ed il Comune di Siena si impegnava a mantenervi all’interno un castellano e otto soldati a guardia della rocca. Il prezzo pattuito fu di 8.000 fiorini d’oro (Arch. Di Stato di Siena Kaleffo Rosso n.21 e 23 vecchia segnatura).
Cosa successe negli anni successivi non è ben chiaro, ma è certo che il castello di Montemassi tornò in possesso di Siena solo nel 1404.
Probabilmente ci furono delle controversie tra i senesi ed il Verdelli perché, nell’atto nel quale il possesso del castello torna al comune di Siena, si assolve contemporaneamente Messer Cristofano da svariate condanne che il podestà della cittadina gli aveva combinato. Ma la storia di questa rocca non ha ancora finito di stupirci.
Sempre nel 1404 (ASS Libro delle Riformagioni dal 1403 al 1409) Siena decise nuovamente di smantellare le mura del castello, nonostante le avesse di nuovo ricomprate ed avesse deciso di far risiedere in questo borgo, in via definitiva, un giudice di “seconda classe” per derimere in materia di giustizia. Era considerato assai importante e strategico amministrare bene questa materia ed anche il Comune di Montemassi ebbe i suoi “Statuti”, uno dei quali, quello del 1533, è ancora conservato nell’Archivio di Stato di Siena. Da allora fino alla caduta della Repubblica senese (1555) non ci furono altre ribellioni e successivamente a questa data Montemassi entrò a far parte del Ducato di Toscana fino a quando, Ferdinando II, con Diploma del 19 Settembre del 1632, assegnò Montemassi (come feudo) a Giovanni Cristofani Malaspina di Mulazzo.
Il giorno 7 Aprile 1770 i Malaspina lo venderono al Marchese Domenico Cambiaso di Genova ed il castello fu lentamente lasciato in rovina cominciando così quel lento degrado che lo porterà alle condizioni attuali. Alcuni recenti scavi all’interno delle mura hanno portato alla luce le fondamenta di una chiesa antecedente a quella del trecento. Forse era la primaria ubicazione di quella chiesa titolata ai Santi Andrea e Genziano di cui parlano le scritture già a partire dal 1076.