Un "contenitore" ricco di fascino
di Augusto Codogno
SIENA. La Via Francigena, antica strada oggi famosissima, è ormai sulla bocca di tutti ed è considerata un contenitore ricco di fascino e, per attenti operatori turistici, una grande opportunità economica. Partiamo con le cose concrete, con i dati di fatto, considerando questo percorso come bene storico, culturale, senza sminuirne l’influenza fondamentale che ebbe nello sviluppo della nostra città.
Strada Romea e Strada Francigena a Siena.
Non furono la stessa cosa. Quando nel VII secolo, l’Italia era divisa in due perpendicolarmente tra Longobardi e Bizantini, Siena era sotto il dominio Longobardo che controllava gran parte della Toscana almeno fin sotto Chiusi. Solo per ricordarlo, nella nostra città aveva residenza stabile un “Gastaldo” regio, direttamente espressione di Pavia, probabilmente per l’importanza strategica e militare che fin dalla antica “Sena Julia” era riconosciuta a questa terra. Nel 730 ad esempio c’era un certo Warnefrit, fondatore del Monastero di S. Eugenio in Pilosiano a Costafabbri.
L’esigenza di collegare Pavia (capitale longobarda) con i ducati del meridione (anch’essi longobardi) rese necessario individuare la strada più sicura e difendibile e per questo si optò per un tracciato fino ad allora di minore importanza: quello che valicava l’Appennino in corrispondenza dell’attuale Passo della Cisa.
La Cisa era ai tempi chiamata “Mons Longobardorum” (monte dei longobardi) ed è per questo che il tracciato venne detto ben presto la “via di Monte Bardone”. La Via proseguiva poi verso Lucca, la Val d’Elsa, Siena, la Val d’Arbia, la Val d’Orcia ecc… Successivamente, con i Franchi, questo tracciato rimase di vitale importanza e fu preferito ad altre vie di origine romana come la Salaria che, costeggiando il Mediterraneo, esponeva i viandanti al rischio dei pirati saraceni. E gli attacchi alle città costiere della toscana da parte dei musulmani furono assai feroci, come quello per esempio, che nel 935 distrusse completamente la città di Roselle (vicino a Grosseto). La strada naturalmente contribuì all’arricchimento di Siena grazie allo scambio di merci, di cultura, di conoscenza e sicuramente fu il principale motore di sviluppo. Alla fine del millennio (anni 990/994), grazie al diario di viaggio del Vescovo Sigeric, scopriamo tutte le tappe che da Roma portavano in Inghilterra e quali erano i luoghi di sosta e ospitalità (“submansioni”) anche nella nostra provincia. Era di fatto reso ufficiale il tracciato della Francigena anche senza il dettaglio esatto del percorso, ma solo dei luoghi di sosta. In realtà agli inizi del nuovo Millennio, a Siena non si usa ancora il toponimo di “Via Francigena”, ma, come ci insegnano alcune pergamene (anni 1034, 1052), il termine utilizzato era “Strata Romea”. Il nome “Francigena” comincerà ad essere usato solo dopo il 1200 ed esattamente come “Strata Francisca”. Il nome “Francigena”, pur significando “strada che va in Francia”, o “dei francesi”, non rende esatto il concetto che ne abbiamo oggi noi. Per “francesi” infatti, si consideravano a quei tempi tutti quei popoli che si trovavano oltralpe, quindi anche gli abitanti dell’attuale Svizzera, Paesi Bassi e, secondo Ludovico Antonio Muratori, anche della Germania.
Ma la strada romea e la strada francigena furono la stessa cosa? Probabilmente no, anche se in alcuni tratti sicuramente le due strade si sovrapposero e molti pezzi dell’antica strada furono gli stessi. Il problema è che, mentre la Romea era un vero e proprio selciato romano, la Francigena era un fascio di sentieri, tracce, piste battute dal passaggio dei viandanti, che “in genere si allargavano sul territorio per convergere in corrispondenza delle mansioni, dei centri abitati od ospitali dove si trovava alloggio per la notte, o presso alcuni passaggi obbligati come valichi o guadi.
Più che vere e proprie strade si trattava, quindi, di “aree di strada”, il cui percorso variava per cause naturali (straripamenti, frane), per modifiche dei confini dei territori attraversati e la conseguente richiesta di gabelle. (Alberto Conte – Sito Ufficiale della Via Francigena”. Giustamente oggi viene infatti definito come “itinerario” più che come strada.
Non meravigliamoci perciò se i sentieri tracciati dalla cartellonistica storica non corrispondono al vero. La cosa certa è che Siena fu attraversata dalla Francigena e che questa “pista” diventò, oltre alla più grande autostrada de commercio, il principale percorso di pellegrinaggio a livello europeo. Da qui si transitava per raggiungere Santiago di Compostela, Roma e, per i più arditi, i porti pugliesi in direzione di Gerusalemme e della Terrasanta. Più tardi, crescendo di importanza Firenze ed il Valdarno, la viabilità si spostò sull’asse Bologna-Firenze ed il passo della Cisa, così come l’antico percorso francigeno perse importanza.
Così anche Siena, crocevia del pellegrinaggio internazionale, tornò ad essere meno importante di un tempo, diminuirono gli ospedali, ma la sua posizione commerciale e bancaria, ormai affermata nel mondo le permisero di splendere ancora per molto tempo.
Per i più interessati, Giovedì 28 Agosto, presso le Fonti di Pescaia, nell’ambito dell’Estate Senese 2014, terrò uno spettacolo dal titolo “Siena: la città dei pellegrini tra Roma e Santiago di Compostela” dove si parlerà anche della Francigena. L’appuntamento è alle 21,30 – Ingresso gratuito.
SIENA. La Via Francigena, antica strada oggi famosissima, è ormai sulla bocca di tutti ed è considerata un contenitore ricco di fascino e, per attenti operatori turistici, una grande opportunità economica. Partiamo con le cose concrete, con i dati di fatto, considerando questo percorso come bene storico, culturale, senza sminuirne l’influenza fondamentale che ebbe nello sviluppo della nostra città.
Strada Romea e Strada Francigena a Siena.
Non furono la stessa cosa. Quando nel VII secolo, l’Italia era divisa in due perpendicolarmente tra Longobardi e Bizantini, Siena era sotto il dominio Longobardo che controllava gran parte della Toscana almeno fin sotto Chiusi. Solo per ricordarlo, nella nostra città aveva residenza stabile un “Gastaldo” regio, direttamente espressione di Pavia, probabilmente per l’importanza strategica e militare che fin dalla antica “Sena Julia” era riconosciuta a questa terra. Nel 730 ad esempio c’era un certo Warnefrit, fondatore del Monastero di S. Eugenio in Pilosiano a Costafabbri.
L’esigenza di collegare Pavia (capitale longobarda) con i ducati del meridione (anch’essi longobardi) rese necessario individuare la strada più sicura e difendibile e per questo si optò per un tracciato fino ad allora di minore importanza: quello che valicava l’Appennino in corrispondenza dell’attuale Passo della Cisa.
La Cisa era ai tempi chiamata “Mons Longobardorum” (monte dei longobardi) ed è per questo che il tracciato venne detto ben presto la “via di Monte Bardone”. La Via proseguiva poi verso Lucca, la Val d’Elsa, Siena, la Val d’Arbia, la Val d’Orcia ecc… Successivamente, con i Franchi, questo tracciato rimase di vitale importanza e fu preferito ad altre vie di origine romana come la Salaria che, costeggiando il Mediterraneo, esponeva i viandanti al rischio dei pirati saraceni. E gli attacchi alle città costiere della toscana da parte dei musulmani furono assai feroci, come quello per esempio, che nel 935 distrusse completamente la città di Roselle (vicino a Grosseto). La strada naturalmente contribuì all’arricchimento di Siena grazie allo scambio di merci, di cultura, di conoscenza e sicuramente fu il principale motore di sviluppo. Alla fine del millennio (anni 990/994), grazie al diario di viaggio del Vescovo Sigeric, scopriamo tutte le tappe che da Roma portavano in Inghilterra e quali erano i luoghi di sosta e ospitalità (“submansioni”) anche nella nostra provincia. Era di fatto reso ufficiale il tracciato della Francigena anche senza il dettaglio esatto del percorso, ma solo dei luoghi di sosta. In realtà agli inizi del nuovo Millennio, a Siena non si usa ancora il toponimo di “Via Francigena”, ma, come ci insegnano alcune pergamene (anni 1034, 1052), il termine utilizzato era “Strata Romea”. Il nome “Francigena” comincerà ad essere usato solo dopo il 1200 ed esattamente come “Strata Francisca”. Il nome “Francigena”, pur significando “strada che va in Francia”, o “dei francesi”, non rende esatto il concetto che ne abbiamo oggi noi. Per “francesi” infatti, si consideravano a quei tempi tutti quei popoli che si trovavano oltralpe, quindi anche gli abitanti dell’attuale Svizzera, Paesi Bassi e, secondo Ludovico Antonio Muratori, anche della Germania.
Ma la strada romea e la strada francigena furono la stessa cosa? Probabilmente no, anche se in alcuni tratti sicuramente le due strade si sovrapposero e molti pezzi dell’antica strada furono gli stessi. Il problema è che, mentre la Romea era un vero e proprio selciato romano, la Francigena era un fascio di sentieri, tracce, piste battute dal passaggio dei viandanti, che “in genere si allargavano sul territorio per convergere in corrispondenza delle mansioni, dei centri abitati od ospitali dove si trovava alloggio per la notte, o presso alcuni passaggi obbligati come valichi o guadi.
Più che vere e proprie strade si trattava, quindi, di “aree di strada”, il cui percorso variava per cause naturali (straripamenti, frane), per modifiche dei confini dei territori attraversati e la conseguente richiesta di gabelle. (Alberto Conte – Sito Ufficiale della Via Francigena”. Giustamente oggi viene infatti definito come “itinerario” più che come strada.
Non meravigliamoci perciò se i sentieri tracciati dalla cartellonistica storica non corrispondono al vero. La cosa certa è che Siena fu attraversata dalla Francigena e che questa “pista” diventò, oltre alla più grande autostrada de commercio, il principale percorso di pellegrinaggio a livello europeo. Da qui si transitava per raggiungere Santiago di Compostela, Roma e, per i più arditi, i porti pugliesi in direzione di Gerusalemme e della Terrasanta. Più tardi, crescendo di importanza Firenze ed il Valdarno, la viabilità si spostò sull’asse Bologna-Firenze ed il passo della Cisa, così come l’antico percorso francigeno perse importanza.
Così anche Siena, crocevia del pellegrinaggio internazionale, tornò ad essere meno importante di un tempo, diminuirono gli ospedali, ma la sua posizione commerciale e bancaria, ormai affermata nel mondo le permisero di splendere ancora per molto tempo.
Per i più interessati, Giovedì 28 Agosto, presso le Fonti di Pescaia, nell’ambito dell’Estate Senese 2014, terrò uno spettacolo dal titolo “Siena: la città dei pellegrini tra Roma e Santiago di Compostela” dove si parlerà anche della Francigena. L’appuntamento è alle 21,30 – Ingresso gratuito.