di Augusto Codogno
SIENA. Il collegamento di mura che congiunse la Porta Ovile a quella di Busseto, fu, in ordine di tempo, l’ultimo ad essere costruito e concluse la cerchia senese così come la conosciamo oggi. Nonostante la sua progettazione fosse programmata fin dal 1326, i lavori cominciarono soltanto nel 1416 e, al termine dell’ opera, furono racchiuse all’interno delle mura sia la Basilica di San Francesco che la verde Valle di Follonica un tempo esterne. Su questo ultimo tratto di cinta non sono mai state testimoniate Porte, al contrario di quello antico più a monte e dunque da Porta Busseto fino a Porta Ovile non esisteva altro ingresso.
Come di racconta Teofilo Gallaccini: “L’ottavo ed ultimo cerchio meno antico di tutti, fabbricato da Papa Pio II, si attacca al rivellino della porta d’Ovile e quindi ascendendo il monte sotto la Chiesa di San Francesco, e rincontro il Poggio di Ravacciano, donde fu fatta la batteria degl’imperiali, si raddrizza verso Levante, e racchiudendo la Chiesa di San Francesco, la quale fu fabbricata nel luogo, dove era già la Chiesa di S. Pietro a Ovile. Nella qual Chiesa essendo la sepoltura del Padre, e della Madre del detto Pontefice, si crede, che fusse il motivo, onde egli venisse incitato a circondar la detta Chiesa di mura, acciò la sepoltura, e la memoria de’ suoi Genitori non se ne stesse fuore della Città…seguita dipoi discendendosi fino alle mura , che determinano l’orto de’ Frati di Santo Spirito”:”.
Da allora, andarono in disuso definitivamente tutti gli ingressi che erano nelle due cinte precedenti e cioè in quella antichissima che dal Poggio fortificato di Samoreci correva parallelamente a Via Pantaneto fino ad arrivare dietro alla Chiesa di San Vigilio lungo via Bandini (le mura corrispondevano al lato sinistro della via salendo dal Leocorno verso la Giraffa) e quella di poco più recente che correva di poco più esterna alla precedente dietro la chiesa di San Giovannino della Staffa. In sostanza furono soppresse definitivamente (qualcuna era già stata murata anche in precedenza), le seguenti porte:
Porta di San Francesco
Porta de’ Provenzani di Sopra
Porta de’ Provenzani di Sotto (vicino alla Basilica di Provenzano, era già stata murata nel 1267)
Porta Salvani (ex Garage Bardini)
Porta di S. Giovanni Battista a Follonica
Porticciola di Follonica o di Messer Salomone (Piccolomini)
Porta San Giorgio interna
Porta San Giorgio Esterna
Porta di Santo Spirito
Molte notizie di queste porte e di queste mura ci provengono dai “Constituti”, ma anche dagli Statui dei “Viarii”, ufficiali incaricati di deliberare su strade, ponti, fiumi, pozzi di Siena e del suo territorio. Tra le varie decisioni ad esempio, quella del 1277 ci parla di come debba essere “aggiustata e allargata la via che è lungo il muro antico della città di Siena a San Vigilio…dalla casa dei Signori Turchi che è accanto alla porta vecchia di Follonica…fino al campanile di San Vigilio”, mentre in un altro capitolo si dice che «La via che è al canto della casa degli eredi di Giovanni Turchi accanto alla Porta di Follonica per la quale si va a San Vigilio lungo il muro vecchio….»
Secondo Sigismondo Tizio nel 1355, quindi molto prima della costruzione di quell’ultimo tratto di mura, le porte della zona sovrastante la Valle di Follonica erano così custodite:
1-La Società di San Giorgio e quella di San Maurizio dovevano presidiare la Porta Peruzzini, la Porta San Maurizio (Arco di Pantaneto), la Porta di San Giorgio e quella di Follonica che ora si dice di Messer Salomone.
2-la Società di Pantaneto doveva presidiare la Porta di San Giovanni Battista (detta anch’essa di Follonica, per cui da Pantaneto si entrava in Piazza della Staffa)
3-La Società di San Maurizio Esteriore e quella di CastelMontone dovevano presidiare la porta dell’Oliviera e quella Peruzzini Esterna.
4-Le Società della Badia Nuova Superiore e Inferiore dovevano presidiare la Porta S. Eugenia, quella di Busseto e quella di San Giorgio.
La zona sottostante a queste porte era denominata la “Valle di Follonica” e la sua antichissima fonte era denominata la “Fonte di Follonica” di cui abbiano notizie fin dal 1226.
Tra il 1247 e il 1249 fu realizzata la sua copertura a volte ed un abbeveratoio, mentre nel 1269 fu dotata di una “bicocca”.
Quest’ultima struttura non era altro che una piccola fortificazione presidiata da una guarnigione armata e fu realizzata in quest’anno poichè si temeva un imminente attacco da parte del Duca d’Angiò. Per lo stesso motivo anche la sovrastante Porta di Follonica fu temporaneamente murata.
Nel 1283 iniziarono i lavori per costruire il lavatoio che tutt’oggi vediamo e tra il 1323 e il 1338 venne tirato su un grande muro di contenimento per arginare le frane e la terra che scivolava a monte della stessa. Questi continui smottamenti sono da sempre stati motivo della costante manutenzione occorsa a questa fonte o, nel caso contrario, al suo lento interramento. Quando viene lasciata a se stessa infatti scompare pian piano inghiottita dal terreno ed in questa situazione si trovava fino a pochi decenni fa, quando si cominciò a restaurarla.
Nel corso del XIV secolo, la struttura fu progressivamente abbandonata, ma nel 1492 il Comune, nel tentativo di ripristinarla, stanziò dei fondi affidando il progetto a Francesco di Giorgio Martini. Ma è solo recentemente che si è deciso di riportarla agli antichi lustri.