Continua l'itinerario lungo le strade di Siena
SIENA. La Porta Giustizia nelle mura nuove, fu inziata nel 1323 e fu il naturale sbocco di quella che fu l’antica “Via di Porta Giustizia” che partiva grossomodo dalle Fonti del Mercato Vecchio (oggi Mercato di Sotto). Questa strada, oggi conosciuta anche come quella “dell’Orto de’ Pecci” costituiva l’asse principale della Valle di Montone che si estendeva in direzione nord-sud a partire dalla parte posteriore del Palazzo del Comune, tra il colle dove era il Convento di sant’Agostino da un lato e quello dei Servi (ex Castel Montone), dall’altro. Questa zona a valle costituiva anche il cosiddetto “Borgo Santa Maria” al quale si accedeva da Salicotto (Contrada della Torre), tramite il Vicolo dei Malcontenti, da Malborghetto (Contrada dell’Onda), tramite il Vicolo di San Salvatore, da Porta Tufi e da Porta Romana con due strade ad oggi quasi scomparse, ma presenti nelle carte di fine 1500 (vedi ad esempio quella del Vanni del 1595).
Poiché questa porta era l’estremità dell’asse centrale del Borgo Nuovo di Santa Maria, fu anche denominata “Porta di Santa Maria alla Giustizia”. Nella Cronaca Senese di Agnolo di Tura, a proposito della sua costruzione nel 1323 è scritto: “.. E l’altra porta sarà in Val di Montone, che oggi si chiama a la Justitia, e sta serata, che non serve ad altro se non a far giustizia , perché fuore a la detta porta vi è il tempio de la Justitia”.
All’inizio della Via, dove attualmente è un cancello, corrispondevano le antiche mura (Circuito molto antecedente a questo) che provenivano dalla chiesa di S. Giuseppe (Arco di S. salvatore). Qui era un’altra antica porta da alcuni denominata come “Vecchia Porta Giustizia”, da altri come la “Porta Val di Montone Nuova”, da non confondere con quella di “Castel di Montone” che si apriva vicino alla Basilica dei Servi. Fino al 1800, nelle carte, era indicata semplicemente come “Portone”. Secondo i miei studi invece, ci sono tutti i presupposti, cronologici e storici (ma ne riparleremo in seguito), per affermare che la “Porta Vallis Montonis”, difesa e custodita dalla Compagnia Militare di Salicotto, si apriva su un circuito murario ancora precedente a questo e non poteva quindi essere il cosiddetto “Portone” appena citato, all’inizio della strada di Borgo Santa Maria. La Porta Valdimontone doveva essere ancora più interna, e non è da escludere che fosse situata dove il prolungamento di Via Giustizia, risalendo oltre le fonti in direzione del Mercato vecchio, andava ad incontrare Via Salicotto.
La zona del Borgo Santa Maria, nata dall’espansione demografica del 1200 e prima metà del 1300, finì quasi per scomparire con la peste del 1348, quando subì un isolamento quasi militare e in gran parte fu bruciata e demolita.
Sul tratto iniziale di questa via “di Porta Giustizia“, nella zona detta di Pulceto, venne nel 1301 edificata di nuovo la Chiesa di San Luca, oggi non rintracciabile. Essa era inizialmente compresa nell’edificio del Palazzo Pubblico, ma venne demolita per far posto alla costruzione del medesimo. Sembra che fosse anticamente ubicata all’ inizio di Via Malcucinato (ora Salicotto), nella zona detta “Pescaria o Pescheria” e, quando si comiciarono i lavori delle ali laterali del meraviglioso Palazzo, al quale furono aggiunte le nuove carceri denominate “della Stinca”, fu sancita la sua traslazione. Secondo il Gigli, al tempo dei lavori, il Comune diede questa Chiesa all’Opera del Duomo, pagando 110 lire a tale Braccio Priore di San Martino al quale apparteneva, ma allo stesso tempo sancì la sua riedificazione nella zona di Borgo Santa Maria.
Naturalmente, il toponimo “Porta Giustizia”, non merita grandi spiegazioni. I carcerati condannati a morte, venivano tradotti dal carcere di Via Malcucinato, al Vicolo dei Malcontenti (il nome non fu mai così azzeccato). Qui venivano caricati su un carro che li portava lungo la via fino alla Porta. Questa, inizialmente funzionante a tempo pieno come le altre porte, fu in seguito chiusa ed usata quasi esclusivamente per il transito dei carcerati. Nonostante dalle cronache del Pecci risulti essere stata ulteriormente rinforzata nel 1527, nel 1600 era ormai murata. Una volta che i condannati a morte arrivavano alla porta, venivano portati in un luogo denominato S. Stefano a Pecorile, dove erano le Forche del Comune ed quindi impiccati. Secondo alcuni, le impiccagioni avvenivano anche nei pressi di detta porta dove, sembra essere esistito, una specie di “Tempio della Giustizia”, ma ho reperito pochissime informazioni in proposito, mentre molta documentazione comprova il maggior utilizzo della località di Pecorile, poco oltre la “Coroncina”. Tra la Coroncina e Pecorile vi era ancora un altro luogo detto (non a caso) “l’ Albergaccio”e che sembra essere stata l’ultima sosta dei giustiziati, oltre che svolgere la funzione di piccolo carcere. Per ulteriori approfondimenti sulle forche di Pecorile (erette a partire dal 1304), potete consultare il mio articolo in proposito, sempre nella rubrica “Cronache dal medioevo”.
Ritornando alla porta di Santa Maria alla Giustizia, i resti di questa sono ad oggi visibili nel tratto di mura compreso tra Porta Romana e Porta Tufi, ma vi consiglio, se siete proprio desiderosi di osservarle ad occhio nudo, di andarle a vedere dalla parte esterna poiché da quella interna dovrete farvi largo tra una fitta coltre di rovi ed edera. Per i più temerari che osassero farlo dalla parte interna però, c’è la possibilità di vedere anche, a pochi passi dall’ arco murato, una “cavina” con una grata in ferro battuto, fatta per lo scolo delle acque che porvengono da Fonte Gaia e da altre fonti più a monte della Valle di Montone.