Nel tratto fra Fontegiusta a Porta Camollia era forse "privata"
di Augusto Codogno
SIENA. Quest’antica Porta, di cui ancora oggi è possibile vedere i resti, era collocata nel tratto di mura che va da Porta Pescaja (o Fontegiusta) a Porta Camollia. Si trattava probabilmente di una delle cosiddette “porte private”, fatte aprire da alcune famiglie nobili senesi, nonostante la contrarietà del Comune, e che servivano ad uso esclusivo di queste. Il Podestà tuttavia, in caso di estrema necessità, come ad esempio durante un assedio, non si peritava a farle murare o riaprire a seconda della pubblica esigenza. Inutile dire che le “porte private” costituivano per i nobilI un segno tangibile dI importanza e livello sociale, come lo furono per un certo verso le torri. La Porta della Guerra infatti, deve il suo nome a colui che probabilmente la fece costruire e cioè quel Bartolomeo Guerra che proprio vicino alla Magione abitava. Ci sono testimonianze che indicano già agli inizi del 1200, la presenza di una porta denominata di “Barthalomei Guerrerii”, ma anche nel 1230, al tempo del Governo dei Dodici, viene commissionato all’artigiano Ildibrandino il rifacimento delle chiavi e della toppa di detto accesso. Nel 1247 la porta venne restaurata (cit. E. Pellegrini”) e nel 1262 fu ordinato di rinforzare il barbacane delle mura “intra la porta a Pescaia et la porta di Guerra”. Un altro rinforzo del genere fu fatto anche successivamente nel 1309. Ma chi era Bartolomeo Guerra? Sicuramente un possidente e proprietario di un palazzo e una torre tra Via Malta e la Porta di Pescaia, ma forse qualcosa di più. Nella “Cronaca Senese” di Andrea Dei, continuata da Agnolo di Tura, scopriamo che tra i tre Consoli di Siena all’anno 1209, compare, insieme a Bongarino Aldobrandino e Alesso Alberghi, anche un “Bartolomeo di Guerra”, a confermare che questo personaggio e la sua casata erano ai vertici della nostra città.
Non abbiamo altri documenti di questa famiglia in Siena, anche se presumiamo sia un ramo della stessa che si stabilì anche in Firenze, nella Lucchesia, in Val d’Ambra, in Valdelsa e in Valdarno nella zona di Empoli e San Miniato. Questa famiglia ebbe origine in Sassonia ed ebbe come discendente il famoso Conte Guido Guerra che nel 1156 donò ai senesi l’ottava parte del Castello di Poggibonsi (Podio Bonizzi). Imparentati con le più importanti casate di quei tempi, si distinsero anche per cospicue elargizioni, in particolare all’ordine camaldolese e vallombrosano, vedi Badia a Coltibuono. Furono quasi tutti i loro discendenti di fede Guelfa.
Anche la Fonte di Malizia, localizzata non lontano da Piazza Paparoni e dalla Chiesa di Fontegiusta, agli inizi del 1300, viene indicata, in un paio di documenti, come “Fonte di Messer Guerra”.
Ma torniamo alla nostra Porta. All’interno delle mura che da Porta Camollia vanno verso la Chiesa di Fontegiusta, c’era una volta una via detta “di Fichereto”, poi “della Castellaccia di Dentro”, poi ancora “della Piana”, per essere poco scoscesa, ed infine “di Malta”. E proprio lungo questa strada, dietro la Chiesa di S. Pietro (Magione), si possono ancora intravedere i resti dell’ apertura consistenti in un arco a tutto sesto tamponato da mattoni. L’entrata più vicina per accedervi è quella del cancello del ricreatorio della parrocchia citata. Proprio per la sua vicinanza alla chiesa di S. Pietro alla Magione, che fu pertinenza dei Templari (fino al 1312), poi dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni, poi di Rodi e infine di Malta, in alcune scritture viene anche titolata come “Porta del Tempio” (cit. Macchi). Nei documenti la troviamo già murata (chiusa) intorno al 1369/1370.
Nel 1526, in occasione della “Battaglia di Camollia”, alcune versioni delle cronache di quell’evento ci dicono che fu riaperta di nascosto e che da lì i cittadini senesi uscirono per circondare le truppe nemiche, ma sono poco propenso, come altri studiosi più eruditi di me, a questa descrizione degli avvenimenti, in quanto la nostra porta è troppo vicina a quella di Camollia e l’uscita del nostro esercito non avrebbe suscitato quella “sorpresa” che si rivelò determinante per la riuscita vittoriosa.
Nel periodo intorno al 1760, Antonio Pecci, che scrive con lo pseudonimo di Lucensio Contraposto da Radicondoli, ce la ricorda come murata da tantissimo tempo, dandoci conto che in quella zona ebbero una torre anche gli Orlandini della Triana, proprio negli “orti della Magione” e che durante l’assedio di Siena (1553/1555), la torre dei Del Guccia, buttata giù dall’artiglieria nemica del Marignano, era situata “nella strada per andare alla murata Porta della Guerra, dietro alla Chiesa della Magione”.