di Augusto Codogno
TORRITA DI SIENA.
Circa un anno fa mi ero imbattuto nella “leggenda d ella campana grossa” di Torrita , senza capacitarmi come mai questo paese della Val di Chiana custodisse una campana che sembrava provenire addirittura dalla Grancia di Cuna. Strano, anche perché le grance più vicine a Torrita erano quella di Montisi e quella di Scrofiano .
Così mi recai di persona a vederla all’interno della Collegiata dei SS. Costanzo e Martino. Era appoggiata sul pavimento dentro la chiesa e subito mi apparve in tutta la sua enorme mole: grandissima e pesantissima.
Aveva due linee orizzontali in alto con iscrizioni in volgare e b en tre stemmi, tra cui quello dell’ Ospedale senese del Santa Maria della Scala ( una scala sormontata da una croce ) .
Indagando sul web trovai un volume scritto nel 1821 da padre Luigi De Angelis che, dovendo parlare d ella vita dell’artista “ Fra’ Jacopo da Torrita ” , accennava alla nostra campana, ma in modo impreciso ed in parte addirittura fuorviante, sbagliando persino la trascrizione dell’anno di fusione e delle iscrizioni. Eppure si vede benissimo che sulla campana vi è impresso l’anno 1454 .
Per fortuna il Circolo locale “Fra’ Jacopo da Torrita” e la “Accademia degli Oscuri”, mi hanno fornito una ricerca che tale Giovanni Maria Guasparri , loro concittadino , aveva fatto ad inizio secolo proprio sulle campane torritesi, compreso questa detta “ la grossa ”.
Come me anche il Guasparri si accorse dell ’inattendibilità del De Angelis e delle sue conclusioni, soprattutto l’affermazione che esistessero in Torrita ben due campane entrambe fatte fare dal rettore del Santa Maria della Scala Pietro Bolgarini a distanza di oltre un secolo l’una dall’altra. Impossibile dunque che questo rettore vivesse più di un secolo!
Adesso comunque cercherò di raccontare la vera storia di questa campana dalla sua nascita alla sua morte e cioè dal 1454 al 5 novembre 1918 .
Partiamo dalla trascrizione di entrambe le iscrizioni circolari:
TEMPORE DNI PETRI DE BOLGARINIS RETTORIS ET FRATRIS FLORIANI GRANCIERI
IOHANES TOFANI SENESIS ME FECIT ANO DOMINO MCCCCLIIII
La riga superiore possiamo tradurla così : AL TEMPO DEL SIGNORE PIETRO BOLGARINI RETTORE E DI FRATE FLORIANO GRANCIERE
Quella inferiore : IO GIOVANNI TOFANI SENESE FECI NEL 1454
Pietro di Niccolò Bolgarini fu effettivamente Rettore del Santa Maria della Scala dal 1450 al 1456, anno della sua morte e, poiché fu il committente della campana, il suo stemma ( “ partito a strisce verticali bianche e ro sse ” ) , compare al centro del manufatto.
La datazione dunque corrisponde perfettamente al periodo di incarico del Bolgarini, così come quello di un certo frate Floriano granciere.
Frate Floriano di misser Jacomo infatti fu alla guida della Grancia di Cuna dal 1449 al 1455 , dopo aver gestito dal 1446 al 1449 la grancia di Serre di Rapolano .
Sulla campana però ci sono altri due stemmi, oltre a quello dei Bolgarini. Uno è quello già citato del Santa Maria della Scala di Siena, mentre il terzo , composto da una “ G ” su una specie di croce, era il marchio di fabbrica del campanaro Giovanni Tofani . E i l Tofani non fu un “ campanaro ” qualsiasi, ma il migliore in opera in quegli anni. Era discendente da u na famiglia di campanari senesi ai quali si attribuiscono , tra l’altro , le campane del Duomo di Siena del 1413 . Giovanni fu tra l’altro autore della campana maggiore del Duomo di Pienza in onore di Pio II (anno 1463 ) e di quella d el Monastero senese di San Vigilio .
La nostra campana dunque, sebbene fatta e pensata per Cuna , non fu mai collocata nel campanile della chiesa di questa località della Val d’Arbia , contrariamente a quanto scritto sia dal De Angelis che dal Guasparri . Quando infatti l’ospedale comprò tutto il poggio di Cuna (nel 1295) e decise di costruirvi la sua più grande Grancia (1314) , la chiesa di S. Giacomo e Cristoforo esisteva già , tanto che la sua prima testimonianza risale al 1152 . La sua ubicazione però rimase sempre all’esterno della struttura f ortificata .
Da i documenti sulla chiesa di San Giacomo sappiamo inoltre che aveva, almeno a partire dal XVI secolo, un campanile “a vela”, di cui è dotata an che oggi , con due piccole campane. Basta un piccolo sguardo per capire che non è adatto contenere una campana di 614 chilogrammi.
Ma allora dove era ubicata a Cuna l a “campana grossa” ?
Dopo questa mia ricerca posso affermare con sicurezza che era allocata in una apposita stanza-torre , la più alta della struttura e sopra i granaiall’interno della Grancia .
Quando, nel 1712 f u messa in opera la grandiosa scalinata interna , nata come “mulattiera” per facilitare l’accesso delle scorte (grano, farina, cereali) ai piani superiori, fu redatto questo documento che chiarisce bene la situazione:
“ a far disegno di fabbricare una dolce et agevole salita alli detti granari e da questi alla grande stanza della campana , conforme presentemente si vede il detto suo disegno ” .
In questo luogo l a campana vi rimase fino al 1788 , in coincidenza della fine dei lavori di ampliamento della Collegiata di Torrita voluti dal Ca nonico Francesco Saverio Carosi. Questo prelato da subito si adoperò per acquistare per la sua chiesa un’adeguata serie di campane e il sette agosto del 1788 comprò p er la cifra di 200 scudi proprio la campana grande di Cuna .
Questa suonò in San Martino dal 1788 fino a quel fatidico 5 novembre 1918 , quando il suo timbro , a causa del formarsi di una piccola incrinatura in corrispondenza del punto dove colpisce il “battaglio” , si fece più grave e cupo . La notizia della fine della Prima Guerra Mondiale (3 novembre) e ra appena giunta via telegrafo anche a Torrita e le campane furono suonate a giubilo ininterrottamente. Fu così che il terzo giorno di incessanti e continui colpi la campana grossa suonò per l’ultima volta. Così il Guasparri descrisse la fine della carriera della campana di Cuna:
“ Il mestiere della Grossa non era quello delle sonate patriottiche, né i novissimi improvvisati sonatori di quelle tre serate facevano il mestiere del campanaro! ”
Il 14 ottobre del 1919 l’Arciprete di Torrita don Savelli la fece calare dal campanile pensando di poterla rifondere e sostituirla con una nuova, ma la Soprintendenza di Siena si oppose individuando l’alto valore storico e artistico dell’oggetto.
Ancora oggi, quella che fu la grande campana di Cuna , riposa nella Collegiata di Torrita come un grande guerriero stanco, in attesa di una migliore collocazione e di una degna illuminazione che le ridiano il lustro meritato. D’altronde se lo meriterebbe perché fedel mente ha ritmato per quasi sei secoli la vita dei nostri avi innaffiando le nostre radici.
Per ulteriori approfondimenti su questa storia e relative note, vi ricordo che tutto il dossier è stato recentemente inserito nell’ottavo volume di “Torrita, storia, arte, paesaggio” , a cura del Circolo Culturale “Fra’ Jacopo da Torrita”.