Fascino e mistero del quadrato magico
SIENA.Tra le cose ricche di fascino ed intrise di mistero della nostra Siena, c’è anche il famoso “Sator”, altrimenti detto “quadrato magico”. Fisicamente si trova nella parete del Duomo che guarda il Palazzo Arcivescovile, dove vi sono altre importanti testimonianze scritte. E’ abbastanza in basso e tutti coloro che ne hanno la curiosità, possono facilmente individuarlo anche se le lettere scolpite nel marmo bianco non ne accentuano certo il risalto.
Ma che cos’è il “Sator”? E’ un insieme di cinque parole composte a loro volta da cinque sillabe: SATOR, AREPO, TENET, OPERA e ROTAS. Il curioso quadrato magico è visibile su un numero sorprendentemente vasto di reperti archeologici, sparsi un po’ ovunque in Italia ed in Europa. Ne sono stati rinvenuti esempi in Roma, nei sotterranei della basilica di Santa Maria Maggiore, nelle rovine romane di Cirencester in Inghilterra, nel castello di Rochemaure in Francia, nella Certosa di Trisulti a Collepardo (FR), a Santiago di Compostela in Spagna, ad Altofen in Ungheria, a Riva San Vitale in Svizzera, ecc. A volte le cinque parole si trovano disposte in forma radiale, come nell’abbazia di Sermoneta (LT), oppure in forma circolare, come nella Collegiata di S. Orso (AO). La loro presenza è visibile anche in altre chiese medioevali come la Pieve di S. Giovanni a Campiglia Marittima (GR), la chiesa di San Potito ad Ascoli Satriano (Foggia), la chiesa di S. Pietro ad Oratorium a capestrano (AQ), la Chiesa di S. Michele ad Arcè (Verona), la Chiesa di Santa Maria Ester (Acquaviva Collecroce CB), la chiesa di S. Maria de Flexie a Fabriano, a Perugia, ecc.. Gli esemplari più antichi e più celebri sono i due rinvenuti a Pompei (durante gli scavi). Ricordiamo che Pompei fu sepolta dalla lava nel 79 d.C.,. Infatti dopo questi ritrovamenti, il quadrato del Sator viene anche detto “latercolo pompeiano”.
Il mito del “quadrato magico” ed i misteri veri e falsi ad esso attribuiti, sta in questo ultimo decennio appassionando folle di curiosi ed amanti dei simboli esoterici, tanto che libri e siti internet sono presi d’assalto e spesso fanno la fortuna di chi li ha creati.
Ci sono oltre venti teorie diverse che vorrebbero raccontarci cosa è il Sator, quando è nato e perché: da quella satanica, a quella esoterica, da quella numerologica, a quella massonica, da quella profetico-religiosa a quella mistica-templare ecc….
La prima verità che voglio dirvi è che ancora non si è riusciti a decifrare nemmeno il significato di tutte queste parole.
Per alcuni sembra che “SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS” voglia dire che “IL SEMINATORE AREPO TIENE CON CURA LE RUOTE”, ma Arepo non è un termine latino, quindi potrebbe anche (secondo altri studiosi) significare che “il Signore tiene con cura le sue opere” oppure che bisogna “tenere con cura le opere di Dio” ecc… Come vedete ce n’è per tutti i gusti e per tutti i pensieri ed ogni teoria è corredata di ampie prove e giustificazioni, ognuna con punti condivisibili. Ma ci sono anche studiosi che credono che, al di là del significato, il Sator sia un simbolo numerico e che nasconda altre risposte che non sto adesso a descrivere.
La seconda verità che voglio significarvi è quella che i Templari non hanno inventato il Sator. Se fino a qualche anno fa era abbastanza acclamata la credenza che vedeva i “quadrati magici” ubicati nelle città dove i Templari avevano residenze importanti (a Siena avevano la Magione di S. Pietro in Camollia ad esempio), ora si è capito che non era sicuramente così.
Per prima cosa il Sator è stato rinvenuto anche in città dove non è testimoniata la presenza di questi cavalieri, per seconda cosa, come detto sopra, per un fatto squisitamente temporale. Quest’ordine monastico-militare infatti era nato nel XII secolo ed era terminato con la Bolla Papale del 1312 che lo bandiva definitivamente e ne requisiva tutti i beni a favore degli Ospedalieri di San Giovanni e in ultimo nel 1314 con il Gran Maestro ed altri graduati dati al rogo in Francia dopo un processo farsa per eresia. Ma il Sator, come detto sopra, esisteva anche nella Pompei dell’anno 79 dopo Cristo. Il tutto senza nulla togliere alle influenze che i Templari ebbero indubbiamente a Siena, con i loro simboli ed i loro stemmi, legati a doppia corda con quelli dei Cistercensi (Abbazia di S. Galgano e sue Grance docet), tra cui senz’altro l’origine della Balzana.
Non sarà senz’altro la mia riflessione un duro colpo a questa moderna “quadratofobia” che va tanto di moda, ma certo questa “mattonella” un significato lo doveva pur avere. Il fatto che veniva spesso collocata nei muri, nelle facciate e nelle colonne può collegarsi ad un discorso squisitamente costruttivo e, la parola “OPERA” è senz’altro la chiave di volta. Personalmente credo che, da qualsiasi lato la si voglia interrogare, (non ultimo quello religioso-divino) il Sator svolgeva una funzione di dedica di “Fine lavoro” o “fine restauro” che potrebbe leggersi in definitiva come augurio e protezione dell’edificio del tipo “Che Dio mantenga questa opera” o anche che “questa opera è anche un opera di Dio” o di protezione della stessa.
Ritornando al Duomo di Siena, per imbonirmi di nuovo i sognatori del mistero e ridare un po’ di carica ai mistici dell’esoterismo, vorrei solo aggiungere che il Sator del nostro Duomo vi fu posto al termine dei lavori nel XIV secolo, anche se potrebbe essere stato recuperato dall’edificio precedente e quindi essere più antico. Oltre al Sator però, il Duomo di Siena offre all’appassionato, una marea di spunti misteriosi e di simboli esoterici, tra cui la fa da padrone il grandioso pavimento intarsiato. I lavori della nostra cattedrale erano già iniziati nel XII secolo e l’Opera di Santa Maria Assunta fu amministrata, a cavallo tra il 1238 e il 1285, proprio dai monaci cistercensi di San Galgano, quelli di Bernardo da Chiaravalle, sponsor dei templari ai quali scrisse anche la “Regola”, poi approvata dal Papa.
Ma il personaggio più inquietante e misterioso legato alla fabbricazione del Duomo di Siena è senz’altro colui che per molti anni a cavallo tra il 1400 e il 1500 ne diresse i lavori. Si tratta di Alberto Aringhieri, Cavaliere di Rodi che commissionò e fece eseguire molte delle opere cosiddette “esoteriche” e al limite del “cattolicamente tollerabile” nella nostra cattedrale. Alberto Aringhieri fu un Cavaliere Ospitaliero, quindi dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, detto anche Ordine Gerosolomitano e successivamente Ordine di Malta. Sotto questo ordine erano confluiti i beni dei Templari, come ad esempio (a Siena), la Magione di Camollia e quella di Ponte d’Arbia. Quando Alberto Aringhieri assunse il compito di mandare avanti i lavori del Duomo, era già Commendatore della magione di Prato (intorno al 1480) e poi di quella di Camollia subito dopo. Nel 1486 viene mandato come ambasciatore a Firenze per “far Lega”. Fu il figlio di un altro cavaliere (Francesco Aringhieri) e il padre di quel Lucio o Luzio Aringhieri, (sempre cavaliere dello stesso ordine e Commendatore di Camollia) che venne decapitato dai senesi nel 1526. Sotto di lui Pinturicchio realizzò il ritratto (sia di Alberto che di Luzio) nella cappella di San Giovanni in Duomo, riproducendo padre e figlio con la divisa dei Cavalieri di Rodi. Sempre su suo ordine fu colorata d’azzurro la volta della Chiesa (1495) con ben 8.084 stelle e 1153 rose tutte dorate. Sempre sotto suo mandato fu eseguito l’intarsio pavimentale che raffigura Ermete Mercurio Trismegisto realizzato dal senese Giovanni di Stefano intorno al 1488.
A lui si deve anche il commissionamento delle famose figure delle Sibille eseguite tra il 1482 e 1483 e poste in opera da Giovanni di Stefano, Guidoccio Cozzarelli, Antonio Federighi, Benvenuto di Giovanni, Neroccio di Bartolomeo Landi, Matteo di Giovanni. Esse erano portatrici di profezie sulla rivelazione del Cristo e sulla sua vita.
Per concludere direi che, nel contesto del Duomo di Siena, il Sator è senz’altro il più piccolo dei misteri su cui indagare.