Non solo Santa Maria della Scala...
di Augusto Codogno
SIENA. Chi a Siena dice Ospedale, dice Santa Maria della Scala ed è anche giusto in quanto questa struttura fu tra le più antiche fondate nella nostra città, ma non la sola. Sia per grandezza che per longevità, finì per catalizzare quasi tutte le altre strutture di Siena e del Contado che, se non le vennero annesse, vennero dallo stesso Ospedale amministrate direttamente, o scomparvero con il passare degli anni. Sulla sua nascita bisogna considerare ormai un dato di fatto: la fondazione dovuta al ciabattino detto “Beato Sorore” fu solo una leggenda montata “ad arte” per il popolo.
Di questo Ospedale e delle sue vicissitudini, dei suo Rettori e delle sue Grance, molto si è scritto e molto si è studiato ed il materiale è talmente tanto che occorrerebbe pubblicare un libro al giorno e tanto non basterebbe a rendergli giustizia ed approfondirne la conoscenza.In questo articolo voglio invece accennarvi di altri Ospedali senesi del quale si è un po’ persa la memoria e dove il materiale documentario scarseggia o non è comunque paragonabile a quello del detto (e non a caso) “ospedale grande”.
Nelle mie appassionate ricerche storiche mi sono imbattuto in decine e decine di ospedali che, dall’inizio dell’anno Mille in poi, erano presenti dentro e fuori le mura.
Circoscrivendo lo studio alle sole strutture adiacenti al tracciato della Francigena (vero o presunto) e prendendo il tratto che va da S. Gimignano a San Quirico, ho contato circa 150 “Spedali e Spedaletti”. Vi sembra un numero troppo alto? Assolutamente no!
Considerate, per darvi un’idea della loro massiccia diffusione, che ho tenuto fuori da questo computo tutti gli ospedali che erano adiacenti ad altre vie di comunicazione meno famose, ma non meno importanti come esempio quelli sulla strada per la Maremma come l’Ospedale di Pian delle Fornaci, quello di Costalpino, quello di S. Galganello, di Pentolina, di Frosini, di Orgia, di Santa Marta a Filetta, di San Rocco a Pilli, S. Andrea a Pilli, di Abbadia a Torri, dei Santi Giacomo e Nicolò a Ponte Macereto, di San Michele a Petriolo, ma anche verso il Chianti come quello di S. Giacomo a Quercegrossa, di Presciano o verso Asciano come quello di Montacuto Giuseppi (detto “de’Saracini”) ecc…ecc. Scremando e contando dunque solo le strutture lungo la Francigena (nel tratto da San Gimignano a Torrenieri) arriviamo proprio alla cifra di 150.
Ora però dobbiamo tenere a mente una cosa: il periodo di rilevamento dello studio. Gli Ospedali che ho censito appaiono in atti che vanno dalla fine del 900 al 1400. Alcuni di questi esistevano già nell’anno Mille, qualche decina nel 1100, molti di essi verranno alla luce tra il 1200 e il 1300, qualcuno scomparirà con gli inizi del 1400. Tenuto infine conto che alcuni di questi “Spedali”, pur mantenendo lo stesso edificio, cambieranno gestione e “Titolazione”, ci potremmo trovare in alcuni sporadici casi (una decina) ad avere due diversi toponimi che indicano la stessa struttura. Concluderei questa noiosa ma necessaria dissertazione asserendo che questi 150 ospedali sono realmente esistiti nell’arco di quattro secoli, ma non tutti erano attivi contemporaneamente nello stesso lasso di tempo. Il periodo nel quale molti di essi (oltre cento) erano in attività simultaneamente è sicuramente intorno alla metà del 1300.
A nord di Siena: San Gimignano (in numero di almeno 5), Poggibonsi (minimo 3 considerando anche la Magione), Pieve a Elsa (Colle), Molino d’Aiano (Colle), Borgonuovo (Badia a Isola poi detto di S. Cirino), Castiglion Ghinibaldi, S. Antonio a Monteriggioni, Corpo Santo (dei Lebbrosi), Uopini (ai tempi Wopini) ecc…
A sud di Siena: S. Quirico, Briccole, Torrenieri, Buonconvento (in numero di 3: S. Bartolomeo, S. Antonio e S.ma Annunziata), Percenna, Borgo Furello (S. Filippo e Giacomo), Serravalle, Ponte d’Arbia, Sorbitella (S. Giovanni a Selvitella), Curiano, Quinciano, Lucignano d’Arbia, Monteroni (nr. 2), Cuna, Tressa, Isola d’Arbia (nr 2: dei Poverelli di Biagio Tolomei e di S. Niccolò dei Cinughi, poi passato al S. Maria della Scala), di Borgovecchio, dei Navigli a Collemalamerenda, di Pecorile, della Coroncina, di San Lazzaro, di S. Maria di Bellemme (S. Guglielmo o della Stella), di Santa Caterina delle Ruote (dei Romei) ecc….
Senza contare poi quelli dentro o appena fuori le mura di Siena (che sono almeno in numero di 50): di Baroncello, di Citto, di S. Croce, di Palazzo Diavoli (detto de’ Tignosi), di Piero Fastelli, di Peragna, di S. Basilio, di Santa Petronilla, di Camporeggi, di Buonasera, di Monna Scotta, di S. Barnaba di S. Cristoforo, di San Donato, di San Giacomo alla Badia Nuova, di S. Giovanni Battista, di S. Leonardo, di S. Michelangiolo (2: uno nei Servi e uno alle Rocchette) , di San Martino, di S. Antonio, della Misericordia, di Monnagnesa, di S. Niccolò in Sasso, di S. Niccolò a S. Marco , di S. Niccolò alla Magione, di Frate Goro, di S. Vincenzo, di S. Pietro in Borgo S. Marco, di Santa Agnese, di Santa Barbara, di S. Elisabetta, di Santa Lucia a’ Fabbri, di Santa Lucia in San Marco, di Santa Maria de’ Cinughi, di Santa Maria Maddalena, di Santa Trinità de’ Petroni, di Santa Trinità in Pian de’ Mantellini, S. Andrea, Sant’Elena, SS. Gregorio e Niccolò, SS. Niccolò e Lucia, S. Stefano, di Stalloreggi di Fuori ecc.
Naturalmente non possiamo riportare in un articolo tutti i documenti ed i riferimenti storici (e ce ne sono migliaia), ma mi limiterò ad accennare che tra i più importanti, oltre al Santa Maria della Scala, c’era senz’altro l’Ospedale della Misericordia, quello di Monna Agnesa (femminile per partorienti abbandonate) e quello di San Lazzaro (detto anche di Terzole o dei Lebbrosi o di Malagrida). Molte di queste antiche strutture erano luoghi di sosta per pellegrini che andavano in Terrasanta, o a Roma, o a Santiago di Compostela (principali mete della fede). Qui erano ospitati, potevano dormire ed aver qualche pasto caldo prima di proseguire il loro cammino.
Solo pochi ospedali svolgevano funzioni diverse come per esempio quella di Ospizio o quella di ricovero per malati. Tra questi alcuni avevano il ruolo di curare gli ammalati di Lebbra, come quello di S. Lazzaro (tra Valli e Cerchiaia) e di Corpo Santo, o i “Tignosi”, come quello di Porta Laterina e di Palazzo Diavoli. Non a caso queste strutture, dovendo ricoverare individui con malattie altamente contagiose e a rischio di epidemia, erano ubicati ad una certa distanza dalla città vera e propria.Un altro aspetto molto sottovalutato degli antichi ospedali senesi è la loro origine, la loro storia ed il loro rapporto con la Terrasanta e gli ordini Monastico-Cavallereschi.Alcuni di questi nacquero con la nobile intenzione di carità ed accoglienza da parte di Enti e ordini religiosi, come i canonici del Duomo, i cistercensi, i domenicani, i francescani, altri furono costituiti per lascito di personaggi ricchi e facoltosi, altri ancora per ostentare la propria magnificenza da parte delle casate nobili di Siena, come i Malavolti, i Salimbeni, i Saracini, i Petroni, i Mignanelli, i Tolomei, altri furono fondati da Ordini Monastico cavallereschi.
Il più antico di questi Ordini fu quello dei cavalieri di Altopascio o del Tau, i primi a fondare in Toscana (ma ad Altopascio e non a Siena) uno spedale per pellegrini di una certa grandezza prima ancora che venisse fatta la prima crociata. Ebbene, anche nella nostra città quest’ordine gestiva direttamente un’ospedale in Valli, vicino alla chiesa di San Mamiliano (detto prima di di S. Giuliano e Giacomo e poi di S. Pietro quando passò ai camaldolesi). Ma Siena e la Francigena videro anche, dopo il 1099, una forte influenza dei cavalieri ospedalieri che gestirono direttamente chiese, ospedali e terreni in tutto il nostro territorio. Dei Templari furono sicuramente alcune mansioni, chiese ed ospedali come quello di San Giacomo a S. Gimignano, quello di Poggibonsi, S. Pietro in Camollia, Frosini, forse S. Ilario ad Isola d’Arbia e Serravalle, ma anche alcune torri in Siena come la “Torre degli Assassini” in Pantaneto. Dei Cavalieri di San Giovanni (Gerosolomitani o Giovanniti o Ospitalieri, poi in seguito di Rodi e di Malta) almeno una chiesa e Ospedale a San Gimignano, a Colle, a Poggibonsi, S. Leonardo a Siena (contrada del Montone), Isola d’Arbia, S. Giovanni a Selvitella (oggi Sorbitella al Poggio), S. Pietro a Ponte d’Arbia.
Da recenti studi è emerso che anche la Chiesa e l’annesso Ospedale di S. Maria a Bellemme in Valli (l’ospedale era detto di San Guglielmo o della Stella), fosse appannaggio diretto del Vescovo di Betlemme e dei Betlemitani che avevano appunto una stella come simbolo ed il Rettore fu per molti secoli scelto tra gli esponenti della casata dei Mignanelli.Molto influenti furono anche nella nostra città i cosiddetti “Cavalieri gaudenti” e poi successivamente anche i Cavalieri Teutonici e di S. Giacomo, ma di questi, siamo riusciti solo a testimoniarne la presenza, senza ricondurli direttamente ad edifici ospedalieri.
Anche la storia dell’ Ospedale del Santa Maria della Scala ha avuto a che fare più volte con questi cavalieri, tanto che qualcuno di questi ne fu anche Rettore, come ad esempio Messer Ristoro di Giunta Menghi (1294-1313) che era Cavaliere di San Giovanni e Antonio di Alessandro Ugolini Billò (1710-1730), Cavaliere di S. Stefano.Dunque uno stretto legame tra gli Ospedali e le Chiese di Siena e gli ordini monastico-militari che è ancora tutto da scoprire, ma che vide nella nostra città un terreno fertilissimo sul quale impiantare solidi e cospicui rapporti.
SIENA. Chi a Siena dice Ospedale, dice Santa Maria della Scala ed è anche giusto in quanto questa struttura fu tra le più antiche fondate nella nostra città, ma non la sola. Sia per grandezza che per longevità, finì per catalizzare quasi tutte le altre strutture di Siena e del Contado che, se non le vennero annesse, vennero dallo stesso Ospedale amministrate direttamente, o scomparvero con il passare degli anni. Sulla sua nascita bisogna considerare ormai un dato di fatto: la fondazione dovuta al ciabattino detto “Beato Sorore” fu solo una leggenda montata “ad arte” per il popolo.
Di questo Ospedale e delle sue vicissitudini, dei suo Rettori e delle sue Grance, molto si è scritto e molto si è studiato ed il materiale è talmente tanto che occorrerebbe pubblicare un libro al giorno e tanto non basterebbe a rendergli giustizia ed approfondirne la conoscenza.In questo articolo voglio invece accennarvi di altri Ospedali senesi del quale si è un po’ persa la memoria e dove il materiale documentario scarseggia o non è comunque paragonabile a quello del detto (e non a caso) “ospedale grande”.
Nelle mie appassionate ricerche storiche mi sono imbattuto in decine e decine di ospedali che, dall’inizio dell’anno Mille in poi, erano presenti dentro e fuori le mura.
Circoscrivendo lo studio alle sole strutture adiacenti al tracciato della Francigena (vero o presunto) e prendendo il tratto che va da S. Gimignano a San Quirico, ho contato circa 150 “Spedali e Spedaletti”. Vi sembra un numero troppo alto? Assolutamente no!
Considerate, per darvi un’idea della loro massiccia diffusione, che ho tenuto fuori da questo computo tutti gli ospedali che erano adiacenti ad altre vie di comunicazione meno famose, ma non meno importanti come esempio quelli sulla strada per la Maremma come l’Ospedale di Pian delle Fornaci, quello di Costalpino, quello di S. Galganello, di Pentolina, di Frosini, di Orgia, di Santa Marta a Filetta, di San Rocco a Pilli, S. Andrea a Pilli, di Abbadia a Torri, dei Santi Giacomo e Nicolò a Ponte Macereto, di San Michele a Petriolo, ma anche verso il Chianti come quello di S. Giacomo a Quercegrossa, di Presciano o verso Asciano come quello di Montacuto Giuseppi (detto “de’Saracini”) ecc…ecc. Scremando e contando dunque solo le strutture lungo la Francigena (nel tratto da San Gimignano a Torrenieri) arriviamo proprio alla cifra di 150.
Ora però dobbiamo tenere a mente una cosa: il periodo di rilevamento dello studio. Gli Ospedali che ho censito appaiono in atti che vanno dalla fine del 900 al 1400. Alcuni di questi esistevano già nell’anno Mille, qualche decina nel 1100, molti di essi verranno alla luce tra il 1200 e il 1300, qualcuno scomparirà con gli inizi del 1400. Tenuto infine conto che alcuni di questi “Spedali”, pur mantenendo lo stesso edificio, cambieranno gestione e “Titolazione”, ci potremmo trovare in alcuni sporadici casi (una decina) ad avere due diversi toponimi che indicano la stessa struttura. Concluderei questa noiosa ma necessaria dissertazione asserendo che questi 150 ospedali sono realmente esistiti nell’arco di quattro secoli, ma non tutti erano attivi contemporaneamente nello stesso lasso di tempo. Il periodo nel quale molti di essi (oltre cento) erano in attività simultaneamente è sicuramente intorno alla metà del 1300.
A nord di Siena: San Gimignano (in numero di almeno 5), Poggibonsi (minimo 3 considerando anche la Magione), Pieve a Elsa (Colle), Molino d’Aiano (Colle), Borgonuovo (Badia a Isola poi detto di S. Cirino), Castiglion Ghinibaldi, S. Antonio a Monteriggioni, Corpo Santo (dei Lebbrosi), Uopini (ai tempi Wopini) ecc…
A sud di Siena: S. Quirico, Briccole, Torrenieri, Buonconvento (in numero di 3: S. Bartolomeo, S. Antonio e S.ma Annunziata), Percenna, Borgo Furello (S. Filippo e Giacomo), Serravalle, Ponte d’Arbia, Sorbitella (S. Giovanni a Selvitella), Curiano, Quinciano, Lucignano d’Arbia, Monteroni (nr. 2), Cuna, Tressa, Isola d’Arbia (nr 2: dei Poverelli di Biagio Tolomei e di S. Niccolò dei Cinughi, poi passato al S. Maria della Scala), di Borgovecchio, dei Navigli a Collemalamerenda, di Pecorile, della Coroncina, di San Lazzaro, di S. Maria di Bellemme (S. Guglielmo o della Stella), di Santa Caterina delle Ruote (dei Romei) ecc….
Senza contare poi quelli dentro o appena fuori le mura di Siena (che sono almeno in numero di 50): di Baroncello, di Citto, di S. Croce, di Palazzo Diavoli (detto de’ Tignosi), di Piero Fastelli, di Peragna, di S. Basilio, di Santa Petronilla, di Camporeggi, di Buonasera, di Monna Scotta, di S. Barnaba di S. Cristoforo, di San Donato, di San Giacomo alla Badia Nuova, di S. Giovanni Battista, di S. Leonardo, di S. Michelangiolo (2: uno nei Servi e uno alle Rocchette) , di San Martino, di S. Antonio, della Misericordia, di Monnagnesa, di S. Niccolò in Sasso, di S. Niccolò a S. Marco , di S. Niccolò alla Magione, di Frate Goro, di S. Vincenzo, di S. Pietro in Borgo S. Marco, di Santa Agnese, di Santa Barbara, di S. Elisabetta, di Santa Lucia a’ Fabbri, di Santa Lucia in San Marco, di Santa Maria de’ Cinughi, di Santa Maria Maddalena, di Santa Trinità de’ Petroni, di Santa Trinità in Pian de’ Mantellini, S. Andrea, Sant’Elena, SS. Gregorio e Niccolò, SS. Niccolò e Lucia, S. Stefano, di Stalloreggi di Fuori ecc.
Naturalmente non possiamo riportare in un articolo tutti i documenti ed i riferimenti storici (e ce ne sono migliaia), ma mi limiterò ad accennare che tra i più importanti, oltre al Santa Maria della Scala, c’era senz’altro l’Ospedale della Misericordia, quello di Monna Agnesa (femminile per partorienti abbandonate) e quello di San Lazzaro (detto anche di Terzole o dei Lebbrosi o di Malagrida). Molte di queste antiche strutture erano luoghi di sosta per pellegrini che andavano in Terrasanta, o a Roma, o a Santiago di Compostela (principali mete della fede). Qui erano ospitati, potevano dormire ed aver qualche pasto caldo prima di proseguire il loro cammino.
Solo pochi ospedali svolgevano funzioni diverse come per esempio quella di Ospizio o quella di ricovero per malati. Tra questi alcuni avevano il ruolo di curare gli ammalati di Lebbra, come quello di S. Lazzaro (tra Valli e Cerchiaia) e di Corpo Santo, o i “Tignosi”, come quello di Porta Laterina e di Palazzo Diavoli. Non a caso queste strutture, dovendo ricoverare individui con malattie altamente contagiose e a rischio di epidemia, erano ubicati ad una certa distanza dalla città vera e propria.Un altro aspetto molto sottovalutato degli antichi ospedali senesi è la loro origine, la loro storia ed il loro rapporto con la Terrasanta e gli ordini Monastico-Cavallereschi.Alcuni di questi nacquero con la nobile intenzione di carità ed accoglienza da parte di Enti e ordini religiosi, come i canonici del Duomo, i cistercensi, i domenicani, i francescani, altri furono costituiti per lascito di personaggi ricchi e facoltosi, altri ancora per ostentare la propria magnificenza da parte delle casate nobili di Siena, come i Malavolti, i Salimbeni, i Saracini, i Petroni, i Mignanelli, i Tolomei, altri furono fondati da Ordini Monastico cavallereschi.
Il più antico di questi Ordini fu quello dei cavalieri di Altopascio o del Tau, i primi a fondare in Toscana (ma ad Altopascio e non a Siena) uno spedale per pellegrini di una certa grandezza prima ancora che venisse fatta la prima crociata. Ebbene, anche nella nostra città quest’ordine gestiva direttamente un’ospedale in Valli, vicino alla chiesa di San Mamiliano (detto prima di di S. Giuliano e Giacomo e poi di S. Pietro quando passò ai camaldolesi). Ma Siena e la Francigena videro anche, dopo il 1099, una forte influenza dei cavalieri ospedalieri che gestirono direttamente chiese, ospedali e terreni in tutto il nostro territorio. Dei Templari furono sicuramente alcune mansioni, chiese ed ospedali come quello di San Giacomo a S. Gimignano, quello di Poggibonsi, S. Pietro in Camollia, Frosini, forse S. Ilario ad Isola d’Arbia e Serravalle, ma anche alcune torri in Siena come la “Torre degli Assassini” in Pantaneto. Dei Cavalieri di San Giovanni (Gerosolomitani o Giovanniti o Ospitalieri, poi in seguito di Rodi e di Malta) almeno una chiesa e Ospedale a San Gimignano, a Colle, a Poggibonsi, S. Leonardo a Siena (contrada del Montone), Isola d’Arbia, S. Giovanni a Selvitella (oggi Sorbitella al Poggio), S. Pietro a Ponte d’Arbia.
Da recenti studi è emerso che anche la Chiesa e l’annesso Ospedale di S. Maria a Bellemme in Valli (l’ospedale era detto di San Guglielmo o della Stella), fosse appannaggio diretto del Vescovo di Betlemme e dei Betlemitani che avevano appunto una stella come simbolo ed il Rettore fu per molti secoli scelto tra gli esponenti della casata dei Mignanelli.Molto influenti furono anche nella nostra città i cosiddetti “Cavalieri gaudenti” e poi successivamente anche i Cavalieri Teutonici e di S. Giacomo, ma di questi, siamo riusciti solo a testimoniarne la presenza, senza ricondurli direttamente ad edifici ospedalieri.
Anche la storia dell’ Ospedale del Santa Maria della Scala ha avuto a che fare più volte con questi cavalieri, tanto che qualcuno di questi ne fu anche Rettore, come ad esempio Messer Ristoro di Giunta Menghi (1294-1313) che era Cavaliere di San Giovanni e Antonio di Alessandro Ugolini Billò (1710-1730), Cavaliere di S. Stefano.Dunque uno stretto legame tra gli Ospedali e le Chiese di Siena e gli ordini monastico-militari che è ancora tutto da scoprire, ma che vide nella nostra città un terreno fertilissimo sul quale impiantare solidi e cospicui rapporti.