SIENA. Chi erano i Cavalieri gaudenti?
Frate Domenico Maria Federici, provinciale dei Predicatori, nel 1787 compì l’impresa di scrivere un libro sulla storia poco conosciuta di questo ordine militare e religioso. Già egli stesso, nella sua “Istoria de’ cavalieri Gaudenti”, si lamentava del fatto che pochi scrittori ed eruditi se ne erano occupati approfonditamente, dandone notizie frammentarie, superficiali e, a volte, perfino errate. Questa milizia, chiamata in realtà “della Beata Vergine Maria”, ebbe anche a Siena molti accoliti. Nacque in Italia intorno al 1230, ma le sue origini sono senz’altro d’oltralpe e vanno ricercate nei primi anni del 1200 in special modo in Linguadoca, ai tempi della crociata contro gli Albigesi.
La pericolosa avanzata dell’ eresia albigese, e gli attacchi a chiese e monasteri, costrinse il Papa a richiedere l’aiuto dei nobili cristiani di quell’area ed a ufficializzare la guerra con una Bolla Pontificia. Per guidare i crociati contro gli eretici, c’era bisogno di una milizia, costituita per titolo di nascita (nobiltà), ed ecco che nacque una confraternita nella città di Tolosa, che inizialmente veniva chiamata “Milizia di Gesù Cristo”, vestiva abito bianco, era guidata dal Conte di Monfort e si riuniva nella chiesa di S. Maria Bianca della stessa città. In poco tempo la milizia si estese anche ad altre città, in particolar modo a Narbona. Anche Papa Onorio III, riconoscendo questa “Milizia di Cristo”, volle dargli alcune ordinanze e stabilì che il loro abito dovesse essere bianco con mantello nero e che questi cavalieri vivessero con le stesse regole dei Cavalieri del Tempio e fossero insigniti della croce.
In Italia quest’ordine iniziò la sua affermazione intorno al 1230 a Parma e a Bologna e tra i primi nobili che vi compaiono come ascritti vi troviamo i bolognesi Loderengo degli Andalò e Catalano Malavolti. Il loro scopo principale, oltre a quello di combattere le eresie, era anche quello di rappacificare le fazioni cristiane in lotta tra di loro e quindi, in quei tempi anche i Guelfi e i Ghibellini, ma non solo. Si dovevano peritare per evitare gli scontri tra casate nelle varie città, occuparsi delle vedove e dei fanciulli.
I Gaudenti a Siena
Dante Alighieri, inconsapevolmente, è forse la fonte più importante che ci ha parlato esplicitamente dei Cavalieri Gaudenti nella sua Divina Commedia.Certo questi frati-cavalieri non dovevano essergli molto simpatici, perché li colloca all’ inferno e precisamente nel Canto XXIII°, tra gli “Ipocriti”: “Frati godenti fummo, e bolognesi; / io Catalano e questi Loderingo / nomati, e da tua terra insieme presi”. I due personaggi citati da Dante erano senz’altro tra i più alti in grado di quest’ordine (secondo alcuni i fondatori, secondo altri Loderingo fu comunque uno dei primi Gran Maestri della Milizia Gaudente). Per alcuni studiosi, anche lo Stricca Tolomei di Siena (Stricca è il diminutivo di Baldistricca), citato da Dante come membro della “brigata spendereccia”, fu un Cavaliere Gaudente.
In realtà gli storici, studiosi della Divina Commedia, sembrano convergere sul fatto che lo Stricca citato fosse senese sì, ma della famiglia Salimbeni, anche se ai tempi il nome Baldistricca era diffusissimo ed in particolar modo tra i membri della casata Tolomei.
Uno Stricca Tolomei infatti, risulta nel 1294 “milites gaudenti” in un atto notarile nel quale è testimone e garante nella causa di affidamento dei figli a Pia Guastelloni da poco rimasta vedova di Baldo Tolomei (vedi il mio articolo sul ritrovamento della “domus” di Pia Tolomei a Monteroni d’Arbia).
Anche il famosissimo poeta Cecco Angiolieri ci parla implicitamente dei Cavalieri Gaudenti a proposito di suo padre: “E quegli è il Cavalier, ch’è senza vajo, / Cioè il Gaudente, cui febbre non tocca”. Infatti da diversi atti, risulta effettivamente ascritto all’Ordine.
A Siena i “milites gaudenti” erano a fine 1200 molto numerosi, tanto che, nella nostra città, si tenne nel 1280 una famoso e documentato “Capitolo Generale” dell’Ordine. Il loro luogo di adunanza era solitamente presso i Frati Predicatori di San Domenico e sembra che, non avendo l’obbligo del celibato, anche le loro mogli potessero far parte della milizia, così da avere anche un ramo femminile dell’ordine. Secondo alcuni eruditi, furono proprio alcune di queste vedove a fondare sin dal principio, i Collegi del Terz’Ordine di San Domenico a Siena. Poiché sono numerosi gli studiosi che menzionano come “gaudenti”, personaggi appartenenti a famiglie senesi, a partire dal 1275, ho pensato di incrociare i dati che ci forniscono alcuni di essi (Benvoglienti, Ugurgieri, Ubaldini, Federici ecc…). Ne risulta un elenco interessante:
Fra’ Bartolomeo di Mino di Compagno Agazzari
Fra’ Ambrogio di N. Beringhieri (doc. nel 1360)
Fra’ Bartolomeo di Buon Ristoro (Buonristori)
Fra’ Simonetto di Cantone da Casole (Cantoni)
Fra’ Lamberto di Vigoroso Cittadini
Fra’ Niccolò di Mino di Ghida Salvi
Fra’ Grifo di Paolo da Mont’Alcino (circa 1350)
Fra’ Figo o Federico Scotti
Fra’ Giacopo de Marescotti
Fra’ Feo de’ Palmieri (risulta in vita nel 1328)
Fra’ Angiolieri (padre di Cecco)
Fra’ Stricca Tolomei (doc. del 1290 e 1294)
Fra’ Fortebraccio
Frà Malavolta de’ Malavolti
Fra’ Pelacani di Raniero da Siena (doc. 1289)
Frà Tommaso Colombini (fratello del Beato Colombini fondatore dei Gesuati)
Fra’ Catelano Malavolti**
**Catelano o Catalano Malavolti è citato dallo stesso Alighieri come “bolognese”, ma negli atti de’ Santi de’ Bollandisti, compare tra le carte del Beato Ambrogio Sansedoni (che visse dal 1220 al 1286) come “Cavaliere Gaudente Senese”.
Probabilmente il Malavolti della Divina Commedia e quello di Siena, furono la stessa persona che, visti gli incarichi (ad esempio quello di Podestà), vennero svolti nella città bononiense.