di Augusto Codogno
(seconda puntata)
SIENA. Abbiamo notizie che una casa, dove attualmente è ubicata la Villa, esisteva già nel 1449 ed era di proprietà del Santa Maria della Scala. Poco dopo la proprietà passava niente di meno che al famoso pittore senese Lorenzo di Pietro detto “Il Vecchietta” (1412-1482).
Nel 1449 infatti l’Ospedale, probabilmente per pagare al maestro i numerosi lavori fatti all’interno della sua grande struttura senese (tra cui ricordiamo gli affreschi nella Sala del Pellegrinaio ed il Reliquiario nella Cappella del Manto), gli cedette un Podere a Certano. Al tempo di questo contratto era Rettore ser Urbano di Pietro il Bello e tale operazione era mirata a compensare alcuni crediti vantati dal pittore. Il tutto andò a buon fine perché quattro anni dopo, nel 1453, nella denuncia dei beni (Lira) fatta dal Vecchietta, compare chiaramente, che la casa era passata a lui:
“…E più ò una pocissioncella chon vignie e terre, in tutto staia 18 circa ch’essa posta nel chomuno di Certano allato alla Chiesa, la chuale è in modo che non ci truovo mezaiolo, sì pell’essere la chasa allato al cimittero della Chiesa e pello essere bretta e di pocho frutto e molto allato a boscho, che al temporale che conchorre è malsicura”
Naturalmente era uso del tempo che, in tutte le dichiarazioni con fini fiscali, ogni proprietario tendesse sempre a sminuire il valore del proprio immobile per poter pagare meno tasse. Da questo documento emergono due importanti informazioni storiche ed architettoniche: che la casa era a lato della chiesa ed accanto al cimitero e che il bosco arrivava fin quasi alle abitazioni. Il Vecchietta ripeterà la stessa descrizione dei suoi possedimenti in Certano anche nelle successive dichiarazioni del 1465 e del 1467, senza aggiungere niente di più e niente di meno.
Nel 1479 Lorenzo di Pietro si ammalò e lasciò al notaio un testamento, che venne poi impugnato dopo la sua morte avvenuta nel 1482 dalla moglie e dal di lui fratello per mediare tra la volontà del defunto, che aveva lasciato molti beni al Santa Maria della Scala. La vedova del Vecchietta, donna Francesca ed il fratello del pittore, tale Bartolomeo di Pietro, scambiarono la casa di Certano donandola di nuovo all’Ospedale ricevendone in cambio un usufrutto posto nella località di San Rocco a Pilli. Era il 26 marzo del 1483: “Fu finalmente rimesso in misser lo rectore antedecto che, volendo madonna Francesca, donna che fu di misser Lorenzo Vecchietta e ser Bartolomeo suo fratello dare e donare la possessione di Certano che esso misser lo rectore in cambio possi concedare a loro l’uso et usufructo de la possessione d’esso Spedale, posta a Pilli, la quale fu di Biagio cartaio, a loro et ciascuno di loro, cioè d’essa madonna (Francesca) et Bartolomeo”.
Nel 1673 abbiamo notizie di un podere in luogo Certano, conteso tra le Monache di Santa Maria degli Angeli di Siena (monastero in Valli, vicino a Porta Romana) e tale Ottaviano Acciaria. Nel medesimo anno però, un altro podere in luogo Certano apparteneva ancora al Santa Maria della Scala.
Non troviamo in questo periodo molte notizie su Certano se non che il parroco di Terrenzano fu autorizzato nel 1738 al taglio di due grandi quercie dietro alla chiesa di S. Angelo. Nella seconda metà del 1700 dovrebbe essere avvenuto il passaggio dei principali immobili che costituivano il borgo alla famiglia Baldassarini Macinelli.
Potrebbe essere avvenuto intorno agli anni 1780/1790 poiché i beni del Santa Maria della Scala vennero svenduti in massa col placet del Granduca di Toscana che intendeva porre fine all’agonia economica dell’Ente ormai in defict perenne. Nel 1767 infatti, tra le famiglie residenti a Certano ancora non compariva nessun membro di questa famiglia che ancora abitava in Siena nel terzo di San Martino.
Lo Stato delle Anime compilato dall’allora Parroco di San Lorenzo a Terrenzano Angiolo Pieri, era praticamente un censimento delle famiglie divise in comunità parrocchiali. Va da se che Certano ancora veniva censita separatamente da Terrenzano.
La famiglia Baldassarini, originaria del Volterrano, ma più anticamente proveniente da Monterotondo, dove a metà del 1600 gestiva alcune miniere di “allume”, era nominata in alcuni documenti “Baldasserini” o “Baldassarini”. Essa ottenne l’ammissione alla nobiltà volterrana solo nel 1755, ma alcuni suoi discendenti come Francesco e Niccolò di Piero Baldassarini, già agli inizi del Settecento avevano avuto la cittadinanza fiorentina.
La famiglia Macinelli, già attestata a Siena fin dal 1600, finì per estinguere la sua linea maschile ai primi dell’Ottocento poiché Giuseppe Macinelli ebbe solo una figlia femmina (Niccola), che sposò un Baldassarrini ed ebbe come suo primogenito Francesco Baldassarrini. Fu così che i due cognomi si fusero negli anni 1835-1850.
Tutti questi dati sono riportati grazie ad una sentenza della Sacra Ruota (anno 1832) inerenti ad una disputa sul patronato di una cappella gentilizia all’interno della chiesa di San Giorgio di Siena (ancora esistente in Pantaneto), in quota a Francesco Baldassarrini, figlio di Niccola Mancinelli di Giuseppe.
Negli anni 1820-1830 i Baldassarrini Macinelli già possedevano Certano come si dimostra dal catasto Leopoldino ed anche dal dipinto di Ettore Romagnoli depositato presso la Biblioteca degli Intronati. In quegli anni, leggendo il dipinto, vediamo che ancora la struttura non era stata adibita a villa ed il borgo appariva al suo stato primitivo. La Villa venne costruita alla fine di quel secolo, lasciando intatte solo poche parti dei vecchi edifici (la limonaia ad esempio) e dando vita ad una delle più belle ville signorili della campagna senese.
Pochi sanno che al suo interno ci sono importantissime stanze affrescate agli inizi del Novecento, di pregevole fattura e quasi nessuno sa che l’autore fu un grande pittore cortonese venuto giovanotto nella nostra città e poi diventato professore alle Belle Arti di Siena: Gaetano Brunacci (14/09/1853-10/06/1922).
Dopo essere entrato alle dipendenze del Prof. Giorgio Bandini, distinto decoratore senese e titolare della “Scuola di ornato” nel Regio Istituto di Belle Arti in Siena, lavorò anche con Luigi Mussini, maestro di discepoli del calibro di Visconti, Maccari, Amos Cassioli, Franchi, Meacci, Catani, Marinelli e Viligiardi. Di lui si ricordano i dipinti nella Sala della Deputazione del Monte dei Paschi, di cui non solo dipinse la volta, ma eseguì pure i disegni dei mobili e del parato di stoffa che copre le pareti; poi, benchè in ordine non cronologico son da ricordare: il Teatro dei Rinnovati e dei Rozzi di Siena; le decorazioni della Sala Monumentale nel Palazzo Comunale di Siena; varie Cappelle della Basilica di S. Clemente ai Servi di Siena; un Trittico per la Cappella di Valenzano (allora villa Bastogi).
A Certano, nella Villa di proprietà Baldassarini Macinelli, decorò riccamente due simpaticissime sale. Altri restauri egli fece nel Palazzo Municipale di Siena, nella celebre Abbazia di Monte Oliveto, nonché la Loggetta e la Cappella dello storico Castello di Belcaro e da non dimenticare in Cortona tutta la volta centrale del Duomo che egli affrescò nel 1887.