Trovati i resti del Mulino del
SIENA. La vicenda riguarda la famosa Grancia di Cuna, proprietà dello Spedale di Siena, una delle più potenti ed organizzate fattorie medievali della toscana.
La Grancia, che il prossimo anno festeggerà il settecentesimo anno di vita (nata nel 1314), gestiva, oltre ad un enorme patrimonio fondiario, anche case, osterie, botteghe e mulini nell’intera Valdarbia. Per fa capire meglio la grandezza del territorio amministrato, pensate che oggi sarebbe riconducibile alla quasi totalità del Comune di Monteroni d’Arbia, una parte di quello di Buonconvento, di Asciano, di Murlo e di Siena (zona Isola, Collemalamerenda, Borgovecchio).
Come ogni Ente che si rispetti, il Santa Maria della Scala pretendeva degli inventari dei beni amministrati, sia mobili che immobili ed è proprio da questi inventari che siamo in grado oggi di ricostruire una buona parte della storia e dei costumi di quel tempo.
I vari studiosi che nel corso degli anni si sono succeduti nella ricerca d’archivio, avevano rilevato la presenza, negli inventari della Grancia di Cuna, di alcuni mulini di proprietà dell’ Ospedale, come quello di Monteroni (1322), già abbondantemente studiato. La presenza di due, tre strutture molitorie però, a metà del 1500 si incrementa con un quarto mulino denominato “Mulino del Filicaio” e negli inventari, la Grancia, risulta possedere in tutto o in parte, ben quattro Mulini: Monteroni, Isola d’Arbia, More di Cuna (detto “el Molinello”) e il Filicaio.
Mentre dei primi tre mulini abbiamo ancora oggi la testimonianza fisica, tangibile e architettonica, della quarta struttura sembrava esser perduta ogni traccia. L’appassionato di storia della zona, tal Bartolomeo Verdicchio, recentemente scomparso, ma attivissimo ed appassionato, aveva individuato nel fosso del Filicaio, vicino a Cuna, l’ubicazione di tale struttura, giungendo alla conclusione che fosse andata distrutta dal tempo. Sosteneva infatti che non potesse trovarsi in altro posto che nel punto dove il fossato si interseca con il canale detto “del Gorello” storico fosso medievale che alimentava almeno due dei tre mulini della Grancia e ancora oggi funzionante.
Bartolomeo in parte si sbagliava. I resti del Mulino sono stati poi, nel 2012, da me ritrovati sulle rive dell’Arbia, proprio dove questo antico fosso sfocia nel torrente principale. Tra rovi e sterpaglie, seguendo il corso del Filicaio fino al fiume, sono emerse finalmente enormi pietre squadrate, con tracce dei muri e del carceraio di questa struttura.
Di questo Mulino, oltre alla testimonianza degli inventari, che lo volevano all’ inizio denominato anche “Molin Nuovo”, avevamo rinvenuto anche altre notizie redatte da un amministratore in visita al bene per conto della Grancia.
In Archivio di Stato di Siena, nel Fondo “Ospedale S. Maria della Scala (Filza 172-carte 110v e 111r), esiste infatti della documentazione manoscritta ed un rudimentale disegno a mano fatto in quella occasione e da questa carta, si reperiscono ulteriori dettagli.
Infatti, dalla traduzione, emerge non solo la data di costruzione (1522), ma viene confermata anche l’ubicazione sulle sponde dell’Arbia.
La traduzione, con l’aiuto del professor Michele Pellegrini, recita così: “Mulino nuovamente facto nella corte della nostra Grancia di Cuna posto insulfossato del Filicaio di sotto alla strada romana chiamato el Mulino del Filicaio quale per li due terzi sta allo spedale nostro e per l’altro terzo a messere Lonardo di Niccolò Vignaj dalle Serre (?)…di loro figli (?)…partecipando loro così alle spese come dell’utile. Quale mulino macina a due palmenti et imprima laqua dell’Arbia e laqua di detto fossato pigliando laqua di essa Arbia dalla steccata nuovamente fatta al nostro Mulinello insulla strada romana….”.
Nell’ inventario della Grancia di Cuna del 1596, risulta ancora funzionante insieme a quelli di Monteroni, di Isola d’Arbia, di More di Cuna, ma ad oggi è l’unico che non è rimasto in piedi.