Le tracce sono visibili in via Don Minzoni
di Augusto Codogno
SIENA. Nel tratto di mura che da Porta Camollia scende verso San Lorenzo (l’attuale Via Don Minzoni), si apriva, a poca distanza, la cosiddetta “Porta di Monte Guatiani”. Questa antica porta la troviamo in diversi documenti nominata anche come “Portam Montis Guathiani”, “Monteguaitano”, “Monteguastani”, “Monte Guattaio”, “Monte Grattiano”, “Monte Grattiani”.
Questo varco è ancora visibile, nonostante sia tamponato a mattoni ormai da centinaia di anni, sulla cresta (in senese greppo) sovrastante il piccolo parcheggio lungo le mura che scendono da Camollia. A poca distanza, ma più a sud, in situazione simile, si vede anche l’antica Porta di Campansi, di cui parleremo in un’altra puntata.
La Porta di Monteguatiani è nominata fin da metà del 1200 e nel 1310, compare addirittura nel “Constituto Volgarizzato”, nel quale si ordina per essa, una delle tante risistemazioni o “racconci”. Era quindi importante per il Comune di Siena perché, come si evince dallo stesso documento, era la via per il quale si transitava per andare o venire dal Valdarno e dal Casentino ed era di utilità per gli uomini che vi transitavano con bestie e grascia. Da qui dunque, si scendeva a valle in modo abbastanza ripido o forse con qualche tornante per limitarne la scoscesità. Da questa porta si raggiungeva anche la Fonte di Malizia (citazione di M. Ascheri) che fu detta appunto, in diverse carte, “Fontem Monte Guaitai”. La strada che dall’ interno delle mura, portava al varco, era perpendicolare a Via del Pignattello
Secondo quanto riportato dallo storico Sigismondo Tizio, la Porta di Monteguatiani si trovava negli orti della Chiesa di Santa Maria delle Grazie “Hortis S. Mariae Gratiarum”. Questa chiesa, venne così chiamata ai tempi della peste del 1348, in onore della “Vergene difenditrice della città”. La chiesa venne poi in seguito titolata a Maria Maddalena Penitente e poi a Maria Santissima del Rosario di Pompei.
Sicuramente, l’origine della chiesa di Santa Maria delle Grazie, ed il contiguo “Spedale” sono collegabili con la sostanziosa divulgazione dell’adorazione di un vicinissimo tabernacolo mariano. Abbiamo notizia infatti, che già a metà del Duecento, esisteva non lontano dalla porta, (e quindi dalla chiesa e dallo “spedaletto”), un piccolo trittico “a sportelli”, di cui ignoriamo l’autore. Si trattava di un lavoro in avorio su legno ed era entrato, a causa di molte grazie e miracoli, in devozione alla popolazione. La leggenda narra che fu rubato da un pellegrino francese di passaggio, ma che dopo qualche mese, la sacra immagine tornò miracolosamente al suo posto vicino a Porta Monte Guatiani.
Durante la peste del 1348, la piccola madonna fu oggetto di continui pellegrinaggi da parte di senesi che provenivano anche da altri rioni della città. Questo trittico miracoloso, esiste ancora oggi ed è ubicato nella chiesa di San Pellegrino alla Sapienza. Sempre dal Tizio, veniamo a sapere che nel 1355, la custodia di questa porta era demandata alla “Societatis Mansionis Templi”, e quindi al popolo della “Magione del Tempio” (Chiesa di S. Pietro in Camollia), ma, qualche anno prima, viene anche citata una vera e propria “Compagnia” denominata “di Monteguastani e Fontegiusta”.Secondo la Cronaca Senese di Andrea Dei, continuata da Agnolo di Tura e riportata anche dal Gigli, questa porta fu poi murata dal Comune di Siena nel 1368, ai tempi del Governo dei Dodici e della sua divisione nelle due fazioni dei “Caneschi” e dei “Grasselli”.
La Porta di Monteguatiani fu dunque importante e strategica per la parte nord della città, sia perché privilegiava i traffici provenienti dalla Valle di Malizia e Riluogo, e quindi dalla via che portava in Valdarno, sia perché collegata direttamente con la Porta di Pescaia da una via interna che tagliava via del Pignattello e via di Camollia. In sostanza fu anche una scorciatoia per chi si doveva recare da est a ovest della città o viceversa. La sua altezza poi, ne facilitava la difesa.
Portandosi fisicamente sul posto, davanti all’arco e alla tamponatura, si notano ancora i resti dell’antica e ripida strada che si doveva percorrere per arrivarci. Questa carreggiata, ora interrotta perpendicolarmente da Via Don Minzoni, sembra, traversato l’asfalto, riprendere in precisa corrispondenza con un altro tratto di selciato il quale oggi scende verso un podere posto proprio davanti ad essa.
Basta un occhio non particolarmente “da specialista” per affermare che, per fattezze e direzione, potrebbe essere parte del proseguimento dell’antico tracciato ora scomparso.
SIENA. Nel tratto di mura che da Porta Camollia scende verso San Lorenzo (l’attuale Via Don Minzoni), si apriva, a poca distanza, la cosiddetta “Porta di Monte Guatiani”. Questa antica porta la troviamo in diversi documenti nominata anche come “Portam Montis Guathiani”, “Monteguaitano”, “Monteguastani”, “Monte Guattaio”, “Monte Grattiano”, “Monte Grattiani”.
Questo varco è ancora visibile, nonostante sia tamponato a mattoni ormai da centinaia di anni, sulla cresta (in senese greppo) sovrastante il piccolo parcheggio lungo le mura che scendono da Camollia. A poca distanza, ma più a sud, in situazione simile, si vede anche l’antica Porta di Campansi, di cui parleremo in un’altra puntata.
La Porta di Monteguatiani è nominata fin da metà del 1200 e nel 1310, compare addirittura nel “Constituto Volgarizzato”, nel quale si ordina per essa, una delle tante risistemazioni o “racconci”. Era quindi importante per il Comune di Siena perché, come si evince dallo stesso documento, era la via per il quale si transitava per andare o venire dal Valdarno e dal Casentino ed era di utilità per gli uomini che vi transitavano con bestie e grascia. Da qui dunque, si scendeva a valle in modo abbastanza ripido o forse con qualche tornante per limitarne la scoscesità. Da questa porta si raggiungeva anche la Fonte di Malizia (citazione di M. Ascheri) che fu detta appunto, in diverse carte, “Fontem Monte Guaitai”. La strada che dall’ interno delle mura, portava al varco, era perpendicolare a Via del Pignattello
Secondo quanto riportato dallo storico Sigismondo Tizio, la Porta di Monteguatiani si trovava negli orti della Chiesa di Santa Maria delle Grazie “Hortis S. Mariae Gratiarum”. Questa chiesa, venne così chiamata ai tempi della peste del 1348, in onore della “Vergene difenditrice della città”. La chiesa venne poi in seguito titolata a Maria Maddalena Penitente e poi a Maria Santissima del Rosario di Pompei.
Sicuramente, l’origine della chiesa di Santa Maria delle Grazie, ed il contiguo “Spedale” sono collegabili con la sostanziosa divulgazione dell’adorazione di un vicinissimo tabernacolo mariano. Abbiamo notizia infatti, che già a metà del Duecento, esisteva non lontano dalla porta, (e quindi dalla chiesa e dallo “spedaletto”), un piccolo trittico “a sportelli”, di cui ignoriamo l’autore. Si trattava di un lavoro in avorio su legno ed era entrato, a causa di molte grazie e miracoli, in devozione alla popolazione. La leggenda narra che fu rubato da un pellegrino francese di passaggio, ma che dopo qualche mese, la sacra immagine tornò miracolosamente al suo posto vicino a Porta Monte Guatiani.
Durante la peste del 1348, la piccola madonna fu oggetto di continui pellegrinaggi da parte di senesi che provenivano anche da altri rioni della città. Questo trittico miracoloso, esiste ancora oggi ed è ubicato nella chiesa di San Pellegrino alla Sapienza. Sempre dal Tizio, veniamo a sapere che nel 1355, la custodia di questa porta era demandata alla “Societatis Mansionis Templi”, e quindi al popolo della “Magione del Tempio” (Chiesa di S. Pietro in Camollia), ma, qualche anno prima, viene anche citata una vera e propria “Compagnia” denominata “di Monteguastani e Fontegiusta”.Secondo la Cronaca Senese di Andrea Dei, continuata da Agnolo di Tura e riportata anche dal Gigli, questa porta fu poi murata dal Comune di Siena nel 1368, ai tempi del Governo dei Dodici e della sua divisione nelle due fazioni dei “Caneschi” e dei “Grasselli”.
La Porta di Monteguatiani fu dunque importante e strategica per la parte nord della città, sia perché privilegiava i traffici provenienti dalla Valle di Malizia e Riluogo, e quindi dalla via che portava in Valdarno, sia perché collegata direttamente con la Porta di Pescaia da una via interna che tagliava via del Pignattello e via di Camollia. In sostanza fu anche una scorciatoia per chi si doveva recare da est a ovest della città o viceversa. La sua altezza poi, ne facilitava la difesa.
Portandosi fisicamente sul posto, davanti all’arco e alla tamponatura, si notano ancora i resti dell’antica e ripida strada che si doveva percorrere per arrivarci. Questa carreggiata, ora interrotta perpendicolarmente da Via Don Minzoni, sembra, traversato l’asfalto, riprendere in precisa corrispondenza con un altro tratto di selciato il quale oggi scende verso un podere posto proprio davanti ad essa.
Basta un occhio non particolarmente “da specialista” per affermare che, per fattezze e direzione, potrebbe essere parte del proseguimento dell’antico tracciato ora scomparso.