Epilogo di una vicenda familiare caratterizzata da violenza e maltrattamenti
SIENA. Ennesima storia di violenza domestica, lui despota con moglie e figli, voglia e necessità di avere il controllo assoluto come capo famiglia, e privazione ai componenti del nucleo familiare dei basilari bisogni di serenità e gioia. E’ una famiglia originaria della Giordania, ma da anni inserita nel contesto senese, tanto che i figli sono nati a Siena e frequentano da subito la realtà toscana.
Lei trova la forza a fine 2014 di denunciare tutta la situazione e mettere nero su bianco, ai carabinieri della stazione di Siena, quella che ormai è diventata una situazione insopportabile, sia per lei che per i due figli (un maschio ed una femmina) quindicenni che ormai non sa più come proteggere dai maltrattamenti e dai comportamenti irosi dl marito. Immediatamente i militari dell’arma hanno messo in atto, in accordo con la Procura di Siena, tutti gli strumenti a disposizione per cercare di dissuadere l’uomo a perseverare nel suo comportamento incivile ed intollerabile. ma ogni divieto di avvicinamento o di frequentazione notificatogli non portava al risultato sperato. Nemmeno aver portato la donna ed i figli in una struttura ricettiva “protetta” lo ha dissuaso dal cercare sempre il contatto attraverso il telefono o nell’attendere la donna sotto la loro ex abitazione con esplicite minacce di ritorsione.
Questa costanza di atti minatori, di messaggi intimidatori sul telefono della figlia ad indirizzo della moglie, non trovano fine, finchè nella trascorsa serata H.A.H. (classe ’73), a seguito di ordinanza di esecuzione di custodia cautelare in carcere, veniva tratto in arresto e associato al carcere di Santo Spirito a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Termina cosi una triste vicenda che fortunatamente non ha trovato epilogo peggiore come in altre realtà d’Italia purtoppo è successo. Questo è stato possibile grazie soprattutto all’affiatamento che, in questi casi, si viene ulteriormente a rafforzare tra carabinieri, Procura della Repubblica e associazioni come “Donna chiama donna” che è stata immediatamente allertata ed ha permesso di seguire la situazione con la giusta sensibilità e sicurezza per la donna ed i figli, che, benché consapevoli di quanto sarebbe potuto accadere, hanno affrontato il momento con coraggio e voglia di porre fine alla loro precedente vita.