SIENA. Una questione nazionale. Non solo senese. I problemi dell’università di Siena devono essere risolti da tutte le parti in causa, insieme. Certamente la città con le sue istituzioni, certamente la Regione Toscana ma di sicuro anche il governo. Tutti insieme perché la situazione finanziaria è molto seria. E’ questa la linea emersa dal dibattito del Partito democratico che si è svolto questo pomeriggio alla saletta dei Mutilati. Molti gli interventi che si sono succeduti, tra cui quello di Luciano Modica, ex rettore di Pisa e responsabile nazionale per il Pd del settore. Ma affiora anche la preoccupazione delle ricadute che la crisi dell’ateneo potrà avere sulla città.
Dino Marchese coordinatore del forum del Pd senese su ricerca ed Università ha dichiarato "Solo facendone una questione nazionale si daranno risposte alle difficoltà. Per riprendersi occorrono due virtù: grande senso di responsabilità e assoluta chiarezza. E’ evidente che Siena è cresciuta troppo rispetto alle sue possibilità. Ma se la situazione non è precipitata, questo è dovuto all’impegno degli enti locali. C’è il rischio di apertura a Siena e nell’università di un forte conflitto sociale tra chi è garantito e chi no. I sacrifici sono necessari per tutti. Ma certe aspettative recenti non possono essere soddisfatte. L’università deve decidere in autonomia e con i propri gruppi dirigenti. Deve essere autorevole e all’altezza di questa fase eccezionale. E credibile moralmente".
Roberto Renò è un ricercatore, convinto che Il PD debba prendere "una posizione forte sull’opzione pubblica dell’università". Nell’intervento Renò ha criticato l’assenza di valutazione per i docenti.
Ha poi preso la parola Marta Rapallini, responsabile regionale del Pd per l’università: "Non si esce da questa situazione con maquillage di bilancio Non occorre solo ridurre le spese, ma cambiare anche atteggiamento, modificando radicalmente l’assetto dell’università senese. La Regione Toscana fa tanto per le tre università ma lo fa un po' a pioggia. E’ indispensabile, invece, un sistema regionale della formazione".
Per Maurizio Cenni, sindaco di Siena, è "urgente un incontro rapido con il governo. Il piano di risanamento è una traccia non definitiva in cui è presente un forte squilibrio. Sono preoccupato degli effetti che questa crisi potrà avere sulla città, non solo per i posti di lavoro ma anche per l’indotto. La situazione non si risolve senza un apporto finanziario concreto di una certa entità. Ma non con i criteri di Roma, Taranto o Catania. Non sono convinto della ipotesi di una fondazione di livello regionale. Non bisogna dare giudizi ingenerosi sul nostro ateneo che a livello patrimoniale ha cose su cui contare".
Orlando Paris del movimento degli studenti è "mancata la chiarezza, la lungimiranza, nella gestione della crisi. Il piano di risanamento è in continuità con la legge 133 e colpisce i più deboli".
Secondo Alessandro Starnini, vicepresidente del consiglio regionale, c'è da porsi prima di tutto qualche domanda: "C’è a Siena la consapevolezza della portata del problema università? In mancanza di azioni positive da parte di enti locali e governo in tempi brevi potremmo avvicinarci al uno choc tremendo E cosa fare per evitarlo? Le cose da fare devono essere concertate. Il danno fatto è grosso e dobbiamo esserne consapevoli. Non vogliamo soluzioni particolari per Siena, ma non vogliamo nemmeno atteggiamenti di indifferenza. A meno che chi governa non pensi che l’università pubblica deve morire". Per starnini deve anche iniziare "un percorso di rinnovamento dell’ateneo, lavorando al piano di risanamento ma anche per il rinnovamento dei suoi organi, cambiandone l’impronta".
Claudio Vigni, segretario provinciale della Cgil, nelsuo intervento ha ribadito: "Il debito dell’ateneo è inaccessibile per le forze locali. E vista la sua entità non basta la vendita degli immobili. E poi bisogna trovare anche chi compra… Il, piano di risanamento è una vera e propria cura da cavalli. In ogni caso occorre cambiare il modo di gestire l’ateneo"
"Per rimediare al disastro occorre utilizzare il patrimonio. Ci sono misure che vanno attuate e sono inevitabili – ha affermato Flavio Mocenni, consigliere d’amministrazione ateneo -. E occore cambiare anche il modo di lavorare del Cda, che non funziona. E’ un organismo pletorico".
L'ex-rettore Luciano Modica ha tratto alcune conclusioni: "Il sistema universitario è gravemente sotto finanziato ma anche male amministrato. Gli strumenti che abbiamo non sono utilizzati al meglio. Non dobbiamo nasconderci il baratro. E anche l’autonomia ci ha messo in una situazione di ottima qualità ma è stata male amministrata. Pochi si sono dati regole vere nella gestione dell’università. Siena è riconosciuta come una delle migliori università, ma da qui deve partire una riflessione su cosa significa gestire".