La protesta si è conclusa davanti al tribunale
di Augusto Mattioli
SIENA. La magistratura senese deve accertare in tempi brevi se ci sono responsabilità penali sulla situazione finanziaria dell’ateneo. Con queste ed altre motivazioni oggi (4 marzo) un centinaio di persone tra dipendenti, studenti, ed esponenti di alcuni sindacati (Cisal Università, Ugl, Rbd, Uil, Cisapuni, Confsal Snals università), ha partecipato ad un corteo, controllato da forze di polizia, che è partito dal Rettorato e si è diretto al Palazzo di Giustizia, dove si trovano conservate le carte che spiegano le cause della crisi dell’ateneo.
Diversi i filoni di indagine, tutti ancora aperti: quello sui conti in rosso, quello sulla nomina a direttore amministrativo di Ines Fabbro, quello riguardante eventuali irregolarità commesse dalla commissione elettorale in occasione delle elezioni dell’attuale rettore Angelo Riccaboni. Per questa inchiesta proprio qualche giorno fa è stata sentita dal magistrato il ministro Maria Stella Gelmini.
Alla manifestazione non hanno aderito né la Cisl né la Cgil, che il prossimo 10 marzo terrà un’assemblea di dipendenti per discutere dei problemi ancora aperti. Nei confronti dei sindacati c’è stata la contestazione di alcuni manifestanti davanti alla sede della Cgil. Una dura risposta è per questo arrivata dal segretario provinciale della Cgil Claudio Guggiari. “In relazione alla manifestazione odierna, essendo stata oggetto di contestazione, la Cgil di Siena, pur riconoscendo la libertà di ognuno di sostenere le tesi che vuole, condanna l’inaccettabile posizione di chi porta avanti operazioni del tutto demagogiche e strumentali, consapevole di lavorare in stretto contatto con i lavoratori e le lavoratrici dell’Università di Siena impegnati nel chiedere e sostenere una diligente verifica di merito al fine di salvaguardare la natura pubblica, l’occupazione, la qualità della ricerca e della didattica del nostro Ateneo”.
Davanti al palazzo di giustizia è stata letta una lettera inviata al procuratore della Repubblica di Siena Tito Salerno e per conoscenza alla procura generale presso la corte di appello di Firenze, al rettore Angelo Riccaboni, al direttore amministrativo Ines Fabbro, al prefetto Gerarda Pantalone e al ministro Gelmini. In essa sostengono che nell’inchiesta in corso sul dissesto finanziario l’ateneo e gli stessi dipendenti sono parte lesa ma che non essendo ancora state chiuse le indagini non c’è la possibilità di costituirsi parte civile “nonostante appaiano evidenti i danni che ai dipendenti universitari sono derivati da queste situazioni e comportamenti”.