SIENA. L'Università di Siena e Confindustria Toscana Sud hanno firmato oggi un accordo di collaborazione per una sinergia efficace tra studio e lavoro. L'idea è quella di rilanciare – sopratutto in un momento di cirsi come quello attuale – un sistema che coniughi la formazione con l'innovazione, la creatività con il territorio e soprattutto sia in grado di dare forma ad una ricerca vera, fondamentale per lo sviluppo del paese e del territorio toscano in particolare. All'impegno si sono dedicate numerose e valide “teste” delle due parti, compresi docenti e referenti di Università e Confindustria.
Il rettore Focardi ha sottolineato con un certo ottimismo come l'ateneo stia lentamente uscendo dal tunnel “anche se gli obiettivi si possono festeggiare solo quando sono raggiunti”, ha spiegato. “Le tre sedi confindustriali della Toscana meridionale – ha puntualizzato – hanno contribuito a gettare le basi di un progetto che riconosce all'università una solida componente di concretezza, Ne deriva una struttura specifica che si dedica al progetto anche attraverso una puntuale organizzazione e catalogazione dei rapporti tra ateneo e lavoro. I vari comparti non devono più essere stagni – ha concluso il rettore – ma devono interagire per creare un sistema atto a dare sviluppo e vantaggio reale alla società. Un sistema integrato “a rete”, che sia in grado di produrre competitività e nuovi prodotti”.
Claudio Gentili, direttore di di Confindustria Education, ha spiegato come il concetto di “universitas” debba passare attraverso didattica, ricerca e trasferimento tecnologico. Poi ha sostenuto “L'Università in Italia se la passa male: solo lo 0,9 del Pil viene impiegato per gli atenei e i trasferimenti dello stato andranno man mano calando. Ma è soprattutto nei momenti di crisi – ha insistito – che si deve investire nelle Università e nella ricerca (negli Usa sono stati destinati a questo scopo 83 miliardi di dollari). E' necessario che in Italia ci siano meno sprechi e più competitività se si vuole iniziare un percorso di ripresa”.
La presidente di Confindustria Toscana, Antonella Mansi, ha puntato sul cambiamento e sulla necessità che il mondo del lavoro e della formazione si adattino ad esso, utilizzandolo come risorsa, prima che come ostacolo. “E' sempre più strategico – ha detto – il rapporto con la ricerca e quindi con la conoscenza e l'innovazione attraverso la trasferibilità dei nuovi progetti. In questo è importante anche stimolare la crescita di nuove aziende, nuovi processi e nuovi prodotti. In Toscana non si parte da zero – ha puntualizzato -, qui cultura, impresa e ricerca hanno già dato buoni risultati”.
Più o meno sulla stessa lunghezza d'onda i tre rappresentanti delle sedi di Siena, Arezzo e Grosseto dei Confindustria. Luigi Borri per Siena ha tenuto a precisare come sia necessario adeguarsi con il mondo in cambiamento: “investimenti, sinergie e dialogo danno corpo alla collaborazione per creare figure professionali più adatte alle sfide di domani”. Il presidente Inghirami (Arezzo) ha ribadito i conceti, sottolineando però come la cultura italiana del fare si basi sul made in Italy come marchio di qualità. “E' necessario però concorrere sulla base della creatività, dell'innovazione e sulla cultura italiana. E' inutile mettersi in competizione con paesi che per strutture, popolazione e forza lavoro non sono alla nostra portata. Dobbiamo batterci sui campi dove siamo più forti: specializzazione, conoscenza, originalità devono essere diversi da quelle dei competitors internazionali che non hanno alla base la nostra cultura. Il percorso che intraprendiamo oggi mette insieme delle sinergie e può essere d'esempio per altri atenei e la ricerca”
Da Grosseto, attraverso Guadagnoli, in rappresentanza di Giannetti, arriva la conferma che “i talenti ci sono, si tratta solo di permettere loro di colmare quel gap che c'è tra l'intuizione e la maturità della realizzazione. E questo può avvenire solo con un'università che risponda in maniera precisa alle esigenze del mondo del lavoro”.
Il direttore amministrativo dell'Università di Siena, Emilio Miccolis ha dichiarato che è necessario passare “dalle parole ai fatti. La concretezza dell'idea che si sta sviluppando con questo accordo deve avere un giusto equilibrio tra le esigenze di tutti i partners ed anche un “giusto” tornaconto. Tra i valori di progetto ci sono anche le risorse che le due parti mettono a disposizione. L'ateneo di Siena concorrerà alla realizzazione con la propria organizzazione e tutto il proprio personale.
Come funziona l'accordo
A poco più di tre mesi dalla stipula dell’accordo di collaborazione tra le tre Associazioni industriali, viene di fatto avviato un sistema strutturato di rapporti e di momenti di confronto tra l’ambito pubblico della ricerca e della formazione, e quello delle imprese di queste aree, volto a favorire il trasferimento tecnologico e della conoscenza dai laboratori alle aziende, verificandone i bisogni attraverso contatti costanti e diretti, sviluppando iniziative congiunte per la progettazione e la ricerca dei finanziamenti, per innescare processi economici virtuosi e ricadute positive sui territori.
Una parte importante dell’accordo riguarda gli studenti, per i quali vengono previste azioni congiunte nell’area dell’orientamento e del placement, attraverso le quali sviluppare e diffondere una corretta conoscenza del contesto produttivo e del mercato del lavoro da un lato e, dall’altro, favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro attraverso percorsi di stage e tirocini extracurriculari, realizzati anche in sinergia con progetti di carattere nazionale.
Infine, nel settore dei servizi l’Università di Siena e le Associazioni territoriali di Confindustria potranno collaborare reciprocamente, in particolar modo nell’ambito della ricerca, del monitoraggio dei processi produttivi, nelle indagini di mercato, nell’adozione di soluzioni consorziate per utenze, forniture, e consulenze nell’ambito dell’innovazione gestionale.
Relazioni dirette, contatti costanti, maggiore conoscenza reciproca tra l’Istituzione della ricerca, del sapere e della formazione e mondo delle imprese e della produzione, maggiore apertura da entrambe le parti: è questo il significato dell’accordo che dà il via a un canale istituzionale e stabile d’interazione, nel quale le parti si impegnano per la valorizzazione del territorio e per l’attrazione di investimenti nel campo della ricerca e della produzione, attraverso tavoli periodici di consultazione tra le associazioni territoriali interessate e l’Ateneo.
Il rettore Focardi ha sottolineato con un certo ottimismo come l'ateneo stia lentamente uscendo dal tunnel “anche se gli obiettivi si possono festeggiare solo quando sono raggiunti”, ha spiegato. “Le tre sedi confindustriali della Toscana meridionale – ha puntualizzato – hanno contribuito a gettare le basi di un progetto che riconosce all'università una solida componente di concretezza, Ne deriva una struttura specifica che si dedica al progetto anche attraverso una puntuale organizzazione e catalogazione dei rapporti tra ateneo e lavoro. I vari comparti non devono più essere stagni – ha concluso il rettore – ma devono interagire per creare un sistema atto a dare sviluppo e vantaggio reale alla società. Un sistema integrato “a rete”, che sia in grado di produrre competitività e nuovi prodotti”.
Claudio Gentili, direttore di di Confindustria Education, ha spiegato come il concetto di “universitas” debba passare attraverso didattica, ricerca e trasferimento tecnologico. Poi ha sostenuto “L'Università in Italia se la passa male: solo lo 0,9 del Pil viene impiegato per gli atenei e i trasferimenti dello stato andranno man mano calando. Ma è soprattutto nei momenti di crisi – ha insistito – che si deve investire nelle Università e nella ricerca (negli Usa sono stati destinati a questo scopo 83 miliardi di dollari). E' necessario che in Italia ci siano meno sprechi e più competitività se si vuole iniziare un percorso di ripresa”.
La presidente di Confindustria Toscana, Antonella Mansi, ha puntato sul cambiamento e sulla necessità che il mondo del lavoro e della formazione si adattino ad esso, utilizzandolo come risorsa, prima che come ostacolo. “E' sempre più strategico – ha detto – il rapporto con la ricerca e quindi con la conoscenza e l'innovazione attraverso la trasferibilità dei nuovi progetti. In questo è importante anche stimolare la crescita di nuove aziende, nuovi processi e nuovi prodotti. In Toscana non si parte da zero – ha puntualizzato -, qui cultura, impresa e ricerca hanno già dato buoni risultati”.
Più o meno sulla stessa lunghezza d'onda i tre rappresentanti delle sedi di Siena, Arezzo e Grosseto dei Confindustria. Luigi Borri per Siena ha tenuto a precisare come sia necessario adeguarsi con il mondo in cambiamento: “investimenti, sinergie e dialogo danno corpo alla collaborazione per creare figure professionali più adatte alle sfide di domani”. Il presidente Inghirami (Arezzo) ha ribadito i conceti, sottolineando però come la cultura italiana del fare si basi sul made in Italy come marchio di qualità. “E' necessario però concorrere sulla base della creatività, dell'innovazione e sulla cultura italiana. E' inutile mettersi in competizione con paesi che per strutture, popolazione e forza lavoro non sono alla nostra portata. Dobbiamo batterci sui campi dove siamo più forti: specializzazione, conoscenza, originalità devono essere diversi da quelle dei competitors internazionali che non hanno alla base la nostra cultura. Il percorso che intraprendiamo oggi mette insieme delle sinergie e può essere d'esempio per altri atenei e la ricerca”
Da Grosseto, attraverso Guadagnoli, in rappresentanza di Giannetti, arriva la conferma che “i talenti ci sono, si tratta solo di permettere loro di colmare quel gap che c'è tra l'intuizione e la maturità della realizzazione. E questo può avvenire solo con un'università che risponda in maniera precisa alle esigenze del mondo del lavoro”.
Il direttore amministrativo dell'Università di Siena, Emilio Miccolis ha dichiarato che è necessario passare “dalle parole ai fatti. La concretezza dell'idea che si sta sviluppando con questo accordo deve avere un giusto equilibrio tra le esigenze di tutti i partners ed anche un “giusto” tornaconto. Tra i valori di progetto ci sono anche le risorse che le due parti mettono a disposizione. L'ateneo di Siena concorrerà alla realizzazione con la propria organizzazione e tutto il proprio personale.
Come funziona l'accordo
A poco più di tre mesi dalla stipula dell’accordo di collaborazione tra le tre Associazioni industriali, viene di fatto avviato un sistema strutturato di rapporti e di momenti di confronto tra l’ambito pubblico della ricerca e della formazione, e quello delle imprese di queste aree, volto a favorire il trasferimento tecnologico e della conoscenza dai laboratori alle aziende, verificandone i bisogni attraverso contatti costanti e diretti, sviluppando iniziative congiunte per la progettazione e la ricerca dei finanziamenti, per innescare processi economici virtuosi e ricadute positive sui territori.
Una parte importante dell’accordo riguarda gli studenti, per i quali vengono previste azioni congiunte nell’area dell’orientamento e del placement, attraverso le quali sviluppare e diffondere una corretta conoscenza del contesto produttivo e del mercato del lavoro da un lato e, dall’altro, favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro attraverso percorsi di stage e tirocini extracurriculari, realizzati anche in sinergia con progetti di carattere nazionale.
Infine, nel settore dei servizi l’Università di Siena e le Associazioni territoriali di Confindustria potranno collaborare reciprocamente, in particolar modo nell’ambito della ricerca, del monitoraggio dei processi produttivi, nelle indagini di mercato, nell’adozione di soluzioni consorziate per utenze, forniture, e consulenze nell’ambito dell’innovazione gestionale.
Relazioni dirette, contatti costanti, maggiore conoscenza reciproca tra l’Istituzione della ricerca, del sapere e della formazione e mondo delle imprese e della produzione, maggiore apertura da entrambe le parti: è questo il significato dell’accordo che dà il via a un canale istituzionale e stabile d’interazione, nel quale le parti si impegnano per la valorizzazione del territorio e per l’attrazione di investimenti nel campo della ricerca e della produzione, attraverso tavoli periodici di consultazione tra le associazioni territoriali interessate e l’Ateneo.