L'Unione sindacale di base torna sull'argomento
SIENA. Dall’Unione sindacale di base dell’Università di Siena riceviamo e pubblichiamo.
“Interveniamo con un ulteriore analisi dei flussi di mobilità interna di questi ultimi tre anni. I Direttori Amministrativi degli ultimi tre anni hanno tutti lamentato una difficoltà nella gestione della mobilità interna. Se però ci basiamo sui dati forniti dall’Amministrazione stessa possiamo ricostruire il seguente quadro.
Miccolis/Barretta: 103 trasferimenti (40 solo nei primi due mesi di lavoro di Miccolis), periodo dicembre 2008-settembre 2010. Fabbro: 56, periodo novembre 2010-luglio 2011. Totale 159.
Se lo rapportiamo a tutto il personale vuol dire che in tre anni si è trasferito il 14,6% dei colleghi. Numeri così alti non possono essere dovuti solo alla mobilità volontaria, ma anche alla capacità dei Direttori Amministrativi di trasformare mobilità d’ufficio, cioè imposte, in volontarie con varie forme di pressione. Si possono fare pressioni negative o promesse di carriera futura.
Difficile credere quindi alla favola della necessità di avere mano libera nella mobilità interna del personale, ci sembra che ve ne sia stata fin troppa. Noi siamo già intervenuti non per creare problemi ai colleghi a cui non vogliamo assolutamente impedire di cambiare tipo di lavoro, ma per chiedere chiarimenti e tutele. Ogni volta che si trasferisce qualcuno l’Amministrazione dovrebbe valutare i tempi di formazione del collega trasferito, la necessità o meno della copertura del posto che rimane vacante o le motivazioni delle richieste di personale; in alcuni casi può derivare da difficoltà interne di organizzazione che si possono risolvere in altro modo. Ci deve essere un costante monitoraggio delle richieste e dei trasferimenti fra i vari uffici, tenendo conto delle diverse esigenze fra periferia e centro.
Non stiamo cercando di bloccare un nuovo regolamento perché il personale non si vuole spostare o perché vogliamo tutelare chissà quale interesse. Nessuno pensi di strumentalizzare una legittima richiesta di chiarezza e confronto nell’interesse dell’Ateneo.
Davvero si vuol far credere di non poter gestire le urgenze con il regolamento attuale?”
“Interveniamo con un ulteriore analisi dei flussi di mobilità interna di questi ultimi tre anni. I Direttori Amministrativi degli ultimi tre anni hanno tutti lamentato una difficoltà nella gestione della mobilità interna. Se però ci basiamo sui dati forniti dall’Amministrazione stessa possiamo ricostruire il seguente quadro.
Miccolis/Barretta: 103 trasferimenti (40 solo nei primi due mesi di lavoro di Miccolis), periodo dicembre 2008-settembre 2010. Fabbro: 56, periodo novembre 2010-luglio 2011. Totale 159.
Se lo rapportiamo a tutto il personale vuol dire che in tre anni si è trasferito il 14,6% dei colleghi. Numeri così alti non possono essere dovuti solo alla mobilità volontaria, ma anche alla capacità dei Direttori Amministrativi di trasformare mobilità d’ufficio, cioè imposte, in volontarie con varie forme di pressione. Si possono fare pressioni negative o promesse di carriera futura.
Difficile credere quindi alla favola della necessità di avere mano libera nella mobilità interna del personale, ci sembra che ve ne sia stata fin troppa. Noi siamo già intervenuti non per creare problemi ai colleghi a cui non vogliamo assolutamente impedire di cambiare tipo di lavoro, ma per chiedere chiarimenti e tutele. Ogni volta che si trasferisce qualcuno l’Amministrazione dovrebbe valutare i tempi di formazione del collega trasferito, la necessità o meno della copertura del posto che rimane vacante o le motivazioni delle richieste di personale; in alcuni casi può derivare da difficoltà interne di organizzazione che si possono risolvere in altro modo. Ci deve essere un costante monitoraggio delle richieste e dei trasferimenti fra i vari uffici, tenendo conto delle diverse esigenze fra periferia e centro.
Non stiamo cercando di bloccare un nuovo regolamento perché il personale non si vuole spostare o perché vogliamo tutelare chissà quale interesse. Nessuno pensi di strumentalizzare una legittima richiesta di chiarezza e confronto nell’interesse dell’Ateneo.
Davvero si vuol far credere di non poter gestire le urgenze con il regolamento attuale?”