L'unione agricoltori richiede con forza un tavolo di confronto e concertazione per una programmazione condivisa
SIENA. Imposta di soggiorno: sarà un nuovo balzello per gli imprenditori agricoli? Ne dovranno essere gli esattori? E in più, i soldi raccolti andranno davvero a finanziare investimenti nel campo del turismo e della promozione del territorio?
Gli imprenditori agricoli sono molto preoccupati e contrariati dalla nuova imposta di soggiorno che ben presto entrerà in vigore in molti comuni della provincia di Siena e che andrà a colpire anche tutte le attività che si occupano di ricettività nel settore agricolo.
Le aziende in momenti di difficoltà, non aumentano certamente il prezzo di vendita dei loro prodotti, per cui la tassa verrà pagata, invece che dal cliente finale, dall’imprenditore.
“Questo ennesimo sforzo chiesto all’agricoltura – spiegano dall’Unione Provinciale Agricoltori di Siena – vede una giusta finalità? In momenti di crisi, occorre utilizzare le risorse per investimenti produttivi, sia in termini economici che di occupazione. Non vorremmo che la tassa di soggiorno andasse a coprire disavanzi di gestione dei bilanci comunali”.
E’ auspicabile che i Comuni abbiano un contatto con le realtà produttive del territorio per capirne le difficoltà e lavorare insieme per migliorare l’economia e l’occupazione.
“Non possiamo – aggiungono dall’Unione – continuare ad essere il salvadanaio (ormai vuoto) o diventare addirittura gli esattori”.
L’unione agricoltori richiede con forza un tavolo di confronto e concertazione per una programmazione condivisa, in grado di dare risposte alle esigenze degli associati.
“La nostra posizione – concludono – pur con massima responsabilità civile, rimane ferma nel contestare questa nuova tassa che va a colpire chi produce reddito e crea lavoro. I disavanzi dei bilanci dei comuni si risolvono con risparmi e non con nuove tasse”.