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di Annalisa Coppolaro
SIENA. ‘’Urgente, si cerca sangue di gruppo B per un bambino di 17 mesi colpito da leucemia fulminante’’. Questo uno dei testi che molti di noi hanno ricevuto via email o posta elettronica in questi giorni, seguito da un nome e numero di cellulare. La catena di Sant’Antonio, come un gioco perverso, ha fatto il giro della nostra regione. Ed è quindi partita una gara di solidarietà, centinaia di telefonate all’ospedale San Donato di Arezzo, persone che sono andate a donare il sangue.
Ma per fortuna si tratta di una bufala, come viene precisato dallo stesso ospedale e dalla Usl 8 di Arezzo che hanno diramato un comunicato dove si precisa che l’inspiegabile catena non ha fondamento ed ha, in effetti, messo pure in crisi l’ospedale stesso.
‘’La falsa notizia è stata erroneamente ripresa da alcune Tv locali, anche se protamente smentita – dice il comunicato – Corre l’obbligo di rinnovare ufficialmente questa precisazione – afferma l’Usl 8 – perchè nonostante le smentite già fatte in queste ore, l’appello corre sui telefonini tramite sms, creando una vera e propria catena di Sant’Antonio’’.
Il comunicato riflette anche sui motivi per cui certe persone ‘’lancino questi assurdi giochi di società… Materia che dovrebbero studiare soprattutto gli psichiatri’’. E nel comunicato la Usl ‘’vuole ringraziare i cittadini per l’atteggiamento di grande generosità e disponibilità immediatamente espresso. Un particolare encomio – prosegue il comunicato – va al personale del San Donato che si è trovato per 24 ore a gestire con grande professionalità una situazione complessa che ha rischiato di mettere in discussione anche la normale attività’’.
Infine, il comunicato ringrazia le associazioni donatori di sangue che sono state contattate da tante persone e che hanno ‘’svolto un eccellente lavoro d’informazione’’. E ribadisce che certi appelli possono partire esclusivamente dall’Azienda Sanitaria o dalla Regione, attraverso i canali ufficiali dell’informazione, ‘’e non tramite sms o altre forme spesso con mittenti anonimi e non rintracciabili’’.
Resta ovviamente da capire la molla che talvolta fa scattare in certe persone la voglia di emanare, sfruttando la velocità del web o del sistema di telefonia mobile, appelli del tutto sconsiderati o allarmisti, che ovviamente non possono essere facilmente distinti dai veri appelli alla solidarietà che si leggono un po’ ovunque. Di certo ognuno di noi dovrebbe riflettere sui mittenti di tali appelli e anche su certi particolari che, se analizzati attentamente, rivelano la natura fittizia degli stessi.
Sfruttare il web e gli sms può essere, come tante altre cose, positivo o negativo, a seconda dell’uso che ne viene fatto. Certamente, comunque, questa storia, come altre, può anche essere letta con occhi positivi: è vero anche oggi che nelle situazioni di emergenza la voglia di donare non manca in nessuno di noi. E la quantità di aiuti mandati in Abruzzo dopo il terremoto è, da sola, il simbolo di questa generosità tutta italiana, talvolta persino sorprendente. Per indirizzarla nel modo giusto, però, bisognerebbe che gli inventori di bufale trovassero qualcosa di meglio da fare.
SIENA. ‘’Urgente, si cerca sangue di gruppo B per un bambino di 17 mesi colpito da leucemia fulminante’’. Questo uno dei testi che molti di noi hanno ricevuto via email o posta elettronica in questi giorni, seguito da un nome e numero di cellulare. La catena di Sant’Antonio, come un gioco perverso, ha fatto il giro della nostra regione. Ed è quindi partita una gara di solidarietà, centinaia di telefonate all’ospedale San Donato di Arezzo, persone che sono andate a donare il sangue.
Ma per fortuna si tratta di una bufala, come viene precisato dallo stesso ospedale e dalla Usl 8 di Arezzo che hanno diramato un comunicato dove si precisa che l’inspiegabile catena non ha fondamento ed ha, in effetti, messo pure in crisi l’ospedale stesso.
‘’La falsa notizia è stata erroneamente ripresa da alcune Tv locali, anche se protamente smentita – dice il comunicato – Corre l’obbligo di rinnovare ufficialmente questa precisazione – afferma l’Usl 8 – perchè nonostante le smentite già fatte in queste ore, l’appello corre sui telefonini tramite sms, creando una vera e propria catena di Sant’Antonio’’.
Il comunicato riflette anche sui motivi per cui certe persone ‘’lancino questi assurdi giochi di società… Materia che dovrebbero studiare soprattutto gli psichiatri’’. E nel comunicato la Usl ‘’vuole ringraziare i cittadini per l’atteggiamento di grande generosità e disponibilità immediatamente espresso. Un particolare encomio – prosegue il comunicato – va al personale del San Donato che si è trovato per 24 ore a gestire con grande professionalità una situazione complessa che ha rischiato di mettere in discussione anche la normale attività’’.
Infine, il comunicato ringrazia le associazioni donatori di sangue che sono state contattate da tante persone e che hanno ‘’svolto un eccellente lavoro d’informazione’’. E ribadisce che certi appelli possono partire esclusivamente dall’Azienda Sanitaria o dalla Regione, attraverso i canali ufficiali dell’informazione, ‘’e non tramite sms o altre forme spesso con mittenti anonimi e non rintracciabili’’.
Resta ovviamente da capire la molla che talvolta fa scattare in certe persone la voglia di emanare, sfruttando la velocità del web o del sistema di telefonia mobile, appelli del tutto sconsiderati o allarmisti, che ovviamente non possono essere facilmente distinti dai veri appelli alla solidarietà che si leggono un po’ ovunque. Di certo ognuno di noi dovrebbe riflettere sui mittenti di tali appelli e anche su certi particolari che, se analizzati attentamente, rivelano la natura fittizia degli stessi.
Sfruttare il web e gli sms può essere, come tante altre cose, positivo o negativo, a seconda dell’uso che ne viene fatto. Certamente, comunque, questa storia, come altre, può anche essere letta con occhi positivi: è vero anche oggi che nelle situazioni di emergenza la voglia di donare non manca in nessuno di noi. E la quantità di aiuti mandati in Abruzzo dopo il terremoto è, da sola, il simbolo di questa generosità tutta italiana, talvolta persino sorprendente. Per indirizzarla nel modo giusto, però, bisognerebbe che gli inventori di bufale trovassero qualcosa di meglio da fare.