Mariotti (Vie Francigene) suggerisce di unire gli sforzi
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«Tempi peggiorati da una crisi politica senza precedenti che sta portando sull’orlo del baratro il poco tessuto vivo rimasto sul quale tenere aperti dibattiti e soprattutto operare scelte, immediate e coraggiose. Francigena, bella opportunità da non sprecare, ancora indietro rispetto alle esigenze del nostro territorio, l’impegno e’ gravoso ma le forze in campo sono molte e schierate da tempo, per realizzare il sogno di molti, compreso da pochi: diventare un grande itinerario culturale europeo che sfrutta il grande seguito del cammino di Santiago de Compostela per creare nuove opportunità di crescita indipendenti dai flussi consolidati, allo stato attuale se il Santo Padre decidesse di fare qualche metro della Via, si aprirebbe un capitolo nuovo per le nostre terre».
«Dobbiamo fare però una crescita ulteriore e dimenticare velocemente la politica del campanile, unire le poche energie, collaborare, fare progetti regionali, è impossibile nel 2012 non aver capito che non si sfonda più da soli, le politiche ottime, di Comuni isolati, sono quasi uno spreco di fronte a ciò che potremmo fare, esempio mettendo insieme il 25% della tassa di soggiorno Toscana, affidata alla Regione, si potrebbero, anno dopo anno creare eventi promossi in tutto il mondo. Sono anni che il mondo intero aspetta da noi toscani un grande evento sugli Etruschi, di seguito un evento sulle grandi vie di pellegrinaggio. Il successo concentrato intorno al pavimento del Duomo di Siena dovrebbe far capire che i margini per coinvolgere il grande pubblico sono tutt’altro che esauriti».
«Vorrei ricordare a tutti quelli che avranno la pazienza di leggere queste riflessioni che una piccola variazione di permanenza media nel territorio da parte del turista, corrisponde a migliaia posti di lavoro. Il turismo è uno dei più grandi mezzi di ridistribuzione della ricchezza, a fronte di fatturati ridicoli rispetto all’industria, il turismo necessita di molta più manodopera e mantiene vivo un indotto dalle potenzialità incredibili, il dimenticato artigianato d’eccellenza, l’agroalimentare su tutti a ricordarci di nuovo le nostre radici. Certo sarebbe bello avere all’attivo anche un bel comparto industriale ma ho i miei dubbi che, nel nostro territorio arrivi il magnate di turno ad aprire qualcosa vista l’aria che tira in Italia. Concludo esortando politici e non a considerare urgentissime le azioni a sostegno del settore, abbiamo già assistito ad abbastanza chiusure in Provincia, salviamo e implementiamo ciò che rimane».