di Augusto Mattioli
SIENA. Si profilano grossi problemi alla Trigano, azienda valdelsana di produzione di camper, di cui è leader a livello nazionale. In questi giorni è iniziata la procedura di mobilità per centodue dei circa trecento dipendenti. Una decisione che indica come ancora sotto l’aspetto occupazionale la crisi è in atto. E anche la leggera ripresa in atto come sottolinea Claudio Vigni, segretario provinciale della Cgil "non riesce a invertire la tendenza alla diminuzione dell’occupazione”.
Il settore camper in Italia, nel recente passato ha attraversato una forte crisi, tanto da passare dalle quindicimila immatricolazioni del 2007 alle ottomila di due anni dopo. Una decisione quella dei vertici dell’azienda, che può essere interpretata anche come una conseguenza delle recenti azioni di protesta della Fiom che aveva richiesto all’azienda di non riconoscere il contratto dei metalmeccanici sottoscritto dagli altri sindacati ma non dalla Fiom, richieste che l’azienda ha giudicato irricevibili.
“Però – dice Paolo Bicci, amministratore delegato della Triganò – eravamo disponibili a giugno ai contratti di solidarietà. Ma poi c’è stata la richiesta noi improponibile della Fiom e loro hanno fatto scioperi. Per cui vista la situazione di estrema criticità e difficoltà di trovare un accordo abbiamo deciso per la mobilità”.
L’impressione è che la mossa dell’azienda tenda a scaricare sul sindacato dei metalmeccanici della Cgil la responsabilità della decisione, secondo una linea che oggi gli industriali metalmeccanici stanno seguendo. In ogni caso, si tratta di una situazione molto preoccupante. Il segretario provinciale della Cgil che ci ha anticipato la notizia spera “che in questo caso si possa trovare una soluzione negli incontri che avremo con l’azienda puntando ai contratti di solidarietà. E chiederemo alle istituzioni di muoversi”.
Però, resta aperto il nodo del contratto dei metalmeccanici che la Fiom non riconosce.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SIENA. Si profilano grossi problemi alla Trigano, azienda valdelsana di produzione di camper, di cui è leader a livello nazionale. In questi giorni è iniziata la procedura di mobilità per centodue dei circa trecento dipendenti. Una decisione che indica come ancora sotto l’aspetto occupazionale la crisi è in atto. E anche la leggera ripresa in atto come sottolinea Claudio Vigni, segretario provinciale della Cgil "non riesce a invertire la tendenza alla diminuzione dell’occupazione”.
Il settore camper in Italia, nel recente passato ha attraversato una forte crisi, tanto da passare dalle quindicimila immatricolazioni del 2007 alle ottomila di due anni dopo. Una decisione quella dei vertici dell’azienda, che può essere interpretata anche come una conseguenza delle recenti azioni di protesta della Fiom che aveva richiesto all’azienda di non riconoscere il contratto dei metalmeccanici sottoscritto dagli altri sindacati ma non dalla Fiom, richieste che l’azienda ha giudicato irricevibili.
“Però – dice Paolo Bicci, amministratore delegato della Triganò – eravamo disponibili a giugno ai contratti di solidarietà. Ma poi c’è stata la richiesta noi improponibile della Fiom e loro hanno fatto scioperi. Per cui vista la situazione di estrema criticità e difficoltà di trovare un accordo abbiamo deciso per la mobilità”.
L’impressione è che la mossa dell’azienda tenda a scaricare sul sindacato dei metalmeccanici della Cgil la responsabilità della decisione, secondo una linea che oggi gli industriali metalmeccanici stanno seguendo. In ogni caso, si tratta di una situazione molto preoccupante. Il segretario provinciale della Cgil che ci ha anticipato la notizia spera “che in questo caso si possa trovare una soluzione negli incontri che avremo con l’azienda puntando ai contratti di solidarietà. E chiederemo alle istituzioni di muoversi”.
Però, resta aperto il nodo del contratto dei metalmeccanici che la Fiom non riconosce.
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