SIENA. I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria hanno condotto per quasi due anni le indagini dirette dalla Procura senese ed alla fine sono tre le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Giudice delle indagini preliminari di Siena.
Accertamenti bancari a livello nazionale, pedinamenti, complesse analisi documentali i principali mezzi utilizzati dalle Fiamme Gialle per sgominare i responsabili dell’associazione a delinquere. I componenti dell'"associazione" erano ad Andria e Trani. Siena era una delle province prescelte per realizzare i progetti criminali. Oltre agli arresti sono state eseguite diverse perquisizioni nella Provincia di Siena, nel Lazio ed in Puglia, anche in uno studio legale, che hanno consentito il sequestro di copiosa documentazione ora al vaglio degli inquirenti, nonché contratti, accordi con istituti bancari per ottenere finanziamenti ed assegni per un valore complessivo di circa 500mila euro.
Sono state identificate e denunciate altre 9 persone delle quali sei residenti a Roma e tre rispettivamente a Milano, Bari e Sassari, che a vario titolo hanno partecipato al progetto delittuoso.
Le Fiamme Gialle di Siena avevano scoperto investimenti finanziari con conseguente ingresso nel capitale di alcune aziende toscane operanti nel settore oleario. Pronti ad investire si presentavano soggetti di facciata, dietro i quali si celavano individui di origine pugliese, alcuni dei quali pregiudicati. Gli autori dei reati, dopo aver individuato sul mercato società poco solide o con difficoltà economiche, ma non ancora esposte o compromesse a livello bancario e finanziario, si offrivano per risollevare le precarie sorti aziendali, iniettando denaro fresco ed acquistando quote o azioni. Immediatamente dopo si attivavano per ottenere dal sistema bancario e creditizio finanziamenti di ingente valore. Circa 8 milioni le somme richieste ed ottenute dalle varie banche.
A questo punto entravano in gioco spregiudicati personaggi con trascorsi specifici nel settore fallimentare e profondi conoscitori delle tecniche di accesso al credito. Le somme venivano erogate portando allo sconto fatture per un valore di oltre 7 milioni di euro rivelatesi poi fittizie, in quanto relative ad operazioni commerciali in concreto mai realizzate.
Intascate le somme, in parte destinate all’acquisito di autovetture di lusso (Porsche, Audi e BMW) solo apparentemente destinate alle aziende, non rimaneva che far fallire le società attraverso il rilascio di assegni e bonifici a favore di persone dell’organizzazione. Tredici le aziende coinvolte sparse sull’intero territorio nazionale; tra queste una di Siena da cui è partita l’indagine.
L’attività degli investigatori è tutt’ora in corso per portare alla luce il coinvolgimento di altre persone che avrebbero assunto un ruolo determinante nel procurare contatti con funzionari del mondo bancario ed esperti consulenti finanziari. Non si esclude, pertanto, che gli sviluppi dell’indagine possano portare ad altri provvedimenti da parte dell’Autorità Giudiziaria.
Accertamenti bancari a livello nazionale, pedinamenti, complesse analisi documentali i principali mezzi utilizzati dalle Fiamme Gialle per sgominare i responsabili dell’associazione a delinquere. I componenti dell'"associazione" erano ad Andria e Trani. Siena era una delle province prescelte per realizzare i progetti criminali. Oltre agli arresti sono state eseguite diverse perquisizioni nella Provincia di Siena, nel Lazio ed in Puglia, anche in uno studio legale, che hanno consentito il sequestro di copiosa documentazione ora al vaglio degli inquirenti, nonché contratti, accordi con istituti bancari per ottenere finanziamenti ed assegni per un valore complessivo di circa 500mila euro.
Sono state identificate e denunciate altre 9 persone delle quali sei residenti a Roma e tre rispettivamente a Milano, Bari e Sassari, che a vario titolo hanno partecipato al progetto delittuoso.
Le Fiamme Gialle di Siena avevano scoperto investimenti finanziari con conseguente ingresso nel capitale di alcune aziende toscane operanti nel settore oleario. Pronti ad investire si presentavano soggetti di facciata, dietro i quali si celavano individui di origine pugliese, alcuni dei quali pregiudicati. Gli autori dei reati, dopo aver individuato sul mercato società poco solide o con difficoltà economiche, ma non ancora esposte o compromesse a livello bancario e finanziario, si offrivano per risollevare le precarie sorti aziendali, iniettando denaro fresco ed acquistando quote o azioni. Immediatamente dopo si attivavano per ottenere dal sistema bancario e creditizio finanziamenti di ingente valore. Circa 8 milioni le somme richieste ed ottenute dalle varie banche.
A questo punto entravano in gioco spregiudicati personaggi con trascorsi specifici nel settore fallimentare e profondi conoscitori delle tecniche di accesso al credito. Le somme venivano erogate portando allo sconto fatture per un valore di oltre 7 milioni di euro rivelatesi poi fittizie, in quanto relative ad operazioni commerciali in concreto mai realizzate.
Intascate le somme, in parte destinate all’acquisito di autovetture di lusso (Porsche, Audi e BMW) solo apparentemente destinate alle aziende, non rimaneva che far fallire le società attraverso il rilascio di assegni e bonifici a favore di persone dell’organizzazione. Tredici le aziende coinvolte sparse sull’intero territorio nazionale; tra queste una di Siena da cui è partita l’indagine.
L’attività degli investigatori è tutt’ora in corso per portare alla luce il coinvolgimento di altre persone che avrebbero assunto un ruolo determinante nel procurare contatti con funzionari del mondo bancario ed esperti consulenti finanziari. Non si esclude, pertanto, che gli sviluppi dell’indagine possano portare ad altri provvedimenti da parte dell’Autorità Giudiziaria.