Il presidente chiede un "restyling" del calcio italiano
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di Lorenzo Croci
SIENA. “Occorre un restyling totale, partendo dalle fondamenta, di tutto il sistema calcio italiano, perché cosi non è possibile continuare”. E’ stato questo il tema principale che è stato discusso oggi pomeriggio (14 giugno) durante l’incontro alla mensa Bandini tra il presidente dell’Associazione Calciatori Italiani, Damiano Tommasi, il rettore Angelo Riccaboni e gli studenti delle varie facoltà presenti. Tommasi ha spiegato che il momento economico critico che stiamo vivendo influisce molto sullo sport di massa italiano, il quale però continuerà ad essere un buon viatico per la conoscenza attraverso la sua capacità di abbattere facilmente le barriere dell’integrazione razziale, che da sempre caratterizzano in negativo questo sistema. Oggi nel campionato italiano di calcio circa il 48% dei calciatori sono di origine straniera, ma per fortuna questo dato non pregiudica un integrazione totale, bensì incentiva importanti associazioni a proseguire con una ben delineata filosofia, la quale si basa sul raggiungimento di una sempre più presente convivenza tra colleghi.
Riccaboni e Tommasi hanno spiegato che da circa 20 anni a questa parte il calcio è un business che viaggia con dinamiche molto diverse da quelle dello sport e – se a breve termine non verranno apportate modifiche importanti – rischieremo di non venirne più a capo. Purtroppo oggi in questo sistema, il “possesso palla” – come si dice in gergo – è sempre più subordinato dalle televisioni, le quali attraverso cospicui introiti riescono a condizionare l’andamento di un semplice campionato – attraverso lo spostamento di partite a seconda del programma – ed a ingigantire gli attuali scandali – arbitri, scommesse, calciatori – che da sempre caratterizzano il mondo del pallone e che sono causati dal sempre più protagonista interesse economico.
Il presidente dell’Aic ha criticato il paradigma negativo che da circa 15-10 anni condiziona a livello mediatico, e non solo, la figura negativa del calciatore odierno. Ha spiegato che da sempre l’Associazione Calciatori cura l’aspetto formativo culturale di ogni calciatore e che per arrivare a certi livelli, cioè guadagnare cifre sostanziose, i calciatori sono “obbligati” a fare sacrifici importanti come abbandonare la propria famiglia, la scuola, gli amici e la terra natia e che quindi è arrivato il momento di finirla con l’associare la figura del calciatore a quella di una persona non istruita, priva di moralità e solamente fortunata.