Intervento della Digos, che suggerisce ai ragazzi di trovare un accordo con il preside
di Tobia Bondesan
SIENA. Sono ore di tensione quelle di questa mattina (2 novembre), al liceo scientifico Galileo Galilei: quando gli studenti verso le 8.30 si recano verso la palestra, per dare vita a un’assemblea non autorizzata e per votare su un’eventuale occupazione, la trovano chiusa a chiave. E’ così che i manifestanti innervositi sbarrano l’entrata principale dell’edificio facendo “cordone”, tra le urla del dirigente scolastico.
La motivazione è quella che sta scaldando l’Italia della scuola pubblica da ormai qualche anno: i tagli, che dal corrente anno scolastico entrano a far parte in modo concreto della vita dei ragazzi e degli insegnanti, trovano opposizione in forme di protesta sempre più dure.
Gli studenti stimabili in circa sei-settecento, che avevano bloccato il traffico in via Cesare Battisti, si spostano sul retro del liceo: nell’area destinata a parcheggio auto si svolge l’assemblea vera e propria, con relative votazioni: per l’occupazione sono seicento i sì e sessanta i no, una vittoria schiacciante per la soluzione di protesta denominata “impegno del Galilei”, secondo i liceali un “metodo alternativo a quelli usati precedentemente, caratterizzato da impegno e civiltà, un’ autogestione dell’edificio scolastico, un’assemblea permanente”.
Mentre i rappresentanti di istituto salgono ai piani alti per trattare con il dirigente scolastico, Antonio Vannini, la folla di studenti rumoreggia, mentre, in piedi su un Ape Piaggio 50, qualcuno sta ancora tenendo un discorso al megafono. Presto la situazione precipita: Vannini decide di non trattare con i manifestanti, che sono posti davanti a un bivio: la possibilità di usufruire dell’edificio scolastico nelle ore pomeridiane o l’occupazione forzata della scuola. L’assemblea decide quasi unanime per la seconda e, forzata l’entrata posteriore del Galilei, si riversa per i corridoi, dirigendosi verso gli uffici amministrativi. Qui sull’ultima rampa di scale viene intercettata dal dirigente scolastico che cerca di interrompere le operazioni dei manifestanti, discutendo animatamente con i ragazzi. Quando ormai sono state già formate le prime commissioni (striscioni, stampa, amministrativo, sicurezza etc..) interviene la Digos, che suggerisce ai ragazzi di trovare un accordo con il preside. Una bufera che dura quasi tutto il giorno per risolversi con un (quasi) niente di fatto: la situazione si è risolta con lo sgombero pacifico della polizia. Aspettiamo la giornata di domani per sapere gli sviluppi della contestazione.