Una volontà forte alla luce della recente comunicazione da parte del Demanio e della normativa in materia che è contenuta all’interno della Finanziaria in esame alla Camera.
"Un anno fa – ha aggiunto Armini – abbiamo presentato il progetto di gestione dell’azienda agricola di Suvignano in collaborazione anche con l’Arci e con l’associazione Libera ed oggi siamo chiamati nuovamente a dare manforte a questo nostro progetto nonostante l’unica via d’assegnazione possibile indicata dal Demanio sembra essere solo quella dell’asta pubblica con un valore stimato di oltre 25 milioni di euro. Questa proposta non vincolante è adesso nelle mani del prefetto che avrà 180 giorni di tempo per dare un parere favorevole o per proporre un’alternativa. Confidiamo nella stretta collaborazione con il Prefetto stesso avviando un percorso condiviso che, grazie alla messa in liquidazione per estromissione della fattoria, permetterebbe a quest’ultima di diventare un bene patrimoniale e non più aziendale e, pertanto, affidabile in gestione per legge ad un ente pubblico. Non solo – ha concluso il primo cittadino di Monteroni d’Arbia – la norma contenuta nella Finanziaria per i beni confiscati alla mafia agevola la criminalità organizzata nell’acquisto viste le ingenti somme richieste e vista la possibilità di ricorrere a capitali esteri grazie allo scudo fiscale. Per questo rivolgiamo un appello a tutti i parlamentari toscani di tutti gli schieramenti politici affinché boccino tale legge".
"Di fatto si sono aboliti vincoli di uso sociale de beni confiscati – ha spiegato Federico Gelli – e questo è grave, perché si traduce in un danno per quelle comunità che già un danno hanno subito per la presenza di attività e interessi della criminalità organizzata. Bisognerebbe ricordare sempre che la mafia accusa soprattutto i colpi che mettono in difficoltà i suoi affari, mentre è pronta a sfruttare al meglio gli atteggiamenti contradditori delle istituzioni".
Sull’azienda agricola di Suvignano è intervenuto poi anche Gabriele Berni, assessore alla cooperazione della Provincia di Siena che ha sottolineato: "Siamo attenti e ostinati per costruire un largo fronte per una battaglia nel nome della legalità. Anche a tale proposito mi preme sottolineare l’ampia collaborazione che abbiamo avviato in questi anni e che porteremo avanti con l’istituto zootecnico siciliano per la valorizzazione dell’azienda nel settore agricolo".
Nei prossimi giorni partirà una campagna di sensibilizzazione in ambito regionale sull’azienda agricola di Suvignano e sulla normativa che regola il destino dei beni confiscati alla mafia, appuntamenti e iniziative che culmineranno con una Festa della legalità che si svolgerà proprio nel territorio di Monteroni d’Arbia.
LA FATTORIA DELLA LEGALITA’ – A 15 chilometri da Siena, nel comune di Monteroni d’Arbia, sorge l’azienda che si estende su 780 ettari e dispone di 13 coloniche, di una villa padronale, di tre centri zootecnici, di una chiesa e di una casa canonica. Tra le altre cose vanta anche un allevamento di 1800 ovini di razza sarda e di un allevamento di circa 200 suini della pregiatissima cinta senese. Produce cereali, ha cinque ettari di oliveto e 260 ettari che fanno parte di un’azienda faunistica venatoria. Le due strutture agrituristiche dispongono di 38 posti letto e due piscine. Suvignano è soprattutto il più grande bene sequestrato alla mafia in tutto il centro e il nord Italia, uno straordinario patrimonio che, dopo la confisca definitiva nell'aprile 2007, ora può essere utilizzato e valorizzato a vantaggio di tutti i cittadini toscani. Un patrimonio che negli anni Ottanta aveva già destato l'attenzione del giudice Giovanni Falcone e che formalmente apparteneva a un costruttore siciliano che si dichiarava nullatenente