SIENA. Era diventata praticamente sterile dopo una chemioterapia subita 10 anni fa per curare un linfoma di Hodgkin. Ma da cinque settimane una donna di 43 anni, residente nella provincia senese, aspetta un bambino, grazie alla ripresa delle funzionalità dell’ovaio e alla formazione di ovociti giudicati sani e adatti per la fecondazione. Un sostanziale aiuto è arrivato dal Centro per la cura della sterilità di coppia del policlinico universitario Le Scotte, che fa parte della clinica ostetrica diretta da Felice Petraglia.
"Da cinque anni – racconta il direttore del Centro, Vincenzo De Leo – la signora e il marito cercavano una gravidanza. Ma la chemioterapia sembrava aver danneggiato le ovaie e i gameti, con irregolarità mestruale e difficoltà di concepimento, tanto più che la signora aveva superato i 40 anni". La donna è stata sottoposta alla fecondazione assistita definita "Ics" che inserisce artificialmente lo spermatozoo nell’ovocito. "Abbiamo impiantato due ovociti fecondati nell’utero della donna e uno dei due ha sicuramente attecchito. Tra dieci giorni faremo la prima ecografia".
La signora sta bene e la sua esperienza può essere una speranza per tante altre donne e uomini sottoposti a chemioterapia. "Il nostro centro – conclude il professor De Leo – permette ai pazienti con patologie oncologiche di congelare i propri ovociti e spermatozoi prima che la chemioterapia possa danneggiarne la riproduzione. È una speranza per molte persone".