SIENA. Si interessa agli stadi d'Italia, un lungo e particolareggiato articolo apparso oggi (26 maggio) su Repubblica.It.
Stadi da rifare, da mettere a norma, da rendere più sicuri e vivibili anche oltre il limite canonico della domenica calcistica.
Insomma, stadi che possano essere motivo di orgoglio per le società professionistiche ma che, soprattutto, possano essere fonte di guadagno per "aziende" non certo floride come invece si tenderebbe a pensare, da profani.
Forse, ancora in corsa per Euro 2012, dopo la debacle di Polonia e Ucranina, l'Italia torna a parlare di stadi di proprietà delle società calcistiche: alla maniera degli inglesi e sono in tanti a crederci.
Ed ecco che, tra le società citate dall'articolo di Repubblica.It compare – tra Juventus, Udienese, Palermo, e le milanesi Inter e Milan – anche Siena ed il progetto dello stadio a Isola d'Arbia.
"Un progetto di delicato utilizzo del territorio- si legge nell'articolo online – è quello proposto dal Comune di Siena, la città più rapida in assoluto. Edificherà la municipalità, ci giocherà il club di Lombardi Stronati e poi ci si terranno concerti. Nella zona sud della città, Isola d'Arbia, all'inizio del 2009 partiranno i lavori per questo stadio da interrare in una depressione naturale. Lo si costruirà su tre lati, il quarto resterà aperto su un pratone in discesa: 40 mila posti a sedere e tutti coperti. "Sarà un'opera innovativa", assicura il sindaco Maurizio Cenni, "e a zero impatto ambientale". E' già stato approvato in giunta, attende i pareri di vincolo e controllo e costerà 70 milioni solo per quanto riguarda la struttura per il calcio e la viabilità necessaria. Aperto tutta la settimana, prevede, poi, un palazzetto da basket da 11.000 posti (ci giocherà Montepaschi) e una piscina coperta".
Il progetto, che ha suscitato un acceso dibattito un paio di anni fa – tra chi restava legato affettivamente al vecchio stadio "attaccato" alla città antica e chi, invece, premiava la scelta di uno stadio lontano dal traffico cittadino – oggi pare dato per certo. Domenticate e messe in un cassetto le interrogazioni in Consiglio comunale sui costi e sull'opportunità di realizzare una nuova grande opera per una squadra i cui supporters sono accolti comodamente nella vecchia struttura.
"Oggi sono venti le società professionistiche pronte a costruirsi l'impianto di proprietà. Entro quattro anni – prima del 2012, quindi dovrebbero fare in tempo a completare l'opera in due: la Juventus di Cobolli Gigli e il Comune di Siena per conto della società. Subito dopo arriveranno i nuovi stadi di Udinese, Sampdoria e Palermo" precisa Repubblica.it.
"Quello degli impianti di calcio privati – di proprietà dei club, appunto – è un affare da 2-3 miliardi di euro, un giro non lontano da quello garantito dall'edificazione del Ponte di Messina (4,7 miliardi il costo preventivato). A giorni Cardinaletti illustrerà al ministro Giulio Tremonti e al sottosegretario allo Sport Rocco Crimi le "grandi opere del calcio" possibili grazie al nuovo piano commerciale del suo Credito sportivo, l'ultima banca pubblica italiana. Il manager chiederà il varo di una legge quadro – aggiunge ancora il quotidiano online spiegando anche il "movimento di soldi" intorno a queste grandi opere – che, riprendendo i due disegni in viaggio nella precedente legislatura, posizioni il business stadi sul binario dell'urgenza. Grazie al lavoro di Giovanni Lolli, sottosegretario allo Sport del governo Prodi, in Finanziaria già ci sono 20 milioni (rinnovabili ogni anno) per abbattere gli interessi sugli investimenti: il costo delle opere sarà a carico del club, ma gli interessi sui mutui concessi diventeranno pari a zero. E poi, dal 2010, con l'entrata a regime della legge Melandri sui diritti televisivi collettivi, sarà disponibile una quota – il 4% del totale, tra i 35 e i 40 milioni di euro – da destinare a tre voci: vivai, solidarietà alle categorie inferiori e impianti. E' possibile che altri 15-20 milioni l'anno per la questione stadi vengano fuori da quest'ultimo contratto. Infine, ci sono i mutui che si possono accendere con il Credito sportivo. E' una fase unica, probabilmente irripetibile, per mettere mano ai vecchi stadi del paese".
Stadi da rifare, da mettere a norma, da rendere più sicuri e vivibili anche oltre il limite canonico della domenica calcistica.
Insomma, stadi che possano essere motivo di orgoglio per le società professionistiche ma che, soprattutto, possano essere fonte di guadagno per "aziende" non certo floride come invece si tenderebbe a pensare, da profani.
Forse, ancora in corsa per Euro 2012, dopo la debacle di Polonia e Ucranina, l'Italia torna a parlare di stadi di proprietà delle società calcistiche: alla maniera degli inglesi e sono in tanti a crederci.
Ed ecco che, tra le società citate dall'articolo di Repubblica.It compare – tra Juventus, Udienese, Palermo, e le milanesi Inter e Milan – anche Siena ed il progetto dello stadio a Isola d'Arbia.
"Un progetto di delicato utilizzo del territorio- si legge nell'articolo online – è quello proposto dal Comune di Siena, la città più rapida in assoluto. Edificherà la municipalità, ci giocherà il club di Lombardi Stronati e poi ci si terranno concerti. Nella zona sud della città, Isola d'Arbia, all'inizio del 2009 partiranno i lavori per questo stadio da interrare in una depressione naturale. Lo si costruirà su tre lati, il quarto resterà aperto su un pratone in discesa: 40 mila posti a sedere e tutti coperti. "Sarà un'opera innovativa", assicura il sindaco Maurizio Cenni, "e a zero impatto ambientale". E' già stato approvato in giunta, attende i pareri di vincolo e controllo e costerà 70 milioni solo per quanto riguarda la struttura per il calcio e la viabilità necessaria. Aperto tutta la settimana, prevede, poi, un palazzetto da basket da 11.000 posti (ci giocherà Montepaschi) e una piscina coperta".
Il progetto, che ha suscitato un acceso dibattito un paio di anni fa – tra chi restava legato affettivamente al vecchio stadio "attaccato" alla città antica e chi, invece, premiava la scelta di uno stadio lontano dal traffico cittadino – oggi pare dato per certo. Domenticate e messe in un cassetto le interrogazioni in Consiglio comunale sui costi e sull'opportunità di realizzare una nuova grande opera per una squadra i cui supporters sono accolti comodamente nella vecchia struttura.
"Oggi sono venti le società professionistiche pronte a costruirsi l'impianto di proprietà. Entro quattro anni – prima del 2012, quindi dovrebbero fare in tempo a completare l'opera in due: la Juventus di Cobolli Gigli e il Comune di Siena per conto della società. Subito dopo arriveranno i nuovi stadi di Udinese, Sampdoria e Palermo" precisa Repubblica.it.
"Quello degli impianti di calcio privati – di proprietà dei club, appunto – è un affare da 2-3 miliardi di euro, un giro non lontano da quello garantito dall'edificazione del Ponte di Messina (4,7 miliardi il costo preventivato). A giorni Cardinaletti illustrerà al ministro Giulio Tremonti e al sottosegretario allo Sport Rocco Crimi le "grandi opere del calcio" possibili grazie al nuovo piano commerciale del suo Credito sportivo, l'ultima banca pubblica italiana. Il manager chiederà il varo di una legge quadro – aggiunge ancora il quotidiano online spiegando anche il "movimento di soldi" intorno a queste grandi opere – che, riprendendo i due disegni in viaggio nella precedente legislatura, posizioni il business stadi sul binario dell'urgenza. Grazie al lavoro di Giovanni Lolli, sottosegretario allo Sport del governo Prodi, in Finanziaria già ci sono 20 milioni (rinnovabili ogni anno) per abbattere gli interessi sugli investimenti: il costo delle opere sarà a carico del club, ma gli interessi sui mutui concessi diventeranno pari a zero. E poi, dal 2010, con l'entrata a regime della legge Melandri sui diritti televisivi collettivi, sarà disponibile una quota – il 4% del totale, tra i 35 e i 40 milioni di euro – da destinare a tre voci: vivai, solidarietà alle categorie inferiori e impianti. E' possibile che altri 15-20 milioni l'anno per la questione stadi vengano fuori da quest'ultimo contratto. Infine, ci sono i mutui che si possono accendere con il Credito sportivo. E' una fase unica, probabilmente irripetibile, per mettere mano ai vecchi stadi del paese".