I senesi sono attoniti, come impietriti: non sono i dibattiti da circolo culturale che possano scuoterli ormai
di Mario Ascheri
SIENA. Eternamente in partenza (con ritorno spero), mi scuso per l’assenza all’incontro su SUA SANITA’ partecipato da questo giornale.
Ancora una volta devo constatare che non si riesce a fare dibattiti a più voci a Siena.
Ognuno resta nel suo orticello come se le elezioni fossero tra vari anni e non ci fosse bisogno di far sentire alla popolazione che c’è (ma c’è?) un nutrito e ben compatto gruppo dirigente alternativo pronto a prendere le redini della città.
Il principio del contraddittorio è divenuto così estraneo alla senesità?
Anche la trasmissione di Pamparana, così giustamente didattica per il grande pubblico nazionale, non sfuggiva a una dimensione di unilateralità: tutto scorreva, come inevitabile nella Bella Addormentata.
Efficaci per quel che han potuto Semplici, De Mossi, Pagni, Piccini (ma che lo statuto Fondazione fosse anche il ‘suo’ non è venuto fuori), Raffaele (almeno ricordare che era detto l’Eretico? o far vedere un libro?) e Mazzoni della Stella, ma i protagonisti degli ultimi 20 anni, l’arco di tempo cui giustamente si è riferito Mazzoni sono solo loro? Quanti personaggi del PDS-PD sono rimasti nell’ombra! Paolo Mazzini non era bene che non comparisse per dire che tutti erano d’accordo su Antonveneta?
L’informazione ridotta alla Nazione? Non è da solo pochi mesi che ha sfoderato le unghie sul MPS? E la tragedia (e il sonno) dell’Università? Chi parlava nel silenzio dei media?
Almeno dell’associazione per la difesa del MPS e dell’Aurigi qualcuno poteva far menzione?
Buone invece le connessioni alle altre vicende bancarie che costellarono gli anni della banca 121, la persistenza di certi personaggi in CdA del MPS e i puntuali rilievi di Mazzoni sulla vigilanza. Ma il Tesoro m’è sembrato un grande assente e il dramma di istituzioni così delicate che fanno quel che loro pare non è emerso nella pacata esposizione di Pamparana. Parlare di questa vicenda come del più grave scandalo finanziario italiano è rimasto un titolo a sensazione se non si parla di mancato ricambio totale del gruppo dirigente in banca. Basta un Profumo-Viola scelti con le cautele giustamente ricordate da Piccini?
Nulla anche delle prossime elezioni, che vedono ancora in stato confusionale il gruppo dirigente del PD, un altro gruppetto che non ha sentito il dovere di dimettersi neppure dopo lo scandalo MPS e la scoppola dalle 5 Stelle. Giustamente il sindaco di Monteriggioni lo tallona e fioriscono anche le candidature della società civile. Il rettore della Stranieri, perché no, visto che è sempre stato presente in questi anni? E il nuovissimo Giancarlo D’Avanzo? Un tecnico di sicura competenza e quanto utile in tempi di bilanci incerti come quelli attuali del Comune? Cosa si aspetta a fare primarie serie tra persone così? Chi mette a confronto diretto i candidati che vogliano misurarsi con la crisi, massacrandoli di domande puntuali? Il PD del Carli/Guicciardini come può farlo?
Non manca un comitato autorevole che possa chiamare a raccolta i candidati disponibili?
I senesi sono attoniti, come impietriti: non sono i dibattiti da circolo culturale che possano scuoterli ormai.
Se si vuole dare speranza bisogna suscitare entusiasmo. I giochini dei piccoli gruppi non servono più, come non servono le conventicole del partito d’antan. Persino i grillini non possono dormire sonni tranquilli in questo squallore.
Il benessere drogato degli ultimi vent’anni è entrato nelle vene. E’ stato metabolizzato anche culturalmente, intimamente, e il dibattito(?) sulla Capitale della Cultura lo fa avvertire con chiarezza cristallina.
Siena bisogna guardarla freddamente dall’esterno (conoscendola bene,però) per sentire fino in fondo la crisi. Il reporter di passaggio anche se bravo non ci riesce.