Quale sarà il futuro della città? Quali i protagonisti della politica 2013?
di Raffaella Zelia Ruscitto – foto di Augusto Mattioli
SIENA. The day after. Il giorno dopo l’addio del sindaco Franco Ceccuzzi alla città, due giorni dopo l’addio di Elisa Meloni alla segreteria provinciale del Pd, Siena si trova spoglia di due protagonisti della politica locale. E vede aprirsi la stagione di una nuova campagna elettorale.
Nel giorno dell’anniversario della morte di Enrico Berlinguer, il mai dimenticato segretario del Pci, gli eredi (o anche no) di quello che appare un lontanissimo antenato, cedono il passo, travolti da una serie di eventi catastrofici ma pure prevedibili. Per molti versi si parla di episodi dipendenti e conseguenti di un operato politico poco lungimirante e certamente spregiudicato e incurante del bene collettivo.
La politica di Berlinguer, in realtà, non ha eredi. Di politici come il “dolce Enrico” ce n’erano pochi al suo tempo… nessuno oggi, a pensarci bene!
L’uscita di scena – temporanea – di Ceccuzzi non commuoverà nessuno. Neppure i suoi più fedeli. La sua opera di “discontinuità” – che potrebbe andare a braccetto con il refrain di “groviglio armonioso” o “Sistema Siena” o anche “rottamazione”, così, per il piacere di uscire dalle mura cittadine…- che nel discorso di commiato viene osannata e consegnata alla città affinchè non venga interrotta, resterà come un’incompiuta. Forse, però, sarebbe meglio dire “incompresa”.
Di quale discontinuità parliamo? Continuiamo a domandarcelo da tanto tempo… ma non è ancora chiaro!
“I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le Università, la RAI TV, alcuni grandi giornali…Bisogna agire affinchè la giusta rabbia dei cittadini verso tali degenerazioni non diventi un’avversione verso il movimento democratico dei partiti”.
Sembrano parole pronunciate da qualche illuminato politico (sich) o anche da qualche intellettuale particolarmente acuto solo qualche ora fa… invece sono proprio di Enrico Berlinguer. Le ha pronunciate durante un’intervista a Scalfari nel 1981.
L’Italia non era quella che è oggi. Poteva ancora fare un passo indietro. Invece…
Invece oggi ci troviamo da una parte dei politici “allo sbaraglio”, senza il minimo senso della responsabilità, del rispetto del ruolo, del rispetto delle persone che gli hanno dato il mandato di governare… dall’altra una società in massima parte assuefatta, distratta dalle proprie esigenze, egoista, priva di coraggio, incapace di invertire la rotta ed anzi disposta sempre, a tutti i costi, a sedere al tavolo dei potenti, per poter godere delle briciole… o anche di qualcosa di meglio.
Una digressione necessaria, questa. Per ricordare un grande politico. E forse per definire la ancora lontana speranza di un cambio di rotta… di una reale discontinuità.
Dopo la richiesta di dimissioni avanzata dal Pd al presidente “monaciano” Mancini, caduta ovviamente nel vuoto, e pure al presidente del consiglio regionale della Toscana, Alberto Monaci, resta palese la fine di un connubio da cui ha avuto vita il Pd che non ha mai avuto la forza morale del “compromesso storico” per evidente “pochezza” degli attori protagonisti.
Adesso gli ex Ds vogliono disfarsi della parte margheritina e cercano di appellarsi al codice etico del partito. Un bluf.
Oggi “codice etico” e “partito” sono due parole che stridono tra loro e lasciano l’amaro in bocca.
Una guerra per nulla ideologica o nobile quella nata all’ombra delle nomine della Fondazione per la banca Mps e che non può avere nulla di salvabile (sempre moralmente parlando).
Le macerie lasciate dalla lunga mano della politica locale su banca, università, ospedale, aziende partecipate, tessuto sociale, non hanno ancora distrutto una forma mentis che da decenni si è radicata nella leadership di questo paese (dal micro al macro) e che pare aver intaccato anche la morale comune.
Quello che “preoccupa” adesso, non è il passato, ovviamente, ma il futuro.
A chi affidare il compito di rappresentare davvero il cambio di passo in una città che è sempre stata una “fucina” di esperimenti di politica?
All’opposizione? E quale?
Il PdL ha mostrato una forte coerenza durante le ultime sedute del Consiglio Comunale ma questo non può bastare per essere additati come “alternativa valida”. Il passato, anche in questo caso, pesa come un macigno e toglie ogni possibile azione di “peso”.
Le liste civiche, ormai, non esistono più. Quella ancora incomprensibile debacle elettorale, quel candidato sindaco che oggi appare un “Ponzio Pilato” senza una giustificazione abbastanza valida da poterlo salvare agli occhi di quanti lo hanno votato, certo non sono politicamente spendibili salvo un cambio di personaggi radicale e senza sconti. Un cambio di persone e pure un cambio (o rinnovamento) delle spinte ideologiche che fino ad ora solo state di rottura… adesso dovrebbero puntare sulla costruzione.
Onore, invece, a Laura Vigni e alla sua piccola compagine di irriducibili. Nessun tentennamento, nessun cedimento. Un candidato sindaco che, forse, nella “tenzone” del 2013 potrebbe assorbile ben più consensi.
Idem per il Movimento 5 Stelle che, pur non avendo potuto mostrare la propria forza e correttezza in Consiglio Comunale ha comunque imparato a farsi conoscere e potrebbe entrare in una coalizione di stampo civico.
E i dissidenti? Una compagine che pare si stia rafforzando pescando da un bacino di scontenti e da una parte di fuoriusciti dalle varie liste e sigle esistenti nell’emiciclo. Unico problema per questo gruppo è la presenza di nomi troppo coinvolti nelle ultime vicende di brutta politica e l’assenza di un “homo novus” che possa rappresentare più lo spirito della “rivoluzione” che quello della “rivalsa” o del tacito ritorno allo status quo solo con un cambio di protagonisti.
Quando Berlinguer con orgoglio diceva che “l’avanzata del Partito Comunista può far paura solo ai corrotti e ai prepotenti” forse c’era un’Italia diversa… sicuramente una politica diversa.
Se le sue parole non hanno avuto la forza dirompente necessaria per spazzare via la nascente – e forse ancora debole – corruzione nella politica, nulla possono le parole di un sindaco non proprio vergine alle manovre di palazzo e per questo non certo dalla “coscienza immacolata” come diceva Montanelli del segretario del Pci morto ormai tanto tempo fa.
Non faremo nomi di sostituti alla carica. Non oggi, nel giorno dell’insediamento del tanto temuto “Commissario”.
L’unica cosa che si può aggiungere, senza tema di essere smentiti, è che i candidati sono tanti per una campagna elettorale non più scontata come in passato.
Non si può neppure scommettere sulla voglia di cambiamento dei senesi – sebbene le cose dall’anno scorso sono cambiate e pure tanto – i lacci e lacciuoli che hanno creato la loro rete sulla città da tanto tanto tempo sono duri da sciolgiere.
In virtù di questo quadro incerto e dai tratti critici non si può pensare ad una candidatura mediocre, senza polso, vecchia. Il candidato che si giocherà la prossima campagna elettorale – a destra al centro e a sinistra – dovrà avere carisma, idee davvero “dirompenti” e dovrà poter contare su un gruppo di “pari” capaci di sostenere la forza del cambiamento.
Un sogno? Un’utopia? Abbiamo solo qualche mese per attendere. Poi, magari, ci sveglieremo…
Nel giorno dell’anniversario della morte di Enrico Berlinguer, il mai dimenticato segretario del Pci, gli eredi (o anche no) di quello che appare un lontanissimo antenato, cedono il passo, travolti da una serie di eventi catastrofici ma pure prevedibili. Per molti versi si parla di episodi dipendenti e conseguenti di un operato politico poco lungimirante e certamente spregiudicato e incurante del bene collettivo.
La politica di Berlinguer, in realtà, non ha eredi. Di politici come il “dolce Enrico” ce n’erano pochi al suo tempo… nessuno oggi, a pensarci bene!
L’uscita di scena – temporanea – di Ceccuzzi non commuoverà nessuno. Neppure i suoi più fedeli. La sua opera di “discontinuità” – che potrebbe andare a braccetto con il refrain di “groviglio armonioso” o “Sistema Siena” o anche “rottamazione”, così, per il piacere di uscire dalle mura cittadine…- che nel discorso di commiato viene osannata e consegnata alla città affinchè non venga interrotta, resterà come un’incompiuta. Forse, però, sarebbe meglio dire “incompresa”.
Di quale discontinuità parliamo? Continuiamo a domandarcelo da tanto tempo… ma non è ancora chiaro!
“I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le Università, la RAI TV, alcuni grandi giornali…Bisogna agire affinchè la giusta rabbia dei cittadini verso tali degenerazioni non diventi un’avversione verso il movimento democratico dei partiti”.
Sembrano parole pronunciate da qualche illuminato politico (sich) o anche da qualche intellettuale particolarmente acuto solo qualche ora fa… invece sono proprio di Enrico Berlinguer. Le ha pronunciate durante un’intervista a Scalfari nel 1981.
L’Italia non era quella che è oggi. Poteva ancora fare un passo indietro. Invece…
Invece oggi ci troviamo da una parte dei politici “allo sbaraglio”, senza il minimo senso della responsabilità, del rispetto del ruolo, del rispetto delle persone che gli hanno dato il mandato di governare… dall’altra una società in massima parte assuefatta, distratta dalle proprie esigenze, egoista, priva di coraggio, incapace di invertire la rotta ed anzi disposta sempre, a tutti i costi, a sedere al tavolo dei potenti, per poter godere delle briciole… o anche di qualcosa di meglio.
Una digressione necessaria, questa. Per ricordare un grande politico. E forse per definire la ancora lontana speranza di un cambio di rotta… di una reale discontinuità.
Dopo la richiesta di dimissioni avanzata dal Pd al presidente “monaciano” Mancini, caduta ovviamente nel vuoto, e pure al presidente del consiglio regionale della Toscana, Alberto Monaci, resta palese la fine di un connubio da cui ha avuto vita il Pd che non ha mai avuto la forza morale del “compromesso storico” per evidente “pochezza” degli attori protagonisti.
Adesso gli ex Ds vogliono disfarsi della parte margheritina e cercano di appellarsi al codice etico del partito. Un bluf.
Oggi “codice etico” e “partito” sono due parole che stridono tra loro e lasciano l’amaro in bocca.
Una guerra per nulla ideologica o nobile quella nata all’ombra delle nomine della Fondazione per la banca Mps e che non può avere nulla di salvabile (sempre moralmente parlando).
Le macerie lasciate dalla lunga mano della politica locale su banca, università, ospedale, aziende partecipate, tessuto sociale, non hanno ancora distrutto una forma mentis che da decenni si è radicata nella leadership di questo paese (dal micro al macro) e che pare aver intaccato anche la morale comune.
Quello che “preoccupa” adesso, non è il passato, ovviamente, ma il futuro.
A chi affidare il compito di rappresentare davvero il cambio di passo in una città che è sempre stata una “fucina” di esperimenti di politica?
All’opposizione? E quale?
Il PdL ha mostrato una forte coerenza durante le ultime sedute del Consiglio Comunale ma questo non può bastare per essere additati come “alternativa valida”. Il passato, anche in questo caso, pesa come un macigno e toglie ogni possibile azione di “peso”.
Le liste civiche, ormai, non esistono più. Quella ancora incomprensibile debacle elettorale, quel candidato sindaco che oggi appare un “Ponzio Pilato” senza una giustificazione abbastanza valida da poterlo salvare agli occhi di quanti lo hanno votato, certo non sono politicamente spendibili salvo un cambio di personaggi radicale e senza sconti. Un cambio di persone e pure un cambio (o rinnovamento) delle spinte ideologiche che fino ad ora solo state di rottura… adesso dovrebbero puntare sulla costruzione.
Onore, invece, a Laura Vigni e alla sua piccola compagine di irriducibili. Nessun tentennamento, nessun cedimento. Un candidato sindaco che, forse, nella “tenzone” del 2013 potrebbe assorbile ben più consensi.
Idem per il Movimento 5 Stelle che, pur non avendo potuto mostrare la propria forza e correttezza in Consiglio Comunale ha comunque imparato a farsi conoscere e potrebbe entrare in una coalizione di stampo civico.
E i dissidenti? Una compagine che pare si stia rafforzando pescando da un bacino di scontenti e da una parte di fuoriusciti dalle varie liste e sigle esistenti nell’emiciclo. Unico problema per questo gruppo è la presenza di nomi troppo coinvolti nelle ultime vicende di brutta politica e l’assenza di un “homo novus” che possa rappresentare più lo spirito della “rivoluzione” che quello della “rivalsa” o del tacito ritorno allo status quo solo con un cambio di protagonisti.
Quando Berlinguer con orgoglio diceva che “l’avanzata del Partito Comunista può far paura solo ai corrotti e ai prepotenti” forse c’era un’Italia diversa… sicuramente una politica diversa.
Se le sue parole non hanno avuto la forza dirompente necessaria per spazzare via la nascente – e forse ancora debole – corruzione nella politica, nulla possono le parole di un sindaco non proprio vergine alle manovre di palazzo e per questo non certo dalla “coscienza immacolata” come diceva Montanelli del segretario del Pci morto ormai tanto tempo fa.
Non faremo nomi di sostituti alla carica. Non oggi, nel giorno dell’insediamento del tanto temuto “Commissario”.
L’unica cosa che si può aggiungere, senza tema di essere smentiti, è che i candidati sono tanti per una campagna elettorale non più scontata come in passato.
Non si può neppure scommettere sulla voglia di cambiamento dei senesi – sebbene le cose dall’anno scorso sono cambiate e pure tanto – i lacci e lacciuoli che hanno creato la loro rete sulla città da tanto tanto tempo sono duri da sciolgiere.
In virtù di questo quadro incerto e dai tratti critici non si può pensare ad una candidatura mediocre, senza polso, vecchia. Il candidato che si giocherà la prossima campagna elettorale – a destra al centro e a sinistra – dovrà avere carisma, idee davvero “dirompenti” e dovrà poter contare su un gruppo di “pari” capaci di sostenere la forza del cambiamento.
Un sogno? Un’utopia? Abbiamo solo qualche mese per attendere. Poi, magari, ci sveglieremo…