La testimonianza dolorosa di una donna nel processo contro l'ex-compagno
di Augusto Mattioli
SIENA. Questa mattina nell’aula al primo piano del palazzo di giustizia, con la prima udienza, si è aperto un processo il cui tema, quello del rapporto di coppia tra uomo e donna, sono all’ordine del giorno, in maniera anche molto drammatica se non tragica, nel nostro paese. Il linguaggio asettico della giustizia dice che, tra il 2018 e il 2021, un uomo di 39 anni è, sulla base di indagini, sotto processo “perché – riepiloghiamo – con ripetute condotte persecutorie e vessatorie minacciava e molestava xx, a cui era stato legato da relazione affettiva, in modo da cagionarle un perdurante e grave stato di ansia e di paura, ed un fondato timore per la propria incolumità, costringendola ad alterare le proprie abitudini di vita, segnatamente a non uscire di casa per timore di incontrarlo e cambiare abitazione”, andando a vivere a casa della madre. Seguono nei documenti giudiziari relativi alle indagini tutta una serie di episodi sui quali questa mattina la donna ha deposto in aula.
Una testimonianza drammatica, faticosa, umanamente difficile anche da ascoltare, inframmezzata da difficoltà di parlare nel ricordare tra le lacrime vari episodi. Che se li leggiamo sui giornali magari suscitano commenti negativi per chi li compie, ma senza l’emozione della testimonianza diretta che abbiamo udito nell’aula semivuota. E’ tutt’altra cosa sentire dalla viva voce di una donna che racconta di essere stata oggetto di comportamenti negativi, anche sotto l’aspetto fisico, da parte di una persona, con la quale aveva una relazione. Certo il dibattimento servirà a mettere ancora a fuoco il quadro delle pesanti accuse della donna e i comportamenti dell’uomo nei suoi confronti. Il processo servirà appunto per stabilire le responsabilità o meno dell’accusato e la sua verità.