Il consigliere comunale lamenta il ruolo senza prospettive della neo Fondazione SMS. "L'ultima delibera della Giunta conferma il fallimento del progetto"
Riceviamo e pubblichiamo dal consigliere comunale Pd, Bruno Valentini, un intervento riguardante il Santa Maria della Scala.
SIENA. Un punto centrale del programma di De Mossi era quello di gestire il Santa Maria della Scala attraverso una Fondazione di Partecipazione. Un obiettivo che viene da lontano e che anche nello scorso mandato avevamo accarezzato, ritardandone però la realizzazione soprattutto per la difficoltà di dargli una adeguata dotazione finanziaria, ma conferendogli una efficace autonomia attraverso la selezione nazionale di un direttore. Fu una stagione di grande rilancio che culminò con la grande mostra su Ambrogio Lorenzetti. Unici in Consiglio Comunale, al momento del voto di approvazione dello Statuto abbiamo avanzato forti preoccupazioni su come nasceva la Fondazione e l’ultima delibera della Giunta conferma il fallimento del progetto. Una Fondazione di Partecipazione si basa sull’intesa con solidi partner, ma finora non ce n’è traccia. Nel progetto allegato alla delibera si legge nero su bianco che per funzionare la Fondazione necessita di 3 milioni e duecentomila euro all’anno. Al momento il Comune ce ne metterà 600mila. E gli altri? Nel progetto si parla di partner pubblici e privati. E’ molto difficile che quelli pubblici (Regione, Ministeri, Università, Camera di Commercio) ci mettano soldi. Per quelli privati, si fantastica di Hermes, Cucinelli, Ferragamo, Google, Facebook, Mapei, Generali, Allianz, Banca MPS e persino un fantomatico “partner americano” (che potrebbe fare la stessa fine del mai pervenuto “asso olandese” della campagna elettorale). Ad oggi, in concreto ci sono solo i fondi comunali (insufficienti), che serviranno in gran parte per pagare alcuni dipendenti dell’Ufficio Turismo del Comune che verranno distaccati presso la Fondazione SMS. Ai quali la stessa Fondazione erogherà un premio minimo di mille euro, forse per incentivarli ad un trasferimento controvoglia. Costi ai quali aggiungere le centinaia di migliaia di euro che il Comune già paga a Sigerico spa per essersi preso in carico gli addetti alla sorveglianza che invece fino a pochi mesi fa erano a libro paga di Opera Laboratori. Però, si può obiettare, che la Fondazione potrebbe contare sui biglietti, sulla percentuale sul bookshop, sull’affitto delle sale, sui ricavi dell’ostello, sulla caffetteria. Dopo il catastrofico distacco dalla biglietteria unificata col Duomo, i ricavi complessivi per il 2022 si stimano in poco più di 300mila euro all’anno. E tutto il resto? Buio completo. Soprattutto in conseguenza della rarefatta programmazione culturale e della ancor più scarsa comunicazione. Un cane che si morde la coda: non ci sono soldi ed idee per mostre ed iniziative, pertanto i visitatori calano e ciò accentua la penuria di risorse. La sostanza è che la Fondazione Santa Maria della Scala non sarà una vera Fondazione, bensì una società strumentale del Comune che opera e vive con soldi e personale del Comune, senza aver reperito professionalità e partnership di alto livello e di respiro internazionale od almeno nazionale, impoverendo l’offerta culturale e turistica della città.
Bruno Valentini