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Università e Mens Sana: Francesco Frati racconta i suoi amori

Dopo l'esperienza come rettore dell'ateneo cittadino, ora si dedica al basket...

a cura di Augusto Mattioli

SIENA. Dismessa la toga di rettore dell’Università di Siena e tornato nel rango dei docenti, Francesco Frati è diventato il presidente della Mens Sana e mira a riportarla agli antichi fasti. Che cosa gli ha lasciato l’Ateneo e che cosa si aspetta dalla nuova avventura con il basket.

Che tipo di esperienza è stata quella di rettore dell’ateneo di Siena?

E’ stata un esperienza totalizzante e gratificante, alla quale ho dedicato tutto il mio impegno, consapevole del ruolo che l’Università ha nella società occidentale e del ruolo che il nostro Ateneo ha nella nostra città. Per chi è senese come me e crede fermamente nel ruolo dell’Università per la formazione delle giovani generazioni e la costruzione di una coscienza critica, basata sulla conoscenza e la ragione, diventare rettore dell’Università di Siena è un tale dono che merita rispetto e tutto l’impegno possibile per onorarlo.

Spero di esserci riuscito, ma a questo obiettivo ho dedicato tutto me stesso, per provare a essere degno di stare nella stessa lista di Tommaso Pendola, Achille Sclavo e Mario Bracci, miei illustrissimi predecessori.

Inoltre, ho avuto la fortuna di guidare l’Ateneo in un momento di ripartenza, potendo godere del sostegno di una comunità di docenti, personale e studenti sempre molto coeso, nel rispetto delle legittime prerogative e aspettative, che mi ha aiutato quotidianamente attraverso il confronto, i suggerimenti e la critica costruttiva, senza mai sfociare nel dissenso – o anche solo nel disinteresse – pregiudiziale. Tutti consapevoli della fortuna di far parte di questa comunità e della responsabilità di continuare a conservarla ricca e fertile e di contribuire renderla sempre più rispondente alla propria missione, come hanno fatto per quasi otto secoli coloro che ci hanno preceduto.

Che cosa le ha fatto capire della città?

Occupare quello scranno non solo ti avvicina al cuore dei problemi, ma ti dà soprattutto la possibilità di incidere sulle traiettorie di sviluppo, evoluzione e trasformazione che attraversano la vita di qualsiasi comunità: non solo l’Università, ma anche la città e il Paese. Vista dal punto di osservazione del Rettore se ne comprende meglio, ad esempio, quanto sia alta reputazione dell’Università di Siena tra i giovani di tutta Italia; i quali, vuoi per le informazioni che ottengono direttamente, vuoi per il passaparola positivo di chi c’è già stato (si veda il successo dell’Associazione USiena Alumni), la vedono spesso come una méta da raggiungere, un’opportunità da cogliere per godere di quella “serenità un po’ provinciale fatta apposta per le amabili meditazioni”, come l’ha magicamente descritta Piero Calamandrei.

Ma Siena è indubbiamente una città speciale anche per altro. La sua storia medievale di governo illuminato; la ricchezza di bellezze architettoniche e artistiche costruite, commissionate e accumulate non per attirare turisti, ma perché i cittadini stessi ne potessero godere; quell’ambizione positiva a essere più grande delle proprie dimensioni che ha rappresentato spesso lo stimolo per il raggiungimento di grandi traguardi (e solo talvolta la causa di cocenti delusioni o atroci fallimenti…). Delusioni, però, dalle quali, la storia ci insegna, siamo sempre stati in grado di risollevarci. Un anelito di grandezza che va assecondato e saputo governare, perché capace di farci essere i primi – o tra i primi – in tanti campi, da quello bancario a quello della salute, dallo sport agli esempi di civica coesione. Vi è, infine, un tratto di Siena che ho imparato molto bene durante questi anni, ed è il suo prestigio internazionale. Un prestigio, una notorietà, ben al di sopra di altre città italiane di pari, o anche maggiori, dimensioni, che poggia sulla capacità che abbiamo avuto di accogliere i visitatori, e sulle nostre molteplici peculiarità: dal sistema delle contrade alle bellezze artistiche e architettoniche; dall’Università alla serenità che si riesce a respirare tra le nostre vie.

Poi finito l’incarico e bypassata l’ipotesi di una candidatura a sindaco di Siena, ancora la professione di docente, ma anche la presidenza della Mens Sana: il ritorno ad un antico e mai sopito amore – questa volta da presidente dopo esserne stato giocatore – con l’ambizione di rilanciare una società che ha dato tanto a questo sport e che, dopo grandi successi, ha avuto altrettanto forti difficoltà a sopravvivere.

Due amori, direi – ricerca/insegnamento e Mens Sana – mai completamente sopiti durante gli anni del rettorato, ai quali sono tornato volentieri alla fine del mandato: per scelta o per circostanza. Per scelta consapevole il primo, quello di ricerca e insegnamento: il contatto con gli studenti, la passione per la curiosità, la sensazione di contribuire alla crescita delle nuove generazioni e alla produzione di conoscenza. Un ritorno alla vecchia passione arricchito dalla possibilità di partecipare alla gestione dell’importante progetto del National Biodiversity Future Center, che finalmente mette al centro dell’attenzione del Paese e della cittadinanza l’improcrastinabile tema del contrasto all’erosione della biodiversità.

Per la Mens Sana, invece, a Giugno sono stato onorato della proposta di presiedere il Consiglio di amministrazione della nuova srl, offerta che ho accettato con entusiasmo. Sai, io alla Mens Sana ho trascorso i momenti più belli dell’adolescenza, con la trafila del settore giovanile fino agli Juniores, parte di un gruppo di compagni che sono poi diventati amici. Ho continuato a seguire la squadra da tifoso appassionato, in casa e in trasferta, in Italia e in Europa, in Eurolega e in serie A, ma anche in B, C e Promozione. Senza contare che al palazzetto ho conosciuto Donatella, che è poi diventata mia moglie, con la quale, ovviamente, da dieci anni seguiamo anche il percorso di nostro figlio, sempre in maglia Mens Sana. Potevo dire di no? Ma ho anche accettato perché ho conosciuto persone che lavorano al progetto con entusiasmo e competenza – in primis Riccardo Caliani e Pierfrancesco Binella, oltre ai membri dell’attuale CdA -, spinte dal comune desiderio di far crescere la società e valorizzare l’immenso patrimonio rappresentato da tutti gli appassionati di basket, che da sempre seguono le sorti della Mens Sana. Le stesse persone che hanno ricostruito pazientemente un percorso di rinascita dopo il secondo fallimento e ai quali tutti dobbiamo rispetto e riconoscenza.

A Siena sembra esserci un certo risveglio nel basket. Menssana, Costone e Virtus sono protagoniste di vertice nei  rispettivi tornei… Che segnale è?

Al di là delle contingenze temporali, che nello sport ci sono sempre, mi piace pensare che sia il risultato di una tradizione solida di conoscenza del basket, di ambienti che da decenni insegnano basket ai ragazzi, promuovendo la cultura dello sport praticato. Ma soprattutto il risultato dell’impegno di persone che passano il loro tempo in palestra con il solo obiettivo di aiutare i ragazzi a migliorarsi come giocatori e come uomini.

Quali sono i punti di forza della Mens sana? Il pubblico anzitutto molto numeroso per la serie C… e poi?

Beh, il grande cuore e la passione dei nostri tifosi non può non essere considerato il nostro principale punto di forza. Che senso avrebbe impegnarsi in palestra e in ufficio, se non per ricambiare questa grande passione? Una passione che non solo aiuta i ragazzi in campo spingendoli a dare sempre il 110% di quello che hanno, ma che in questi ultimi anni ha saputo rendersi protagonista costruttiva, sempre con discrezione, del percorso di rilancio; attraverso la sottoscrizione straordinaria che cercò di salvare la società nel 2016 e, adesso, attraverso la decisione di entrare a far parte della compagine sociale della nuova Mens Sana Basketball.L’altro punto di forza sono gli uomini e le donne della Mens Sana; quelli e quelle che ogni giorno lavorano in palestra e dietro le quinte per accompagnare la maturazione dei nostri ragazzi del settore giovanile e garantiscono agli atleti della prima squadra di allenarsi in un clima sereno e professionale. Quelli e quelle che hanno ereditato l’insegnamento di chi c’è stato prima di noi e ha contribuito a fare la storia della Mens Sana, che è poi un pezzo della storia del basket italiano. E quest’ultimo aspetto rappresenta il terzo elemento di forza e valore della nostra società. L’atmosfera che si respira al PalaEstra, intrisa dei successi del passato, è qualcosa di magico che nei 50 di storia di basket di alto livello della Mens Sana Basket ha fatto moltiplicare gli sforzi degli atleti in campo. Dai tempi in cui una squadra fatta quasi esclusivamente di senesi approdò alla Serie A, a quelli in cui la piccola Siena si scontrava, e spesso vinceva, con le corazzate europee, fino all’incredibile stagione 2013/14, quando un gruppo di giocatori sottovalutati, guidati da un allenatore lucido e visionario allo stesso tempo, arrivarono a un tiro – anzi, a un paio di rimbalzi sul ferro – dal nono scudetto. Ma forse il segreto non sta né nelle mura né nell’atmosfera; forse il segreto sta nell’etica del lavoro che dagli anni ‘70 dello scorso secolo contraddistingue coloro che lavorano in palestra e che, evidentemente, si tramanda di generazione in generazione.

 Ci saranno nuovi e sostanziosi ingressi di soci e sponsor nella Mens Sana basket?

Al momento la società è solidamente costituita, e in salute finanziaria, grazie all’impegno dei due soci, Polisportiva Mens Sana e Unico srl, e al sostegno di un nutrito gruppo di sponsor, per lo più del territorio, proprio a consolidare il legame con la città. Abbiamo poi incrociato le nostre strade, e ne siamo molto felici, con un imprenditore avellinese, ma con il cuore ben saldo a Siena per i suoi trascorsi universitari, che ha voluto associare il nome di una delle sue aziende, Note di Siena, alla nostra squadra in qualità di title sponsor. Grazie a questo ampio e affiatato partenariato, che si allarga continuamente, stiamo disputando un campionato ben al di sopra delle nostre aspettative, e riusciamo a dare a tutti i nostri tifosi le soddisfazioni che si meritano. Ma il nostro obiettivo è quello di crescere, tutti insieme. Ecco che quindi abbiamo accolto con entusiasmo la proposta di ingresso dell’Associazione Io Tifo Mens Sana; ed ecco che siamo aperti a considerare l’ingresso in società e l’adesione al progetto di tutti coloro che condividono i nostri ideali, la nostra passione, e i nostri desideri di crescita. Abbiamo ricevuto con piacere diverse manifestazioni di interesse che stiamo ovviamente valutando, con la convinzione che l’approccio che abbiamo adottato sinora porti ad allargare la compagine sociale e a rafforzare la società sul piano finanziario e organizzativo.

Crede che la rinascita a livelli più consoni del basket senese passi anche da una politica di miglioramento degli impianti sportivi, trascurata negli anni delle grandi risorse finanziarie?

L’esperienza che abbiamo vissuto la scorsa estate con i lavori al PalaEstra, e le conseguenti difficolta di inizio stagione (peraltro ben assorbite grazie alla generosa disponibilità del PalaCorsoni e della Pista Engels Lambardi per gli allenamenti), dimostrano che un problema di impianti si pone. In fin dei conti, noi siamo fortunati ad avere a disposizione il PalaEstra, impianto che comunque garantisce la disputa di campionati di tutte le categorie e consente al nostro settore giovanile di svolgere la propria attività. Io, però, non sono il tipo da associarmi facilmente al coro del “…dovevamo fare gli impianti quando c’erano risorse finanziarie molto più ingenti a disposizione…”. Non perché l’affermazione non sia corretta, ma piuttosto perché preferisco lavorare affinché le cose migliorino, senza guardare troppo al passato. In questo contesto, a noi spetta il compito di rendere il PalaEstra più accogliente possibile, assieme a Comune e Polisportiva Mens Sana, ma anche a Emma Villas Volley, che ne condivide con noi l’utilizzo, ripristinandone al più presto la piena capienza e migliorandone la fruibilità per il pubblico. So che qualcosa si sta muovendo dalle parti del CUS, che dovrebbe realizzare un nuovo campo polivalente grazie a un investimento congiunto con Università e Ministero dell’Università e della Ricerca. Dobbiamo tutti impegnarci per arricchire il patrimonio cittadino di impianti sportivi e per garantire a tutti i ragazzi e le ragazze di Siena di poter praticare lo sport che amano e che – vale sempre la pena ricordarlo – fu introdotto in Italia grazie a Siena e alla Mens Sana.

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