Dalle deputate Pd un appello all’Ordine dei giornalisti
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SIENA. Domani è il 25 novembre. Tutti i vostri giornali, i siti web, i contenitori di informazione ricorderanno la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Pubblicherete foto di scarpe rosse, di panchine o forse i vostri volti con un segno rosso su uno zigomo. È importante, ma è facile. Stavolta noi vi chiediamo altro.
Il vostro lavoro è fondamentale. Lo e da sempre, lo è tanto più nell’era della comunicazione immediata, dell’immagine. Troppo spesso titoli non riflettuti, stereotipati, non raccontano le donne, raccontano un’immagine sbagliata e nociva e, in alcune occasioni, una visione misogina, maschilista, sessista. Molte giornaliste si sono attivate con forza per cambiare tutto questo e noi siamo al loro fianco, convintamente, tanto più nella consapevolezza che sono ancora poche le donne in posizione apicale nelle redazioni.
Apprezziamo iniziative importanti come quella del presidente del Cnog, Carlo Verna, come i codici per “raccontare i femminicidi” che speriamo vengano rispettati ed attuati. Pensiamo però davvero che la sfida contro la violenza riguardi un Paese intero, riguardi uomini e donne, riguardi la cultura e la comunicazione.
Raggela dover leggere proprio alla vigilia del 25 novembre articoli a nostro parere culturalmente sbagliati e, pur nel rispetto della libertà di comunicare, non possiamo più accettare, magari su testate che percepiscono contributi pubblici, parole che raccontano che è «l’imprudenza» delle donne a determinare uno stupro.
La violenza si combatte rispettando la libertà femminile. Rispettando la differenza di genere. E anche cambiando le parole. Il linguaggio di genere è un tema molto serio e può contribuire ad aprire una pagina nuova, a mettere le basi per una stagione in cui il rispetto tra i generi sia la normalità.