Sono state presentate le opportunità e criticità rilevate da 20 professionisti senesi
SIENA. Presentati i risultati del Laboratorio di Studi Urbani incentrato sul caso di piazza Amendola di Siena, promosso dall’Ordine degli architetti PPC senese. In un anno, una ventina di professionisti, affiancati di volta in volta da altre professionalità, fra cui alcuni artisti attivi in città, si è avvicendata per studiare l’area individuando opportunità e criticità di una zona dove gravitano ogni giorno migliaia di persone.
I risultati dell’analisi saranno condensati in una pubblicazione che potrà servire all’amministrazione comunale per comprendere meglio quali microinterventi potrebbero essere promossi e realizzati nella zona. Durante il convegno di presentazione dei risultati del Laboratorio, che si è tenuto mercoledì 7 dicembre alla presenza dell’Assessore al Patrimonio del Comune di Siena Paolo Mazzini e con la partecipazione di Goffredo Serrini, docente dell’Università di Firenze, sono state presentate le tre linee di lettura dell’area presa in esame dagli architetti.
“La prima linea di lettura – spiega la consigliera dell’Ordine degli Architetti senese e coordinatrice del Laboratorio, Marina Gennari – parte dalla storia per trovare dei punti di forza individuati su luoghi, antiche funzioni, monumenti abbandonati o dimenticati, alcuni molto importanti per la città come la colonna di papa Pio II o l’oratorio di san Bernardino. Ci sono diversi edifici storici antichi o più recenti ormai passati nel dimenticatoio. Quest’area si connota per essere una delle aree più interessanti per l’architettura della prima metà del Novecento, con alcuni edifici in stile liberty e altri di epoca fascista. Una linea che potrebbe essere seguita in futuro potrebbe essere quella di creare dei percorsi di valorizzazione di queste emergenze. Una seconda lettura – prosegue Gennari – presenta invece le criticità dell’area che, dopo la costruzione della risalita dalla stazione, potrebbe dare molto di più in termini di vivibilità e di opportunità per l’ingresso alla città. Abbiamo individuato quindi una tavola di opportunità e una di criticità dando una lettura di quali porzioni di quest’area potrebbero essere migliorate con piccoli interventi. Per esempio, esiste una chiusura forte fra l’area verde di piazza Amendola dove c’è la piscina e le sottostanti fonti di Pescaia-Museo dell’acqua, una fila di alberi, una recinzione e soprattutto una scarpata ne impediscono la connessione. A nostro parere uno dei possibili microinterventi da proporre in futuro potrebbe essere proprio il collegamento delle due aree. In questo modo, le persone che frequentano per svago l’area verde di piazza Amendola potrebbero anche fruire degli spazi sottostanti dove si trova l’interessante museo dell’acqua. Inoltre, le aree intorno alle fonti sono perfette per ospitare spettacoli di teatro, arte, musica, danza. Crediamo poi fondamentale ripensare tutte le connessioni fra il luogo e le aree circostanti, creando ad esempio percorsi di camminate o jogging, che colleghino la zona con Pescaia per renderla più vicina all’area del ex tirassegno. Queste – conclude Gennari – sono solo alcune delle linee di intervento che abbiamo studiato durante il Laboratorio che aveva lo scopo di proporre processi di miglioramento”.
L’Ordine degli Architetti senese è pronto a replicare l’esperienza, analizzando altre zone. “Il nostro Ordine – spiega la presidentessa Elisabetta Corsi – si è posto come tramite tra gli utilizzatori finali degli spazi urbani e l’amministrazione pubblica. Piazza Amendola a prima vista può sembrare uno spazio risolto ma in realtà non lo è. Vorremmo ora studiare anche altri luoghi a Siena e provincia visto che sono tanti i siti bisognosi di riqualificazione. Facciamo tutto ciò con la speranza che vengano promosse attività di concorso e di progettazione di idee su queste zone”.
Per un approfondimento sui risultati del Laboratorio guarda le videointerviste a Corsi, Gennari e Serrini: https://www.youtube.com/watch?v=un1AVhWL78w