Dalla scelta di svolgere la manifestazione sui vini nel Museo Civico alla decisione di accorpare Giornata della Memoria e Giorno del Ricordo
SIENA. Il circolo di Sinistra per Siena intende prendere posizione su alcune delle ultime scelte della attuale giunta comunale, criticandole nel metodo e nel merito.
Prima di tutto si è voluto utilizzare il Museo Civico per la recente manifestazione sui vini. Oltre a costringere alla chiusura al pubblico il Museo e i Magazzini del Sale nei giorni 26-27 gennaio, ci sembra una iniziativa non appropriata per l’ importanza culturale del luogo, (visto che ancora duole la chiusura di spazi più adeguati come l’Enoteca Italiana).
Dato che la Giunta si propone in futuro di utilizzare anche gli spazi del S. Maria per iniziative di promozione sull’ agro-alimentare, pare che in Comune si voglia sfruttare il patrimonio culturale della città come mero scenario per operazioni di marketing, col rischio di snaturarlo.
Senza sottovalutare l’ importanza di quel comparto economico, crediamo che altri debbano essere i luoghi scelti per simili iniziative. Se questa sembra essere la politica culturale della giunta, crediamo che debba almeno essere sottoposta alla massima discussione pubblica.
Ma molto più grave ci sembra l’iniziativa della Giunta di voler celebrare pubblicamente, in un solo giorno l’anniversario della “giornata della memoria” insieme alla “giornata in ricordo delle Foibe”. L’unificazione delle ricorrenze di queste due tragedie ha suscitato le proteste della Comunità Ebraica, di partiti, sindacati e associazioni democratiche locali, perché i due fatti storici non possono essere messi sullo stesso piano ed hanno un significato ed un valore umano completamente diverso, dato le differenti circostanze storiche che purtroppo l’avevano prodotte. Volerle equiparare è un’operazione storicamente inaccettabile, fuorviante. E si qualifica solo come una bassissima manovra ideologica utile solo a strumentalizzare politicamente il ricordo di eventi drammatici che non possono essere trattati in modo così squallido con il solo intento di impedire ogni seria riflessione alzando solo cortine fumogene.
Allo scopo di offrire ulteriori elementi di conoscenza approfondita di queste tematiche il Circolo ha prodotto l’allegato documento che offre notizie ed informazioni importanti.
Dinanzi a questi comportamenti della Giunta di centro destra, ci sembra più necessario che mai il ruolo di un’ opposizione alle scelte politico-culturali dell’ amministrazione in carica. Chiediamo che si avvii per questo un confronto più ampio possibile fra le persone e le associazioni democratiche cittadine.
Il Circolo Città Domani -Sinistra per Siena
IL GIORNO DELLA MEMORIA E LA VICENDA DELLE FOIBE
Per capire il perché ogni tentativo di assimilazione integrale dei due fenomeni è assolutamente irricevibile ed improponibile, occorre osservare semplicemente che mentre le vittime ebraiche dei campi nazisti, non avevano alcuna colpa in assoluto, se non quella di appartenere ad una “razza” particolare, per le vittime delle foibe occorre fare un discorso completamente diverso.
Prima di tutto non tutte le vittime erano civili non compromessi in modo diretto con le forze d’occupazione. In particolare, ad esempio esistono le testimonianze, raccolte dagli alleati anglo-americani, di due parroci di Sant’Antonio in Bosco e di Corgnale, rispettivamente don Francesco Malalan e don Virgil Šček in merito agli infoibamenti avvenuti a Basovizza, Le due testimonianze riferivano di processi lampo, sulla cui regolarità non possiamo che nutrire forti dubbi, tenuti dall’armata jugoslava a carico di alcune centinaia fra agenti dell’Ispettorato locale e militari (compresi circa 40 tedeschi), con fucilazioni e corpi gettati nel pozzo della miniera di questa località.
Altro esempio in tal senso, potrebbero essere i fatti di Spalato, verificatisi tra il 10 ed il 26 Settembre del 1943, periodo nel quale i partigiani, approfittando dell’armistizio italiano e della fase di riorganizzazione delle forze tedesche, procedettero a processare e giustiziare 143 italiani tra i quali vi erano pochissimi civili e molti agenti di pubblica sicurezza, carabinieri e guardie carcerarie che essi ritenevano essersi distinti nell’imporre, fino a quel momento, grazie anche all’occupazione militare, quella mai tollerata italianizzazione forzata che iniziò in Dalmazia sin dal 1920. Per chi esitasse a ricordare o fosse comprensibilmente poco aggiornato su questo specifico fenomeno basterà ricordarne gli aspetti essenziali:
- gran parte degli impieghi pubblici furono assegnati agli appartenenti al gruppo etnico italiano;
- con l’introduzione della Legge n. 2185 del 1 ottobre 1923 (Riforma scolastica Gentile), fu abolito nelle scuole l’insegnamento delle lingue croata e slovena;
- Nell’arco di cinque anni tutti gli insegnanti croati delle oltre 160 scuole con lingua d’insegnamento croata e tutti gli insegnanti sloveni delle oltre 320 scuole con lingua d’insegnamento slovena furono sostituiti con insegnanti italiani;
- con il Regio Decreto n. 800 del 29 marzo 1923 furono imposti d’ufficio nomi italiani a tutte le centinaia di località dei territori assegnati all’Italia con il Trattato di Rapallo;
- in base al Regio Decreto n. 494 del 7 aprile 1926 le autorità italiane italianizzarono i cognomi a decine di migliaia di croati e sloveni
A prescindere da quanto detto, che comunque non è secondario per comprendere il fenomeno, tutto questo non toglie il fatto che in moltissimi altri casi gli infoibamenti furono un fenomeno destinato a riguardare anche una grande quantità d’Italiani che, come unica colpa, agli occhi dei partigiani titini, avevano solo quella di essere semplicemente Italiani. Anche in questo caso tuttavia, se non altro come elemento di riflessione e valutazione, non si eviti di ricordare che, secondo ad esempio lo storico francese Michel Roux, nel caso specifico si trattò di atti mossi più che da razzismo, dalla rivolta spontanea delle popolazioni rurali, in parte slave, come vendetta per i torti subiti durante il periodo fascista, fino ad assumere però gli odiosi connotati di vera e propria pulizia etnica nei confronti della popolazione italiana.
Secondo le stime, ed è bene sottolineare che si tratta di stime, gli italiani coinvolti con questo triste episodio furono intorno ad 11.000, ma quello che veramente fu socialmente disastroso fu il vero e proprio esodo di giuliani, fiumani e dalmati italiani che emigrarono dalle loro terre di origine verso l’Italia, nella misura di almeno 350.000 persone.
Ecco quindi gli elementi di valutazione: da una parte un popolo senza nazione reo soltanto di esistere, dall’altro una comunità la cui massiva diffusione in Dalmazia era stata determinata da una vera e propria politica coloniale di occupazione, contro la quale, si scatenò la rabbia, di origine popolare, delle milizie titine organizzate in armate partigiane che combattevano contro l’occupante nazifascista.
Detto questo il rispetto è dovuto a tutti coloro che sono morti, ma per rispetto a coloro che vivono oggi e non devono veder ripetere gli stessi orrori, compreso ovviamente quello delle foibe, la verità non deve essere soggiaciuta. La verità, infatti, consente di rendersi conto che le circostanze dei due fenomeni sono completamente diverse tra loro.
Quello degli ebrei fu un eccidio motivato da convinzioni che affondavano nei più reconditi ed incredibili ambiti dell’animo umano, da ricercare, in parte, nell’esoterismo latente nella filosofia nazista che spinse Hitler persino a creare un famoso reparto speciale delle SS squisitamente dedicato a tali mistiche e misteriche ricerche.
Quello delle foibe, purtroppo, fu una reazione efferata e terribile ad una forma di occupazione che pure, però, risultò, odiosa e spietata.
Due giornate diverse di commemorazione sono pertanto necessarie proprio per non confondere storicamente, la portata dei due fenomeni entrambi degeneri, come molti altri purtroppo, della storia dell’umanità.
Il Circolo Città Domani – Sinistra per Siena 1 febbraio 2019