Viaggio nel sottobosco della riforma scolastica
di Marco Norcini
SIENA, Graduatorie d’Istituto in alto mare, precari a rischio e caos per quanto riguarda gli insegnanti di sostegno. E’ questo girone dantesco della scuola senese, all’indomani dell’inizio della fase C per il reclutamento, che di fatto si andrebbe a sovrapporre e in qualche caso entrerebbe in conflitto con le chiamate dalle graduatorie d’istituto per le supplenze annuali e quelle fino al 30 giugno. Sul piatto, infatti, ci sono decine di contratti in sospeso, fatti dalle scuole con la formula: “fino all’avente diritto”, un tipo di contratto provvisorio – per chi non è del mestiere – che permette a un supplente di lavorare fino a che il titolare della cattedra, per nomina e punteggio, non viene individuato.
La fase di stallo, ormai, confermata dalle stesse scuole e dall’ufficio scolastico provinciale, è dovuta, stando ad alcune segreterie degli istituti comprensivi, al fatto che sussistono degli intoppi nella compilazione delle graduatorie per il sostegno e che queste di fatto bloccano le “chiamate” degli insegnanti che sarebbero dovute avvenire già dalla metà di ottobre.
Non è certo una novità; di questo argomento si era discusso anche alle riunioni del coordinamento provinciale per la scuola nel quale si prevedeva, appunto, la chiamata tra la fine di ottobre e i primi di novembre. Di ritardo in ritardo è già trascorso un mese, con quali ricadute? Senz’altro un vantaggio lo trarranno quegli insegnanti che si vedono prolungare il contratto di mese in mese, in attesa che il titolare della cattedra arrivi.
Mentre per questa parte di insegnanti le cose vanno meglio, per un’altra, quella che sta attendendo la nomina, in particolare per chi è nella seconda fascia, l’attesa sta diventando piuttosto snervante. Uno perché aspettare e non lavorare costa senz’altro denaro e molto, in particolare per molti docenti del Sud, che adesso stanno pensando di mollare nella speranza di trovare qualcos’altro per campare.
Sembra un po’ una politica “scaccia terroni” (absit iniuria verbis!) verrebbe da pensare, infatti, molti insegnati del Sud che da anni erano, sì precari, ma con una certa stabilità dovuta alla quasi certezza delle supplenze, anche quest’anno contavano sulla chiamata. Di aberrazione in aberrazione non è che Siena si sia fatta mancare nulla. Una bella sfoltita al parco insegnanti era stata data già l’anno scorso, quando il ministero aveva dato l’ok per lo spezzettamento delle cattedre di 24 ore, tempo pieno, anche in segmenti da 6 o 5 ore. Risultato: un insegnante fuori sede avrebbe dovuto vivere a Siena e provincia con circa 300-400 euro al mese. Così, anche allora molti furono costretti a gettare la spugna. E questa autonomia non era che l’antipasto di quello che potrebbe diventare la scuola con la riforma.
Un feudo senza garanzie, presentato con delle falsità da propaganda come quello di “mettere al centro della scuola lo studente”, trascurando il fatto che questi dovrebbe vivere e crescere in un clima in cui chi si occupa delle sua educazione goda di diritti limitati.
Tornando alle chiamate non ancora effettuate quest’anno c’è un ulteriore fatto: più il tempo passa e più – in nome della continuità didattica – coloro i quali hanno firmato fino all’avente diritto potrebbero essere stabilizzati, invece, fino alla fine dell’anno. Una botta di fortuna per loro, un vero disastro per i colleghi rimasti in attesa della convocazione.