SIENA. Da Sena Civitas riceviamo e pubblichiamo.
“Ci viene chiesto di dare il nostro contributo di consenso e di idee al progetto “Siena, polo di riferimento nazionale per i sistemi di prevenzione e vaccini anti-pandemici”. Nostra indole e nostro dovere è di non farci mai accecare dall’idea che la nostra città diventi centro unico di qualcosa. O meglio saremo tra i primi a felicitarci se avvenisse, ma all’esser “capitale” devono sempre aggiungersi vere opportunità di crescita e sviluppo. Per quanto ci ricordiamo, l’idea è nota e aveva un suo perché, ma Fabrizio Landi, presidente di Toscana Life Sciences, l’ha riproposta, il presidente della Toscana l’ha rilanciata a Roma e il ministro della Salute Roberto Speranza ha ascoltato con un interesse, che non poteva esser minore stante il tema e il momento.
Le parole di Enrico Rossi a sostegno sono le seguenti: “Siena… in quanto ecosistema già integrato e caratterizzato da elevate competenze universitarie, qualità dell’azienda ospedaliera locale, capacità di trasferimento tecnologico garantite da Toscana Life Sciences, nonché per la presenza di imprese multinazionali, PMI, startup e spin-off dinamiche ed innovative”. Comprendiamo che c’è stato un salto di qualità dall’iniziale proposta del manager di TLS, che deve affrettarsi a portare in Strada di Petriccio-Belriguardo i nove milioni che gli servono per la lotta – ben impostata assieme al professor Rino Rappuoli – al Covid-19. Al presidente della Regione – così come a Sena Civitas – non era affatto sfuggito come tanto la TLS che la Diagnostica Senese avessero iniziato una collaborazione con l’Istituto Spallanzani, l’ente che ha saputo con più autorevolezza rendersi interlocutore del Governo in tema di pandemia. Le parole pronunciate sembrano voler creare attorno a una definizione un percorso di sistema, capace di estendersi a decine di enti e privati e consolidare/creare posti di lavoro sul territorio. Forse la cosa più necessaria per il momento in cui cominceremo a uscire di casa e vorremo ritrovare traguardi della nostra vita.
Quello che vorremmo sapere e se ciò che si propone è una “decorazione” a uno stato di fatto. A Siena e nei pressi operano infatti TLS, Diesse, soprattutto Gsk e Vismederi, Philogen, Galenica Senese, Sclavo Vaccines e Sclavo Diagnostics, inoltre, la Menarini non è lontana, un bacino di aziende che promuovono tutte un qualche prodotto o servizio anti-pandemia e che origina all’80 per cento dall’Istituto Sieroterapico Sclavo, che già nel 1992 lottava contro le pandemie dando il nome “Siena” a uno dei virus Ebola. Perché in questo senso un bacino di aziende, per quanto importante, dovrebbe andare a specificare e difendere ogni volta le proprie prerogative in opposizione alle reti del CCM (Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie) o dell’ISS (Istituto Superiore di Sanità). Molto diverso sarebbe se questo progetto fosse destinato a portare nella nostra città il settimo Dipartimento o il quindicesimo Centro nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità. Un fatto che riteniamo incontrovertibile è che su questa opportunità molti personaggi e molti schieramenti si stiano esprimendo.
L’opinione prevalente è quella della “cabina di regia unica”, cioè un’azione unanime di tutte le componenti sociopolitiche a sostegno del “Centro”. Altrettanto rilevanti sono i propositi della suggestione che ha manifestato il presidente Rossi, persona che – stante la congiuntura – rimarrà ancora mesi alla guida della Toscana. Ravvisiamo inoltre che gli inviti all’unanimità di intenti sono autorevoli e tesi al rispetto della dignità di ciascun schieramento. Nostro auspicio è che l’Istituzione Comune di Siena, che sosteniamo convintamente, possa prendere un ruolo centrale in questa cabina di regia bipartisan, o comunque tale da valutare e garantire i benefici futuri per la collettività e poter dialogare con realtà internazionali come la GSK – che solo due mesi fa progettava sostanziali alleggerimenti del personale – con piena autorevolezza, dignità e senso prospettico”.