SIENA. Da Sena Civitas riceviamo e pubblichiamo.
“In un mondo dove l’imprenditoria sportiva soffre di crisi economiche, che la pandemia ha solo acuito, e che guarda con interesse a impianti di proprietà per lo sfruttamento dei beni non solo a fini sportivi, ma anche commerciali, stride il passaggio di proprietà del palazzetto di Viale Sclavo dalla piena disponibilità della Polisportiva Mens Sana 1871 al Comune di Siena.
Questa controtendenza ha radici in situazioni estremamente complesse, da quando si è dovuto rinunciare all’attrazione di un basket qualitativamente eccelso, che alla mala parata portava migliaia di spettatori, diritti televisivi e sponsorizzazioni che, con una oculata gestione, sarebbero stati sufficienti per una gestione economica indipendente da fattori esterni.
Ma il danno era stato fatto, da molteplici attori, e la Storia ci racconta di un tifo che è andato più volte oltre al “metterci il bercio”, sostenendo quel poco o niente che era rimasto in piedi per garantire una sopravvivenza, anche se a volte agonizzante, del basket in biancoverde.
Salviamo la Mens Sana, Io Tifo Mens Sana, altre aggregazioni più indipendenti come La Mens Sana Siamo Noi, tutte hanno messo un mattoncino, anche in tempi in cui la Casa Madre sembrava più orientata a supportare altri sport e altre proprietà.
E una volta che tutti gli attori hanno accettato che la passione dei tifosi menssanini non rimaneva sepolta neanche dal fango degli tsunami che si erano abbattuti sulla loro squadra, si è capito, sia in Viale Sclavo che in Piazza del Campo, che se si voleva ridare speranze di un futuro alla Polisportiva e un asset al Comune, il nodo centrale era proprio il Palazzetto; infatti gli interessi di entrambe le parti convergevano sulla appetibilità del bene, per l’una dal punto di vista dell’agibilità, concessa di volta in volta in deroga per vizi della struttura, necessaria per attrarre potenziali investitori, che non avrebbero messo un centesimo, se la casa fosse stata pericolante, e per l’altro, che ha proprio nel palazzetto il luogo individuato dalla Protezione Civile come punto di raccolta della popolazione in caso di calamità.
Uno stallo alla messicana che si è risolto non certo con un “win to win”, vuoi perché la Polisportiva non aveva i mezzi per una ristrutturazione, e forse neanche le abilità imprenditoriali per mettere a frutto la proprietà immobiliare con attività complementari (concerti, fiere, congressi, chi più ne ha più ne metta), vuoi perché il Comune si è dovuto far carico di tutti quei lavori necessari per la messa a norma della struttura, dall’antisismica al tetto, dovendo prevedere anche gli efficientamenti di tutti gli impianti; tutto questo tra i mugugni, comprensibili, dei cittadini non interessati al basket e dei dirigenti delle altre società di pallacanestro cittadine, esclusi dai benefici che l’operazione porta solo ai colori biancoverdi.
In tutto questo c’è però una storia alle spalle della Mens Sana, che sta provando a risalire la corrente verso serie più prestigiose, e lo sta facendo stando attenta a non fare il passo più lungo della gamba; anche in conseguenza della crisi del basket nazionale e della congiuntura economica, la Mens Sana Basket Academy è riuscita ad unire risultati sportivi alla possibilità di guadagnare serie superiori con le cosiddette Wild Card, e potrebbe presto usufruire di un bonus per ritrovarsi nel campionato interregionale, ad un passo dal basket professionistico che conta, in una dimensione più consona ai trascorsi sportivi.
Lo sta facendo grazie alle competenze create nel tempo al suo interno, e inserendo figure professionali laddove gli impegni che aumentano le rendono opportune, e per uscire dalle guazze sta lavorando alla costituzione di una s.r.l. che prelude al distacco dalla Polisportiva della Sezione Basket, rendendola così autonoma pur mantenendo il controllo con adeguata quota societaria, e prodromica al ritorno di investitori esterni.
E qui torna in ballo il Comune, o se preferite SiGeRiCo, che deve decidere se tenere un basso profilo o se piuttosto investire nell’affare basket, anche come volano per le attività complementari per l’utilizzo del palazzetto.
Un ex dirigente, artefice nel bene e nel male del basket menssanino, ebbe a dire: “le sorti della Mens Sana non devono essere legate al fatto che un pallone entri o meno in un canestro, per questo è necessario che le istituzioni siano coinvolte nel progetto”; scoprimmo dopo le vere finalità, ma fino a che questo concetto fu portato avanti per il bene del basket la cosa funzionò, e alla grande.
A così pochi giorni dalle elezioni comunali, sarebbe quantomai auspicata una dichiarazione di intenti da parte dell’Amministrazione uscente”.