SIENA. Da Sena Civitas riceviamo e pubblichiamo.
“Prendiamo solo spunto dagli ultimi fatti di cronaca per svolgere una riflessione più ampia e che parte da una domanda. Esiste a Siena un problema di cultura della legalità?
A prima vista la domanda può sembrare provocatoria e in parte lo è. Il tessuto sociale di base di Siena è senza dubbio un tessuto sano, intriso di una storia secolare fatta di tradizioni positive, di partecipazione alla cosa pubblica, di ricerca e di aspirazione al “buon governo” che si estrinseca tra l’altro in un forte impegno nel volontariato e nella cultura. Tuttavia, non si può negare che qualcosa, in particolare da 10 anni a questa parte, sia successo e stia succedendo nella nostra città. La vicenda del Monte dei Paschi può essere infatti vista come uno spartiacque, con la sua fragorosa emersione di una concezione del bene pubblico da piegare a fini privati, personali o politici a seconda dei casi, e che poi ha dato la stura ad altre vicende analoghe (AC Siena, Mens Sana, fino ad arrivare a quelle ancora in divenire che abbiamo letto in questi ultimi giorni) e che di fatto hanno reso Siena una delle piazze più “calde” da un punto di vista delle vicende giudiziarie legate al mondo dell’economia e della finanza.
Certo, la presenza di un colosso finanziario come il Monte in una città tutto sommato di provincia come Siena ha reso tutto “eccezionale” ma a maggior ragione, proprio l’esistenza di tali elementi di complessità avrebbe richiesto da parte della classe dirigente della città e dell’opinione pubblica locale un “supplemento” di capacità di gestione e di attenzione alla legalità che, evidentemente, sono mancate.
“Da un grande potere derivano grandi responsabilità” è la frase diventata famosa grazie a un noto personaggio dei fumetti e del cinema; ma è una frase che contiene una grandissima verità che ci fa capire quale sia l’elemento che è mancato in questi ultimi anni: la responsabilità. E questo è un aspetto che non riguarda solo la cerchia di “quelli che contano”, ma riguarda tutti. Perché tutti hanno il diritto e il dovere di alzare la mano quando si vede qualcosa che non va; quando un certo traffico, una certa operazione è palesemente sospetta, ancorché animata apparentemente dalle migliori intenzioni. Tutti hanno il diritto e il dovere di chiamarsi fuori, di uscire dal “cerchio magico”, esponendone pubblicamente le motivazioni. Tutti hanno il diritto e il dovere di dire “not in my name”, evitando di girarsi dall’altra parte o di turarsi il naso. Si chiama “cultura della legalità”, una cultura che deve abitare in tutti i cittadini e che vive e si alimenta nel libero confronto e nella dialettica dei vari soggetti che animano la cosa pubblica.
Una cultura che non può fare a meno di una stampa libera, indipendente e autorevole che svela e racconta, anziché nasconderlo, quello che c’è dietro alle grandi vicende cittadine. La città deve necessariamente misurarsi con questo tema che ormai è diventato ineludibile, in vista della formazione di una nuova classe dirigente adeguata alle sfide e alle necessità del nostro tempo.
Le nomine del Comune nella Fondazione MPS siano finalmente nel segno della discontinuità e della responsabilità”.