Cinque punti sul servizio così come è organizzato ora
SIENA. Da Siena Civitas riceviamo e pubblichiamo.
“In merito alla riemersa questione del 118 senese ci sembra utile condividere le seguenti osservazioni:
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Dato che la postazione Blsd può solo inviare un’ambulanza senza medico a bordo, si può affermare che si tratta di un ritorno al passato, quando tutto gravava sulle Associazioni di Volontariato. È su questi virtuosi che il governo locale e regionale vuole caricare il compito di sostituirsi alla politica? È a questo (dis)servizio che dobbiamo imputare l’aggravarsi del fenomeno di sovraffollamento del Pronto Soccorso?
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Un declassamento qualitativo del servizio, divenuto altro, comporta il venir meno del servizio stesso, perciò la scelta di chiudere “siena2” non è in linea con il Decreto Ministeriale 70/2015, che definisce gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera e che prevede la definizione del numero dei mezzi di soccorso avanzati (medico e infermiere a bordo) in numero di uno ogni 60.000 abitanti o ogni 350 km quadrati, tenendo anche conto di possibili correttivi legati a conformazione fisica del territorio e rete viaria. La nostra provincia, con territorio vasto e morfologicamente vario, risulta di conseguenza fuori regola.
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La carenza di personale lamentata dalla ASL SE, a fronte di incarichi affidati d’imperio, dipende dal mancato esercizio del diritto/dovere di procedere a rilevazioni periodiche di mappatura delle zone carenti di personale medico (l’ultima è di più di cinque anni fa), da cui discende, veti autorizzativi regionali a parte, la non attivazione di convenzioni per l’emergenza territoriale. Solo la presenza dei precari ha tamponato, senza risolverlo, l’attuale vuoto. Lo zampino dell’Università, che sforna una quindicina di specialisti in medicina d’urgenza all’anno ma vede nei convenzionati degli antagonisti, ci può stare.
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L’idea regionale di accorpare le due centrali del 118 di Siena e Grosseto, con evidenti costi derivanti dalla creazione di una centrale terza rispetto alle esistenti, si sta rivelando un fallimento organizzativo e sul piano del risparmio, pari al costo di una figura professionale del ruolo infermieristico. Differenti modalità organizzative del servizio sul territorio e la presenza di pochi e ufficiosi protocolli (non rispondenti ai criteri di Qualità/Rischio Clinico o valutati irregolari dai Sindacati), disomogenei e non condivisi hanno complicato il lavoro degli operatori e avviato un sistema a due velocità.
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L’imposizione unilaterale di modifiche organizzative di grande impatto sociale causa incertezza agli operatori, aumenta il rischio di disservizio per i cittadini e ripone le speranze di buon andamento nella professionalità di ciascun operatore privando, in ogni caso, la cittadinanza di un modello organizzativo di livello sicuramente più elevato. Qual è il disegno politico del locale PD, forza “al” ma non “di” governo? Come valuta l’attuale responsabile del 118 che, dalla frettolosa apertura della nuova centrale unica, dicembre 2016, pretende di organizzare ed omogeneizzazione il servizio con poche procedure e molte consuetudini là dove prima l’unità operativa complessa, oggi derubricata a unità operativa semplice, senese poggiava su un sistema efficiente e proceduralizzato, anche informaticamente?