SIENA. Gli Astrofili Senesi dall’Osservatorio Astronomico di Montarrenti (Sovicille, Siena), hanno osservato per primi al mondo uno dei fenomeni più drammatici e spettacolari che la natura possa offrirci: il bagliore di una potente deflagrazione cosmica proveniente dalla costellazione zodiacale del Leone e avvenuta a 390 milioni di anni luce di distanza (quindi 390 milioni di anni fa).
La scoperta è opera dei ricercatori Simone Leonini, Massimo Conti, Paolo Rosi e Luz Marina Tinjaca Ramirez, membri dell’Unione Astrofili Senesi e dell’Italian Supernovae Search Project (ISSP).
Nella notte del 24 marzo scorso, il telescopio di oltre mezzo metro gestito dall’Unione Astrofili Senesi, era impegnato in una sessione automatica alla ricerca di oggetti transienti extragalattici. L’elenco predisposto per la serata prevedeva anche la sorveglianza della galassia denominata NGC 3362 nel Leone. Tale galassia, di classe Seyfert, mostra segni di intensa attività energetica attivata da un buco nero super massiccio presente all’interno del nucleo e per questo oggetto dell’attenzione.
L’analisi successiva alla sessione osservativa, seppur particolarmente complessa, ha convinto i ricercatori che una stella individuata in uno dei bracci esterni della galassia, potesse essere un nuovo evento esplosivo. E’stata quindi immediatamente inviata la segnalazione alla comunità astronomica mondiale (International Astronomical Union), cui hanno prontamente risposto, in modo indipendente, due gruppi di ricerca professionali d’oltre oceano: l’oggetto, dopo Montarrenti, è stato infatti studiato dal telescopio P-60 da 1.5mt di diametro del Monte Palomar (California) e dall’Osservatorio hawaiano di Haleakala, attraverso il telescopio Faulkes North di 2.0 mt di diametro. L’evento esplosivo è stato catalogato come supernova di tipo Ic individuato intorno al suo massimo di luminosità.
L’astro esploso è quindi una rara stella la cui massa è 25 volte quella del nostro Sole, giunta alle fasi finali della sua vita e che ha disperso nell’universo, per mezzo di un intenso vento stellare, gli strati del suo involucro esterno composti da idrogeno ed elio.
Tale gas costituisce materia prima per nuove generazioni stellari, per sistemi planetari associati e forse nuove forme di vita.
Questo è quello che è possibile documentare dall’interminabile viaggio attraverso il mezzo interstellare di queste eco luminose: la fine di nuovi mondi e l’inizio di altri, il magico ciclo vitale della natura.
Il nuovo astro è stato nominato SN 2019cda dall’Unione Astronomica Internazionale, attribuendo la paternità ufficiale della scoperta agli astrofili senesi, che portano così a 21 il bottino di supernovae scoperte.
Qui sotto: al centro della foto la galassia con la supernova indicata dalle freccette.