Oltre alle eccellenze di macchinari e accordi, numerosi sono i progetti futuri che prenderanno forma e corpo all'interno del laboratorio senese
di Lorenzo Croci
SIENA. Con l’inaugurazione di questa mattina del “Santa Chiara Lab” (Via val di montone 1) non si è aperta solamente una nuova struttura tecnologica al servizio della progettualità ma si è aperta una nuova prospettiva sia a livello lavorativo che di studio: tra gli obiettivi cardine del laboratorio di innovazione dell’Università di Siena finanziato dal “MIUR” con 2 mln di euro (Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca) c’è innanzitutto quello di eliminare il vecchio cliché che vede la maggior parte degli studenti che decidono di venire a studiare a Siena andare via, quindi scegliere un’altra locazione, una volta conseguito il titolo di studi. Tramite questo nuovo laboratorio di contaminazione, di innovazione, di esposizione e di dialogo si vuole far si che si lavori con il network senza dover cambiare città, quindi rimanendo a Siena. Infatti, questo progetto strategico e identitario dell’Ateneo senese che mira ad “istituire” nuovi metodi multidisciplinari al servizio della progettualità e finalizzato a promuovere la socializzazione fra studenti e l’acquisizione di competenze trasversali nonché l’occupabilità dei giovani e l’innovazione in tutti i campi, vede al suo interno strutture tecnologiche di banda larga che tramite una comunicazione trasversale collegano i vari dipartimenti dell’Università di Siena per un lavoro di “gruppo” senza dover cambiare la propria cattedra o il proprio dipartimento.
Dal “Santa Chiara Lab”, tramite questi nuovi sistemi comunicativi, saranno seguiti in diretta esperimenti fatti nei vari laboratori con la possibilità di interazione tra i vari protagonisti del progetto, oltre a valutare il risultato ottenuto e, viceversa, dai laboratori sarà possibile collegarsi al “Santa Chiara Lab” dove a breve sarà installato un software di elevata potenzialità per lavorare su temi vari come la chimica farmaceutica, la bio tecnologia, la bio informatica per un doppio binario atto a sfruttare l’intero potenziale di tutti i dipartimenti di ricerca e l’intero potenziale del “Santa Chiara Lab”.
“Vogliamo che questo tipo di attività aiuti i nostri studenti a trovare occupazione con nuove competenze trasversali che sono divenute fondamentali per il mondo del lavoro; abbiamo costruito la possibilità di passare dalle idee al prototipo con eccellenze tipo “Fab Lab” curato dalla professoressa Patrizia Marti, che prevede stampanti in 3D, fresa digitale, laser cut, banche dati che servono ai ragazzi per approfondire le proprie idee, “business plans” che introdurranno ai ragazzi idee fondamentali nel caso in cui vogliano costruire una propria azienda, laboratori a carattere ingegneristico e umanistico contaminati con le tecnologie, spazi espositivi e artistici e luoghi di socializzazione e incontro, che daranno ai giovani, in modo trasversale, la possibilità di trasformare le idee in saper fare” ha dichiarato il Rettore dell’Università di Siena Angelo Riccaboni. Entrando nello specifico delle “eccellenze”, presenti nella struttura di innovazione universitaria, spicca il “Fab Lab”. Questo laboratorio tecnologico è la “contaminazione” fra differenti aree di conoscenza, fra più persone in possesso di eterogenee chiavi di lettura, fra persone “interne” dell’Ateneo (studenti e ricercatori) e persone “esterne” come aziende nazionali e internazionali, ed è il luogo dove l’Ateneo concentrerà la sua attività progettuale in quattro ambiti fondamentali: salute (sviluppo di conoscenze e tecnologie innovative per la salute e il miglioramento della qualità della vita), sostenibilità e “agrifood” (qualità dell’alimentazione finalizzata al benessere e alla sostenibilità economica, sociale e ambientale, all’educazione alimentare per ridurre gli sprechi alimentari, alle politiche energetiche e la produzione aziendale, alle politiche pubbliche per l’utilizzo del suolo e dei saperi consolidati), e beni culturali (sviluppo di nuove progettualità legate alle potenzialità del contesto artistico-culturale, sociale e ambientale, delle smart cities, e della fruizione dell’offerta museale sul territorio). Nel “Fab Lab” sono presenti macchinari tecnologici, costruiti direttamente dagli studenti e ricercatori, come: “Vinil Cutter-Roland GX-24 CAMM ( si tratta di una macchina finalizzata alla realizzazione di adesivi, etichette, grafiche termotrasferibili per la personalizzazione di abbigliamento ed accessori, insegne, scritte in vinile prespaziato, lavori di segnaletica, particolari effetti con pellicole rifrangenti, grafiche per autoveicoli a lunga durata ed in generale, qualsiasi tipo di copertura e rivestimento), “Trotec Speedy 400 FLEXX o “Laser Cutter” (questa macchina permette di tagliare e incidere diversi tipi di superfici con un altissimo livello di precisione ed in tempi brevissimi; è dotata di due diverse tipologie di laser che permettono lavorazioni molto complesse con laser CO2 e laser a fibra), “DWS XFAB (stampante 3D che lavora con tecnologia a stereolitografia e permette di ottenere modelli di altissima qualità; contrariamente alla stampante FDM lavora utilizzando un fascio laser che indurisce delle particolari resine liquide ed offre la possibilità di lavorare con un ampia gamma di materiali diversi), “Ultimaker 2” (stampante in 3D con tecnologia FDM che costruisce le parti strato per strato, dal basso all’alto, mediante riscaldamento ed estrusione del filamento termoplastico; questo tipo di macchinario risulta particolarmente utile per la prototipazione rapida e per il design di oggetti personalizzabili), “Shopbot Prsalpha 96” (questa macchina usa una tecnologia avanzata per il taglio CNC, foratura ed intaglio; permette lavorazioni di grande formato sia in 2D che in 3D su diversi materiali, lavorando si tre assi cartesiani più la rotazione del mandrino), “Roland Monofab SRM-20” (modellatorein 3D da tavolo a tecnologia sottrattiva progettato per essere usato all’interno di uffici di studi di progettazione e design, fab lab e scuole; può fresare una grande varietà di materiali per la prototipazione come legni chimici, resine acriliche, PCB, resine in ABS e cere da modellazione): “Questo macchinario – ha dichiarato la coordinatrice e responsabile del “Fab Lab” Patrizia Marti – riesce a fare mobili anche grandi funzionando con la tecnica sottrattiva, ossia un trapano che segue il modello 3D che noi facciamo a computer, poi lo mandiamo alla macchina e infine stampiamo tutti i pezzi che poi vengono assemblati a mano”.
In linea con la sua vocazione di interazione con aziende sia nazionali che internazionali, il “Santa Chiara Lab” sta sviluppando accordi con molteplici aziende di differenti settori e dimensioni: ad esempio è già stato siglato un accordo di collaborazione con “Confindustria Toscana sud” e sono in fase di stipula vari accordi con il “Centro sperimentale del mobile” (che ha peraltro contribuito per l’arredamento degli spazi e che sarà coinvolto nelle attività operative del fab lab) e con l’azienda “Knowità” che prevede, fra le altre iniziative, l’organizzazione congiunta di una serie di “ted conferences” dedicate al mondo delle imprese e del lavoro. Molti altri accordi già delineati riguardano invece i quattro settori intorno a cui si incentrano le principali attività del laboratorio, ossia sostenibilità, agrifood, cultural heritage e sanità. Nello specifico, per i progetti concernenti la sostenibilità, il gruppo “Rold” parteciperà alle iniziative che saranno realizzate, ed ha già messo a disposizione il proprio sistema di smart power monitoring che consente di controllare e monitorare il consumo energetico dell’intero centro tecnologico. Sui temi dell’ agrifood sta sviluppando una collaborazione con la fondazione MPS e con l’azienda agricola “Salcheto” sta progettando un’iniziativa di formazione post laurea inerente la gestione della sostenibilità nelle imprese del settore vitivinicolo; sui temi del patrimonio culturale sono state strette collaborazioni con l’Accademia Chigiana, Siena Jazz, Fondazione Toscana Spettacolo; progetti sulla salute saranno invece sviluppati con la collaborazione anche di “Toscana Life Sciences”.
Oltre alle eccellenze di macchinari e accordi, numerosi sono i progetti futuri che prenderanno forma e corpo all’interno del laboratorio senese e non solo: tra questi vale la pena di soffermarci sul progetto “Millenials SI-Y. Si tratta di un progetto dove l’Università di Siena e il “Santa Chiara Lab” intendono supportare la cosiddetta “generazione y” (quella dei ragazzi nati tra i 1980 e il 2000) nella costruzione del futuro della nostra società; ogni mese, per sei mesi all’anno, 25 ragazzi selezionati vivranno l’opportunità di riflettere insieme per prendere consapevolezza delle debolezze e delle sfide della loro generazione, e questi ragazzi, ospitati dal laboratorio, (il Santa Chiara Lab prevede al secondo e al terzo piano 20 stanze adibite al solo alloggio) potranno far emergere le opportunità e le sfide che stanno loro a cuore: “i ragazzi si dovranno interrogare sul futuro tecnologico dell’Europa e su come si dovrà investire nei prossimi 20 anni; con questa sfida i giovani si dovranno fare un percorso di start up facendo si che Siena, a differenza di Berlino o Londra, diventi un luogo di attrazione, offrendo già all’interno del “viaggio universitario” il percorso di start up. Questo è un’asse centrale per cui il ministero della cultura fa di Siena un modello con un maggiore valore aggiunto per aiutare il rettore, perché il discorso di fondo è la necessità di creare un discorso sempre pensando all’Europa in modo tale da attrarre sempre più studenti stranieri” ha dichiarato il capo di Gabinetto del Miur Alessandro Fusacchia.
Oltre a questo progetto, tante mostre di arte contemporanea vivranno all’interno del laboratorio con opere di proprietà dell’Università di Siena tratte dalla collezione della “Scuola di specializzazione in beni storici a artistici”: la collezione, nata negli anni grazie a varie donazioni degli artisti, presenta una notevole varietà di temi, tecniche ed approcci compositivi che trovano una prima organizzazione espositiva nella rassegna che sarà ospitata negli spazi del “Santa Chiara Lab” appositamente allestiti.