Dibattito pubblico organizzato dai coordinatori di Italia Viva di Castelnuovo e Rapolano
SIENA. Il referendum abrogativo è il principale istituto di democrazia diretta previsto dall’art. 75 della Costituzione e prevede l’abrogazione, totale o parziale, delle disposizioni di una legge o di un atto avente forza di legge oggetto di quesito, che viene sottoposto all’elettore con formula abrogativa. È indetto se ne fanno richiesta cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Domenica 12 giugno, dalle ore 7 alle ore 23, gli italiani sono chiamati a votare per il referendum abrogativo in materia di giustizia sui seguenti 5 quesiti ammessi dalla Corte costituzionale:
1. Sistema di elezione del Csm: se il quesito abrogativo sarà approvato, i giudici che intendono candidarsi al Csm potranno presentare liberamente la propria candidatura senza aderire a liste o correnti e in tal modo sarebbe più difficile per una parte della magistratura costruire nuove forme di correntismo;
2. Valutazione dei magistrati nei consigli giudiziari: in caso di abrogazione delle norme oggetto del quesito, avvocati e professori universitari facenti parte dei Csm distrettuali potranno esprimere, al pari degli altri componenti, la loro valutazione in ordine alla professionalità dei magistrati che prestano servizio nel distretto, quindi l’obiettivo del referendum è smantellare il corporativismo giudiziario ed evitare l’autoreferenzialità della magistratura, in modo tale che non siano solo i giudici a valutare i giudici, ma anche altri importanti protagonisti del settore, come appunto professori e soprattutto avvocati;
3. Separazione delle carriere fra Giudici e PM: il quesito referendario abrogherebbe ogni passaggio di funzione giurisdizionale (da magistratura requirente a giudicante e viceversa) per evitare l’uso strumentale delle richieste e il corto circuito fra indagini e media e, nel caso in cui vincesse il sì all’abrogazione, una volta intrapresa una delle due carriere – requirente o giudicante – il magistrato non potrebbe più optare per l’altra: ciò garantirebbe la piena realizzazione del principio del giusto processo di cui all’art. 111 della Costituzione, secondo cui ogni processo si deve svolgere “davanti a giudice terzo e imparziale”;
4. Limiti agli abusi della custodia cautelare: se i cittadini decidessero di abrogare la norma oggetto del quesito referendario, le misure cautelari verrebbero applicate solo per “gravi delitti con uso di armi o di altri mezzi di violenza personale o diretti contro l’ordine costituzionale ovvero delitti di criminalità organizzata”; dunque, non è vero che assassini, rapinatori o stupratori non finirebbero più in galera: per questi reati, e per quelli di mafia o di sovversione dell’ordine democratico, la custodia cautelare in carcere sarebbe ancora applicabile, mentre il quesito mira a limitare in modo decisivo il ricorso alle misure cautelari, in primis la custodia cautelare in carcere, che resterebbe in vigore solo per quei reati particolarmente gravi che giustificano un’attenzione alta da parte dello Stato;
5. Abrogazione della legge Severino: dopo l’abrogazione dell’immunità parlamentare avvenuta nell’ottobre 1993 (per cui da allora le Procure possono indagare i parlamentari senza l’autorizzazione a procedere della Camera di appartenenza), quello della Legge Severino è lo strumento più potente che la politica abbia consegnato alla magistratura per farsi incastrare; il quesito mira ad abrogare la Legge Severino al fine di scongiurare i “processi politici”, in modo tale da evitare che siano i giudici a decidere – al posto del popolo – chi può essere eletto e chi no.
Interverranno: Massimiliano Scapecchi, coordinatore IV Comune Castelnuovo Berardenga; Mario Lorenzini, coordinatore IV Comune Rapolano Terme; Giulia Simi, membro congresso nazionale + Europa; Ginevra La Russa, coordinatore provinciale Europa Verde.