Recentissima ricerca dell'Università presentata durante un dibattito
di Augusto Mattioli
SIENA. Una indagine, svolta dal dipartimento di Scienze sociali, politiche e cognitive dell’università di Siena in collaborazione con Toluna, è stata presentata questo pomeriggio (15 novembre) nel corso di un dibattito. Presenti il segretario generale della Fiom-Cgil Maurizio Landini, il parlamentare del PD Andrea Romano, lo storico Marcello Flores, e Massimo D’Antoni, professore di Scienza delle Finanze all’Università di Siena.
Esaminando i risultati emersi dalle risposte di duemila italiani Pierpaolo Isernia spiega che sul referendum “i giochi non sono ancora fatti, anche se il dibattito politico sembra orientato a favore del no”. E precisa che “il referendum (e in parte la legge elettorale) convince ma non vince. Convince in quanto sui singoli punti sottoposti ai cittadini come abolizione del bicameralismo paritario, la redistribuzione delle competenze, maggioranze a volte schiaccianti degli italiani si dichiarano favorevoli, ma quando siamo andati a chiedere se avrebbero votato per il sì o per il no il 40 % ha dichiarato di votare no, il 30 circa per il sì e il resto non si è ancora deciso. Insomma i contenuti della ricerca sembrano piacere ma attualmente il no sembra essere in vantaggio; lo stesso vale per la legge elettorale” .
In percentuale l’86% degli intervistati è per la riduzione del numero dei senatori, il 66% per l’abolizione degli stipendi dei senatori e dei rimborsi ai partiti presenti nei consigli regionali, il 5% per il superamento del bicameralismo perfetto, il 54% per la redistribuzione delle competenze stato-regioni e il 5% per una nuova composizione del Senato.
La spiegazione di quella che sembra una contraddizione? “La prima – Isernia ricorda come la ricerca si sia conclusa da poche ore – è la forte caratterizzazione politica che ha assunto il referendum. Per cui anche se le persone riconoscono i meriti della riforma però poi si schierano secondo le loro preferenze partitiche. Non a caso il 70% degli elettori del Pd sono favorevoli, il 70%di quello di 5 stelle sono per il no. Una seconda ragione è che c’è una certa simmetria tra il si e il no. Il no è un no deciso. Il 30% degli italiani dichiara che certamente voterà no e tra quelli che voteranno sì una parte è certa e un’altra dice che probabilmente voterà sì”.
Secondo la ricerca “siamo di fronte ad una minoranza per ora molto solida di oppositori. Non è detto che quelli che non sono apertamente oppositori si schiereranno per il no, quindi è possibile che il dibattito possa muovere una parte di questi elettori a favore del sì”.
Non è mancata la domanda su cosa dovrebbe fare il governo nel caso di prevalenza del no. Il 63 % ritiene che “dovrebbe dimettersi aprendo la strada e nuove elezioni”. Per un 17% sarebbe invece opportuno che l’incarico di governare “fosse affidato ad un altro leader politico”.
Sul fronte del no Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, è intervenuto dicendo che “La costituzione deve rimanere, sono i governi che devono passare: nessun governo può pensare di poter cambiare la costituzione a proprio piacimento. Siamo in presenza di riforma fatta dal governo e questo è sbagliato”. Non vuol dire “che la costituzione è intangibile, ma salvaguardarla significa mantenere una basa comune su cui impostare le future riforme. Siamo per il cambiamento ma non in questo modo”.