Per altri 10 un supplemento di indagine. Per la prima volta si parla di "tortura"
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di Augusto Mattioli
SIENA. Cinque agenti della polizia penitenziaria del carcere di San Gimignano sono stati rinviati oggi a giudizio dal gup di Siena Roberta Malavasi per i reati di tortura, lesioni aggravate, falsi ideologici, minacce aggravate e abuso di potere. Il tutto consumato ai danni di un detenuto tunisino – in isolamento per reati legati allo spaccio di droga – che nell’ottobre di due anni fa doveva essere trasferito a una cella ad un’altra.
E’ la prima volta in cui pubblici ufficiali sono rinviati a giudizio per il reato di tortura, introdotto nella legislazione italiana nel 2017.
La decisione del gup senese riguarda una prima tranche dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Siena, nella quale sono coinvolti altri dieci agenti della polizia penitenziaria del carcere di San Gimignano, le cui posizioni sono in corso di esame da parte della Procura di Siena. Secondo l’accusa gli agenti provocavano nel detenuto in questione “acute sofferenze fisiche” sottoponendolo “ad un trattamento inumano e degradante”.
I cinque agenti che andranno a processo sono un ispettore superiore, due ispettori capo, due assistenti capo coordinatori. La prima udienza del dibattimento, diretto dal presidente del tribunale Luciano Costantini, si terrà il 18 maggio del 2021.
Condanna a 4 mesi per il medico
Il medico del carcere che si era rifiutato di visitare il detenuto tunisino e stilare un referto dopo che l’uomo -secondo l’accusa- sarebbe stato sottoposto a violenze da parte degli agenti, è stato condannato a quattro mesi di reclusione nel corso dell’udienza preliminare. Il medico aveva chiesto il rito abbreviato.
L’associazione Antigone, che si batte per i diritti e le garanzie nel sistema penale, si è costituita parte civile nel procedimento contro i cinque agenti.