di Augusto Mattioli
SIENA. La morte di Gigi Riva “Rombo di tuono” richiama un ricordo personale di molti anni fa. Come il calciatore ero stato militare di leva alla compagnia atleti alla Cecchignola a Roma tra il il 1968 e il 1969 (periodo molto complicato, soprattutto nella capitale), dove erano ospitati militari atleti di livello anche nazionale in varie discipline sportive, calcio compreso. Alla compagnia ero arrivato dopo avere fatto addestramento ad Arezzo, il famoso Car, sparando anche qualche raro colpo di fucile, e dopo un periodo a Bologna in una caserma dove il nonnismo imperava e che non sopportavo proprio. Mi era riuscito di ad andare a Roma, grazie al fatto di essere già insegnante di educazione fisica. Per un anno fui occupato nell’ufficio fureria, dove il lavoro più impegnativo era la preparazione delle licenze per il consistente gruppo di calciatori, che stavano in caserma dal martedì al venerdì, quando andavano ad allenarsi nelle rispettive squadre, e per gli atleti di altri sport, ciclisti, lottatori, giocatori di baseball e anche qualche campione di tuffi come il timidissimo olimpionico Klaus di Biasi.
Tra i calciatori c’erano i campioni come Gigi Riva, che il militare lo aveva iniziato proprio a Siena nella caserma in Piazza d’armi a fine 1967, dove era arrivato per l’addestramento regolamentare, il portierone Dino Zoff e Antonio Juliano, che facevano parte della squadra vincitrice dei campionati europei del 1968. Ma anche giocatori già famosi o che lo sarebbero diventati come Roberto Papadopulo, allora giocatore della Lazio e futuro allenatore del Siena, e Giorgio Chinaglia anche lui in forza alla Lazio oltre a quelli della serie B e C di allora, tra i quali Ezio Vendrame a Siena nel campionato 69/70.
Zoff e Riva, ovviamente per i loro impegni nella nazionale azzurra, si vedevano raramente in caserma. Ma in certi momenti erano presenti e ovviamente erano al centro dell’attenzione.
Ricordo che a Zoff preparai i documenti perché doveva sposarsi, mentre con Riva ebbi un rapido scambio di battute quando, dopo un impegnativa mattinata per preparare le licenze, me ne uscii, mentre ero nel cortile della caserma. con una battuta: “Finalmente se ne sono andati questi rompi… di giocatori”. Riva era lì vicino e chiese ma con tono tutto sommato tranquillo: “A chi hai detto rompi…?”. “A voi”, fu la risposta. Ma non ci fu altro scambio di battute nè polemiche. Rombo di Tuono alla compagnia atleti non lo rividi più. La sua avventura di grande del calcio era ormai iniziata alla grande.
Resta quel ricordo di uno scambio di battute casuale, che ti fa tornare alla mente un periodo della tua vita nella quale hai avuto un contatto diretto con una persona che rimane nella storia del calcio italiano e non solo.